di Federico De Luca
UN’INEDITA PANORAMICA DELLE MONETE ANTICHE CHE HANNO UNA RELAZIONE DIRETTA O INDIRETTA CON IL TERREMOTO.
Il terremoto: un nemico terribile, feroce e sanguinario che da sempre ha afflitto l’umanità. Se ne sta nascosto nelle viscere della Terra a dormire per anni, secoli ma poi riemerge all’improvviso, pazzo di furore, a seminare morte e distruzione. Pochi minuti di caos primordiale e dopo, oggi come duemila anni fa, il risultato è sempre lo stesso: paesi e città sventrate, case violate, vite spezzate e, nei superstiti, esistenze sconvolte. (altro…)
Quali sono i volumi di moneta emessi nell’antichità? Di quanti pezzi si componevano le emissioni monetali greche? Quali erano le rese dei conii? A tutte queste domande gli studiosi hanno tentato di dare delle risposte ricorrendo a stime presuntive basate su calcoli statistici, non verificabili in alcun modo.
Elementi decisivi per la soluzione di tutti questi interrogativi sono stati individuati, incredibilmente, da Federico De Luca sulle monete stesse e più precisamente nei monogrammi riportati su di esse. De Luca si è interrogato per anni sul significato di queste sigle non ritenendo soddisfacente la spiegazione corrente secondo cui possa trattarsi dei monogrammi dei magistrati monetali. Ha cominciato a raccogliere e catalogare migliaia di immagini di monete vendute in Internet in giro per il mondo e immagini di monete provenienti da pubblicazioni specialistiche e ha ricostruito, in maniera quanto più completa possibile, intere emissioni di varie monetazioni greche. Successivamente ha studiato la sequenza dei monogrammi riportati sulle monete appartenenti con certezza ad una stessa emissione, arrivando alla conclusione che essi non sono composti di lettere ma di numeri, espressi in greco con le stesse lettere dell’alfabeto. De Luca ha così scoperto che con tali cifre veniva indicato il taglio delle emissioni, il numero di pezzi coniati all’interno di ciascuna di esse. Queste cifre, congegnate in maniera sempre diversa da emissione a emissione, venivano riportate nello spazio angusto della moneta perché servivano a portare il conto dei pezzi via via coniati e a distinguere varie emissioni di monete tutte perfettamente uguali tra di loro.
di Federico De Luca
ESISTONO ALCUNI ESEMPLARI ORIGINALI E VARIE TESTIMONIANZE FIGURATIVE CHE INDICANO COME FOSSERO E COME FUNZIONASSERO GLI STRUMENTI CHE GLI ANTICHI USAVANO PER OPERAZIONI ARITMETICHE ANCHE COMPLESSE.
In tempi complessi come i nostri in cui bisogna confrontarsi quotidianamente con l’andamento del Prodotto interno lordo e del debito pubblico, con le oscillazioni della Borsa e i rendimenti dei titoli di Stato, riceviamo continuamente informazioni su flussi finanziari e su grossi quantitativi di danaro. Ma anche nell’antichità vi erano dinamiche economiche ragguardevoli.
Così Aristofane, nella commedia Le vespe del 422 a.C., riferisce che le entrate di Atene si aggiravano intorno ai 2.000 talenti all’anno (un talento corrispondeva a seimila dracme) ed erano costituite dai tributi delle città alleate, dalle decime, dalle tasse, dai diritti di porto e di mercato, dal frutto delle miniere, dalle pritanìe e dalle confische. La campagna militare che Pericle mosse nel 440 a.C. contro Samo (per risolvere alcune dispute di confine tra Mileto e Samo degenerate in guerra aperta), non potendo essere finanziata con i tributi correnti, fu condotta con il contributo del tesoro di Atena (una sorta di banca statale attica amministrata da propri tesorieri e rifornita con le decime di bottini di guerra e di pene pecuniarie e da donazioni religiose) che mise a disposizione denaro per un ammontare di ben 1.300 talenti: questa somma a fine conflitto fu addossata ai Samii come debito da pagare nei 26 anni successivi in “comode” rate annuali da 50 talenti ciascuna.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).