di Lorenzo Bellesia
Nell’articolo I falsi con la scrofa. Ricerca sulla loro origine e datazione, apparso sul numero 270 di Panorama Numismatico del febbraio 2012, avevo invitato a scrivere chi fosse stato a conoscenza di informazioni sull’argomento. Devo dire che l’argomento ha avuto successo dimostrando la grandissima diffusione e popolarità di questi falsi. Di essi se ne parla spesso anche su il forum www.lamoneta.it
La prima segnalazione ci è stata fornita da Francesco Frediani Dionigi di Cosimo (fig. 1). Apparteneva a suo nonno, al quale fu donata prima dell’ultimo conflitto mondiale e veniva custodita in famiglia come una “preziosa moneta etrusca”. Anche in questa, come nei casi analizzati in precedenza, le lettere della legenda non formano alcuna parola di senso compiuto e le figure che compaiono sono le stesse degli esemplari già esaminati, ossia una testa coronata con lettere greche sul dritto e una scrofa allattante con un albero sullo sfondo sul rovescio.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.279 – dicembre 2012
È giunta all’undicesima tappa la mostra “Il vero e il falso”, dedicata alla falsificazione monetale dalle origini ai giorni nostri, di cui si era data notizia sulle pagine di questa rivista nel giugno scorso. Questa volta la sede prescelta è il Museo Civico Archeologico di Bologna. Che la ospiterà dal 6 ottobre al 2 dicembre.
Oltre ai pezzi già esposti nelle sedi precedenti, strutturati in aree tematiche entro le quali i falsi sono messi a confronto con gli esemplari originali corrispondenti, e ai materiali di più alto pregio artistico quali sono quelli realizzati da Domenico Trentacoste e Publio Morbiducci, scultori di chiara fama, chiamati a far parte della Commissione permanente tecnico-artistica monetaria del Ministero del Tesoro, nella sede bolognese saranno presenti una sezione sulla zecca di Bologna e le sue falsificazioni a cura di Michele Chimienti, una sezione archeologica con reperti falsi e copie di età antica, a cura del Museo bolognese, un excursus storico sul falso monetale attraverso le pagine di libri, fumetti e immagini tratte dai film e una serie di vetrine dedicate alle più importanti operazioni di servizio condotte negli ultimi anni dalla Guardia di Finanza contro la falsificazione di monete e banconote. Saranno presenti materiali provenienti dal Museo Storico della Guardia di Finanza che testimoniano il ruolo svolto dai militari del Corpo in alcune fasi della storia bolognese.
Un passo interessante, tratto da un testo del Settecento di Ottavio Liguoro, Ristretto istorico dell’origine degli abitanti della campagna di Roma, tratta dei modi di falsificare monete e di distinguere monete false da quelle vere. In particolare, l’autore consiglia di saggiarle con la lingua per capire se la patina è genuina.
Liguoro ne scrive trattando della storia di Roma e dei suoi imperatori che lasciorono molte memorie, e precisa una gran quantità di medaglie d’oro, argento, ed in varj metalli. Egli prosegue: Affinché dunque non siate con facilità ingannati, darovi un general saggio di conoscer le vere dalle false medaglie. Per primo le toccarai col bolino, e ritrovandole assai dure, o che facilmente si frangono saran buone. La patina, che è, o verde, e lustre, qual si fa colla lunghezza del tempo, né può falsificarsi. Se negra o rossa o bigia roana, qual si fa col solfo brugiato, vitriolo, ed altro, per conoscerla, la toccherai spesso colla lingua, poiché non essendo antica, pizzicarà, o darà qualche sapore, e toccandola col bolino, la detta patina non penetra dentro al metallo, che perciò sarà falsa. Altri dopo renicciate vi fanno la patina con aceto di vin greco forte, sal ammoniaco quanto basta, e messa con diligenza, che non facci corporatura; qual usava il gran virtuoso Luca Corsi Romano; altri attacano la testa, ed il rovescio di due medaglie antiche, o con una moderna; ciò conoscerai vedendo biancheggiar attorno detta medaglia un sottil filo d’argento, ed anche la parte moderna vi troverai quelle crudezze vivaci, ed aspre; sogliono di più in una medaglia metterci un altro rovescio colla casella, qual non è facile il conoscerla, se non colla variazione del metallo. Oggi però al più s’inganna col getto, maggiormente nelle medaglie di argento, ed oro, gettandole in osso di seppia, in ossi brugiati, ed in ceneri de’ viti, e simili materie; s’avverta al fondo, che mai sarà liscio, e pulito, e l’orlo sarà limato. (Ottavio Liguoro, Ristretto istorico dell’Origine degli abitanti della campagna di Roma, de’ suoi re, consoli, dittatori, delle medaglie, gemme, intagli d’imperadori, imperadrici, donne auguste, e de tiranni fino a Postumo, in Genova ed in Roma, per Gio. Zempel vicino a Monte Giordano, a spese di Gaetano Capranica libraro, 1733, pp. 14-16.)
Avevamo già parlato, l’anno scorso, di una preoccupante diffusione nelle vendite in aste on line, tipicamente eBay ma anche da altri siti meno conosciuti, di monete false vendute da cinesi. Il fenomeno si era concentrato su monete d’argento europee di largo modulo, tipicamente, per rimanere in ambito italiano, monete da 5 lire. Un nostro collaboratore aveva, ad esempio, pubblicato un esemplare del 5 lire 1821 di Vittorio Emanuele I re di Sardegna. Il trucco era sempre il solito: prezzo di partenza molto allettante perché apparentemente il venditore (con location spesso in Cina od Hong Kong) sembrava non conoscere l’effettivo valore della moneta, moneta in condizioni buone ma non ottimali. Al ricevimento della moneta l’amara sorpresa: il bordo lasciava poche speranze sulla genuinità del pezzo. Inutili poi le proteste od il feedback negativo: il venditore non risultava più reperibile.
ANCHE I FALSI FANNO PARTE DELLA NUMISMATICA. TRA DI LORO LE COSIDDETTE PATACCHE CON LA SCROFA HANNO UN RUOLO DAVVERO PARTICOLARE PERCHE’ ANCORA OGGI NON DI RADO SPUNTANO DAI CASSETTI DEI RICORDI.
Già il titolo di questo articolo potrebbe essere frainteso. E’ infatti ovvio che se si è già certi che si tratti di una patacca non si capirebbe il motivo per cui si perda tempo a scriverne un articolo. Eppure questa non è solo un falso, cioè una banale copia per ingannare i collezionisti, è proprio una invenzione di sana pianta ed è diventata, credo, la regina delle patacche non solo perché è la più comune ma anche perché ha dato origine ad una serie di copie e pure a, diciamo così, divagazioni sul tema. Essendo quindi una invenzione ed essendo anche piuttosto comune credo che possa meritare un’indagine.