Il CIRCOLO NUMISMATICO ROMANO-LAZIALE presenta la TAVOLA ROTONDA:
“NUMISMATICA & SLAB” Una moda o il futuro?
Il Circolo Numismatico Romano-Laziale presenta ed invita a partecipare all’evento, organizzato col sostegno della MORUZZI NUMISMATICA, che avrà vita il 16 Settembre 2017 all’interno della “SALA PAOLINA”, nella “BIBLIOTECA DEL PONTIFICIO ISTITUTO BIBLICO” in Piazza della Pilotta 35–00187 Roma.
L’evento è aperto a tutti.
SABATO 16 SETTEMBRE 2017, ORE 9,30
BIBLIOTECA DEL PONTIFICIO ISTITUTO BIBLICO
Piazza della Pilotta 35 – 00187 Roma
“SALA PAOLINA” – mappa
di Fabrizio Arpaia
Si ringraziano per la gentile collaborazione Francesco Di Rauso e Pietro Magliocca
La necessità riscontrata negli ultimi anni di dover aggiornare la maggior parte della monetazione vicereale uscita dalla zecca di Napoli ha portato alla riscoperta, tra le varie, di una tipologia tanto sottostimata quanto complessa: il mezzo carlino. Chiamato anche “zannetta”, era moneta del popolo, coniata in argento, che fu marchiata di infamia durante la sua esistenza perché vittima preferita dei tosatori tanto da diventare sinonimo di mala moneta. Tra i numerosi esemplari coniati sono presenti diverse varianti. Non tutte sono state catalogate, né è facile farlo: le condizioni in cui verte la maggior parte degli esemplari non sono ottimali per uno studio approfondito e completo della tipologia tanto che il solo fatto di trovarsi di fronte a un esemplare ben leggibile è una fortuna.
Per le monete della zecca di Napoli, però, non mancano mai le sorprese ed una è rappresentata dal mezzo carlino, oggetto del presente studio, che appartiene ad una tipologia completamente assente dalle moderne opere che trattano il periodo; non può ritenersi del tutto inedita poiché è riportata soltanto nel Corpus ma con piccole differenze ai nn. 572 e 580 (con Toson d’oro al rovescio rivolto a destra come nel nostro caso) e ai nn. 581 e 582 (con il Toson d’oro al rovescio rivolto a sinistra; CNI, tav. IX, 15). La breve indagine effettuata in questo studio dimostra che oltre ai quattro esemplari classificati nel CNI nessun altro studioso ha mai preso in seria considerazione questa importante tipologia né il vero significato celato dietro la corona posta sulla testa del re.
Segue: La misteriosa iconografia in un rarissimo mezzo carlino napoletano di Filippo III di Spagna articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.298 – Settembre 2014
ALCUNI ESEMPLARI DEL TARÌ DA 10 GRANA FURONO BATTUTI CON UN ERRORE DI NOMINALE. AD OGGI SE NE SONO RINTRACCIATI SEI, CHE HANNO DATO VITA A UNA TIPOLOGIA “INATTESA”.
Il “tarì da 10 grana” rappresenta una particolare varietà nella quale l’errore di punzonatura della cifra “10” in luogo di “20” produsse un tondello che per diametro e peso risultava pienamente conforme ad un tarì (sebbene il nominale lo vorrebbe relegato tra i carlini). La moneta è nota sul mercato da alcuni anni (dal 1962 per la precisione) ed è classificata in Pannuti Riccio, 133a e in Pagani, 273c (si veda in Bibliografia) oltre che sui vari cataloghi commerciali dei giorni nostri. Tale circostanza creò nella monetazione di Ferdinando II di Borbone una tipologia inedita o, per meglio dire, inattesa.
Segue: Il tarì dimezzato nella zecca di Napoli articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.298
*Si ringrazia Francesco Di Rauso per la gentile collaborazione.
TRA ALCUNE PRESTIGIOSE MEDAGLIE BORBONICHE DEDICATE ALLE INCORONAZIONI MARIANE SI RISCONTRA UNA NOTEVOLE AFFINITÀ. CIÒ PERMETTE DI ATTRIBUIRE A SCIPIONE CATENACCI UNA MEDAGLIA RIMASTA FINORA ANONIMA
di Francesco Di Rauso
Desidero iniziare questa pubblicazione con una breve introduzione storica proveniente dal volume del compianto Franco Bartolotti, Medaglie e decorazioni di Pio IX, che tratta di come la presenza del nome del Capitolo Vaticano e del pontefice sulle medaglie per le incoronazioni mariane coniate in varie città italiane sia da considerarsi ufficiale.
L’uso di incoronare con solenni e pubbliche funzioni immagini mariane trae origine dalla consuetudine antica di rappresentare le croci e le immagini sacre sormontate da una corona e di adornare, con oggetti preziosi, simulacri di santi. Alla fine del XVI secolo, Clemente VIII aveva donato una corona di gemme alla immagine della B.V. in S. Maria Maggiore e questa usanza si diffuse particolarmente per l’opera di due frati cappuccini, Girolamo Paolucci di Calboli da Forlì e padre Fedele da S. Germano Vercellese. Questi due religiosi, nei luoghi dove predicavano, incitavano i fedeli a raccogliere oro, argento e gemme per confezionare corone da apporre sulle immagini della Madonna localmente venerata. Si possono ricordare tra le tante solenni incoronazioni dovute alla loro opera quelle fatte a Cremona (1596), Parma (1600), Comacchio (1619) e Oropa (1620). Questa forma di culto fu poi favorita dal nobile Alessandro Pallavicino, conte di Borgonuovo (Piacenza) che donò l’oro per la corona con cui il Capitolo Vaticano adornò nel 1631 l’immagine di S. Maria della Febbre nella sacrestia dei beneficiati della Basilica di S. Pietro. Dopo aver promosso l’incoronazione di altre immagini mariane a Roma questo conte volle dare stabilità a tale devozione lasciando nel 1636, per testamento, un legato al Capitolo Vaticano che consentiva di incoronare, nel tempo, le Madonne che godevano di particolare venerazione nei vari santuari. Perciò la concessione di tali incoronazioni divenne da allora privilegio del Capitolo di S. Pietro il quale ne stabilì le condizioni ed il cerimoniale.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.298 – Settembre 2014
di Simonluca Perfetto
ALCUNE MONETE RAFFIGURANTI L’INCORONAZIONE DI FERDINANDO I D’ARAGONA FURONO PROBABILMENTE CONIATE IN UNA DELLE ZECCHE ABRUZZESI, COME POSSONO DIMOSTRARE LE SIGLE APPOSTE SULLE STESSE E LA RECENTE DOCUMENTAZIONE
Molto recentemente su questa rivista è apparso un articolo dalle premesse particolarmente interessanti1, attinenti la presentazione di un coronato. In merito alla disamina delle fonti note sul tipo di sigla che connota tale moneta, ovvero in relazione all’assenza di essa sigla, si possono aggiungere importanti osservazioni.
- Mi riferisco a F. Di Rauso, Un coronato inedito di Ferdinando I d’Aragona e sulla classificazione dei primi coronati della zecca di Napoli, in «Panorama Numismatico», 9/2014, pp. 13-18. Vedi anche versione online ↩