La documentazione dei ripostigli rinvenuti intatti è sempre importantissima per la ricerca numismatica, non soltanto per le singole monete in essi contenute, quanto piuttosto per le molte considerazioni che si possono fare riguardo a datazioni e ambito di circolazione. Negli ultimi anni la ricerca numismatica italiana si sta muovendo molto in tal senso mettendo a disposizione degli studiosi ripostigli di cui non si ricordava praticamente nulla, come è il caso di quello che è ottimamente descritto nel libro che presentiamo ora.
Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo
Venerdì 19 giugno alle ore 17.30, sarà presentato presso la villa granducale di Alberese il volume “Il Tesoro di Alberese. Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo” che ha riscosso grande interesse al recente Salone Internazionale dell’Archeologia organizzato a Firenze lo scorso mese di febbraio.
Che la Maremma sia terra di tesori preziosi lo avevamo sempre saputo. Patrimonio di una terra unica che offre un variegato panorama di ricchezze naturalistiche, enogastronomiche, storiche e culturali. Che qualche tesoro fisicamente reale, non solo immaginato, riaffiori materialmente dal suo passato è però sempre un fatto straordinario. Perché, si legge nella presentazione al volume firmata dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, è come una finestra che si apre sul passato, raccontandone vicende storiche ed umane. Ed in questo caso, più di altri, il ritrovamento riveste particolare interesse per il luogo in cui è avvenuta la scoperta, oggi inserito all’interno di un Parco Naturale Regionale e di una Tenuta, quella di Alberese, dove si custodiscono preziose testimonianze della nostra storia e del lavoro dell’uomo. Nel momento in cui le monete sono emerse dal terreno, ed ancor più adesso che questo studio ne offre una completa comprensione, due realtà lontane nel tempo ma profondamente connesse sono entrate in contatto, riallacciando quel legame tra la tenuta di Alberese così com’è oggi e quell’epoca nella quale, con molta probabilità, essa affonda le sue radici.
Una delle più rare monete d’oro inglesi è il cosiddetto doppio leopardo o doppio fiorino del valore di 6 scellini. Ebbene questa moneta coniata oltremanica era basata sul fiorino d’oro battuto a Firenze. L’emissione del doppio fiorino fu ordinata il 14 dicembre 1343 e stabilita per legge il 27 gennaio 1344 ma la sua coniazione cessò prestissimo, nel luglio 1344, e già il 20 agosto successivo ne fu previsto il ritiro.
In quel periodo l’Inghilterra non conosceva ancora la moneta d’oro ed utilizzava soprattutto i fiorini di Firenze ed emissioni francesi sullo standard del fiorino. Tuttavia la nuova moneta ebbe uno scarsissimo successo: si ritiene che abbiano influito le alte spese di signoraggio (cioè le trattenute sul valore del metallo portato alla zecca), il suo sopravvalutato valore rispetto alle monete d’argento ed infine il non perfetto allineamento nel sistema monetario inglese basato sul mark e sul pound. Al posto del doppio fiorino fu infatti battuto il noble che fu molto ben accolto e coniato per decenni.
Del doppio fiorino sono noti appena 3 esemplari. Due furono trovati nel 1857 nel fiume Tyne ed entrambi arrivarono, seppure in tempi diversi, al British Museum. Il terzo fu ritrovato da un cercatore col metal detector nel sud dell’Inghilterra e messo all’incanto il 29 giugno 2006 presso Spink di Londra. Proposto con una stima tra le 100 e le 150.000 sterline, fu venduto per ben 460.000 rappresentando il record per una moneta inglese.
Denaro e bellezza – I BANCHIERI, BOTTICELLI E IL ROGO DELLE VANITA’
Il volume, a cura di Ludovica Sebregondi e Tim Parks, costituisce il catalogo della mostra Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità, allestita dal 17 settembre 2011 al 22 gennaio 2012, a Firenze, dalla Fondazione Palazzo Strozzi. L’evento, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è stato patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Una mostra che ha descritto il momento del massimo splendore politico ed economico di Firenze che, non solo, è stata artefice della cultura occidentale ma ha anche contribuito alla nascita del moderno sistema finanziario. Le grandi famiglie di banchieri toscani, Bardi, Peruzzi, Medici, Cambini, Gondi, hanno lasciato numerose testimonianze della loro abilità, non solo accumulando enormi ricchezze, ma anche finanziando opere d’arte che sono diventate, nel corso dei secoli, un patrimonio culturale collettivo. Attraverso i capolavori di Botticelli, Beato Angelico, Piero del Pollaio, Hans Memling, Lorenzo di Credi, i Della Robbia, la mostra ha documentato come il fiorire del moderno sistema bancario sia stato parallelo allo sviluppo artistico. Le vicende economiche collegate alla nascita dei primi mercanti-banchieri, alle banche e, perché no, alla speculazione finanziaria, hanno dato luogo a cambiamenti che hanno interessato l’arte, la religione e la politica dell’epoca.
La casa d’asta Münzen & Medaillen GmbH terrà la sua 37a Asta Numismatica il prossimo 23 novembre a Stoccarda con monete che vanno dalle antiche alle moderne oltre ad una vasta selezione di lotti di letteratura numismatica.
In particolare evidenza tra le monete antiche c’é una serie di 52 denari di Roma repubblica del magistrato L.Papius: tutti dello stesso tipo, si differenziano attraverso un’ampia varietà di contrassegni di zecca posti sia sul fronte che sul rovescio delle monete. C’é sempre una relazione tra i simboli scelti per fronte e rovescio: un paio secchi e otre, martello e scalpello, coccodrillo e ippopotamo, lampada ad olio e fiasco d’olio, serratura e chiave compaiono assieme sulla stessa moneta. La serie di denari rappresenta un tentativo di capire come funzionassero i segni di zecca e sono presenti solo denari in cui i simboli siano chiaramente identificabili.
L’Imperatore Adriano è messo in risalto da una serie di denari che commemorano i suoi viaggi attraverso la rappresentazione nei rovesci di personificazioni di Egitto, Africa, Spagna, Italia e Germania. Nell’asta ci sono inoltre un certo numero di rare raffigurazioni di imperatrici romane su denari in buona conservazione, incluso Giulia, la figlia di Tito, Paolina, la moglie di Massimino, e Tranquillina, la moglie di Gordiano III. Infine é presente una selezione di monete d’argento poco comuni del tardo impero come silique e quinari.