di Eros Marchetti
Col Regio Decreto 31 maggio 1918 e sui modelli dell’incisore Attilio Motti vennero coniati talleri per gli scambi commerciali interni della Colonia Eritrea.
La coniazione era libera e si effettuava, anche su richiesta di privati, in argento 835 millesimi, grammi 28,07 di peso e 40 millimetri di diametro.
Le previsioni erano di coniarne in grandissima quantità; invece questa moneta ebbe poco successo, poiché agli Eritrei era molto più gradito il tallero di Maria Teresa. Per questo motivo ne venne sospesa la coniazione dopo soli 510.000 pezzi e successivamente – a seguito all’accordo con l’Austria del 1935 – si iniziò a coniare talleri di Maria Teresa quasi del tutto simili agli Austriaci.
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A quanti di noi sarà capitato almeno una volta, all’atto di un pagamento presso un esercizio commerciale, oppure presso un ufficio postale o bancario che la nostra preziosa banconota venisse rifiutata per sospetto di falsità. In quel momento avremo sentito almeno per un attimo il nostro cuore battere a mille dopodiché il nostro stato d’animo sarà stato attraversato da tre diverse fasi emotive: la prima sensazione sarà stata di imbarazzo verso colui che ce l’ha rifiutata, la seconda di curiosità, dove mai questo biglietto ci avrà ingannato? E dopo aver accertato che poi non era così difficile capire che era contraffatto attraverso il controllo di filigrane, colori ed esami comparati con un biglietto autentico, non ci rimarrà che una grande delusione nel constatare di aver ormai completamente perso il nostro denaro.
Segue: articolo completo I falsi e la loro valenza numismatica in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.116/febbraio 1997. Articolo richiesto da una nostra lettrice, tramite il modulo Richiesta articoli arretrati.
Nel numero di marzo scorso [ndr nr.183 – marzo 2004] avevo pubblicato una curiosa matrice per produrre monete false da 20 kreuzer con una colata di una povera lega a base, probabilmente, di stagno. Raccogliendo nuova bibliografia sull’argomento ed altre piccole notizie se ne può dedurre che questo pratico sistema di produzione a fusione fu molto in voga tra la fine del Settecento fino al Novecento infestando la circolazione monetale di tutta la penisola.
La fusione infatti era assai più semplice della coniazione e, bontà del metallo a parte, costava molto meno. L’economista Ferdinando Galiani nel suo Della moneta proponeva, per risparmiare sui costi della zecca, di ritornare all’antico modo della fusione. Qui sarebbe ogni vantaggio. Due punzoni d’acciaio stamperieno il dritto e’l rovescio d’una moneta in due madri, e quasi petrelle di rame, ove due uomini, senz’altra spesa che calo, rinettatura e carvone, ogni gran somma il giorno ne getterieno, tutte eguali di peso e di corpo, e perciò più atte a scoprire o forbicia o falsità. La fusione garantiva quindi bassi costi di produzione ma poteva essere usata anche dai falsari.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.189 – ottobre 2004
Vedi anche Ancora sulle monete false ottenute per fusione (articolo online) tratto da Panorama Numismatico nr. 225/gennaio 2008
di Lorenzo Bellesia
Nell’Archivio di Stato di Modena molti anni fa trovai il documento che presento in questo articolo. E’ un trattato, molto breve, sulla coniazione delle monete e sulla fusione dei metalli ma sembra essere stato composto, almeno così sembra, da un appassionato alchimista.
L’alchimia era una dottrina tra la magia e la religione che aveva lo scopo di affinare e mutare i metalli vili in nobili. L’oro era quindi l’elemento da trovare perchè considerato il primo dei corpi elementari.
Le legislazioni cercarono spesso di combattere l’alchimia perchè la sua pratica poteva sconfinare nell’illegalità. Se, infatti, era ben difficile trasformare i metalli vili in oro, era tuttavia possibile, come dimostra ampiamente il trattato che qui si presenta, indorare o falsificare le monete. E’ noto – scriveva Ferdinando Galiani – quanto si siano gli uomini travagliati per imitar l’oro e moltiplicarlo; ed è nella luce del nostro secolo divenuta così ridicola e vilipesa questa misteriosa scienza, che “alchimia” si dice, quanto forse fu in altri tempi venerata e culta. Egli fa anche una considerazione d’ordine morale: tanto poco resiste al tempo ed alla verità un inganno misterioso, che promette utilità sproporzionate agli ordini della natura. Quello però, che a me è paruto sempre strano, è il conoscere che questa scienza di disprezza, non per lo fine ch’ella si propone, il quale anche agli stessi disprezzatori sembra grande ed eccellente, ma perchè si sa non poter ella giungere a conseguirlo.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr. 206/aprile 2006
Breve storia dei falsi numismatici
di G.Fenti
Spesso ci chiedono come sia possibile distinguere le monete false da quelle originali. Il problema è molto complesso e di difficile soluzione per diversi motivi. Complesso perchè il campo della numismatica è molto vasto e diverse tra loro sono le monete costruite sia per fusione che per battitura, da circa duemilaseicento anni a questa parte. Difficile perchè la fantasia dei falsari è immensa e i metodi di costruzione dei falsi si evolvono continuamente, diventando sempre più raffinati.
Le monete false hanno inquinato moltissime collezioni, sia private che pubbliche, grandi e piccole, anche le più famose. Assieme ai falsi veri e propri, sono state costruite anche imitazioni di monete molto note, quasi sempre rare, a volte senza l’intenzione di mortificare il collezionista. Alcune di queste imitazioni hanno raggiunto un notevole valore artistico e tecnico tanto da crearsi una loro collocazione nell’ampio campo del collezionismo e quindi sul mercato numismatico.
Segue: articolo completo richiesto da un ns.lettore tratto da Panorama Numismatico nr.10/luglio 1985