di Giuseppe Carucci
DOPO LA MORTE DI ALESSANDRO I DI RUSSIA, LA ZECCA DI MOSCA CONIO’ POCHISSIMI ESEMPLARI DI PROVA DI UN RUBLO A NOME DEL SUO PRESUNTO SUCCESSORE, COSTANTINO, IL QUALE POI NON SALI’ AL TRONO. DEL “RUBLO DI COSTANTINO” ESISTONO NUMEROSI FALSI, TRA CUI UNO, INSOLITO, NEL MUSEO MOSCOVITA.
Alessandro I[1. La morte di Alessandro è avvolta dal mistero. Trasferitosi a Taganrog, un porto sul Mar d’Azov, ufficialmente per il peggioramento della salute della moglie, vi trova la morte improvvisamente. Da più parti si dubitò del fatto che egli fosse realmente morto in quel posto ed in quell’anno. Secondo alcuni, Alessandro sarebbe vissuto fino al 1864 a Tomsk, in Siberia, sotto le sfoglie di un monaco o eremita con nome Fomic o Kuzmic; l’ambasciatore inglese in Russia affermò di aver visto lo zar a bordo di una nave successivamente alla sua morte ufficiale; chi lo vide dopo la morte fece fatica a riconoscerlo; i suoi successori Nicola I e Alessandro II trattarono sempre con molta deferenza il monaco in questione; lo stesso Lev Tolstoj accredita la versione della falsa morte nel suo racconto incompiuto Memorie postume del monaco Fëdor Kuzmic; secondo altri la vera morte sarebbe avvenuta non nel 1864 ma nel 1836. Il trasporto della salma da Taganrog a San Pietroburgo impiegò un tempo assurdamente lungo; i rapporti anatomici dell’esame del cadavere parlano di un problema ad una gamba che era realmente presente ma all’altra gamba, ed altri elementi ancora.
Falsificare la moneta è sempre stato un reato gravissimo. Il Codice penale napoleonico non era da meno tuttavia è interessante notare come la pena fosse molto diversa secondo il tipo di moneta contraffatta.
La falsificazione di monete era inserita tra i crimini e delitti contro la pubblica tranquillità. L’art. 132 puniva chiunque avrà contraffatto, od alterato le monete d’oro o d’argento aventi corso legale in Francia… colla morte, ed i suoi beni saranno confiscati.
Ma se le monete erano di metallo (intendendosi così la mistura) o di rame aventi corso legale in Francia il successivo art. 133 stabiliva la punizione coi ferri a vita.
L’art. 134 prevedeva invece che se le monete contraffatte od alterate fossero state straniere la punizione era coi ferri a tempo determinato.
L’art. 135 esonerava da ogni responsabilità coloro che, avendo ricevuto delle monete contraffatte, od alterate, credendole buone, le hanno rimesse in circolazione. Per altro quegli che avrà fatto uso delle monete dopo di averne verificato, o fatto verificare la falsità, sarà punito con una multa tripla per lo meno, e sestupla al più della somma cui ammonteranno le monete ch’egli avrà rimesso in circolazione, senza che questa multa possa in qualunque caso essere inferiore di lire 16.
L’art. 136 puniva coloro che avessero avuto notizia di una fabbrica, o di un deposito di monete d’oro, d’argento, e di metallo, o di rame, aventi corso legale in Francia, contraffatte, od alterate, e che non l’avessero denunciato alla pena da un mese a due anni.
Infine, come già previsto nelle legislazioni medievali, era prevista l’impunità nel caso in cui si fossero denunciati i complici. Tuttavia un sensibile passo in avanti nell’equità giuridica era rappresentato dal fatto che per i delatori non era prevista alcuna ricompensa su quanto sequestrato ed anzi avrebbero potuto essere poste in vita od a tempo determinato sotto la sorveglianza speciale dell’alta polizia.
Il problema delle monete false sta diventando una vera e propria piaga per il collezionista e per il commerciante. È vero che i falsi per ingannare i collezionisti nel mondo numismatico sono sempre esistiti ma fino ad alcuni anni fa erano per lo più circoscritti in ambiti abbastanza ben delineati: in particolare le monete antiche di un certo pregio e le monete moderne. Le monete di minor valore e quelle di scarsa conservazione sembravano invece immuni dal fenomeno. Ora invece è possibile trovare falsi ben fatti anche per quelle monete che, autentiche, costerebbero poche decine di euro.
Questa vera rivoluzione è stata resa possibile soprattutto per l’avvento di nuove tecnologie che hanno messo a disposizione dei falsari metodi di riproduzione davvero efficaci ma semplici e a bassissimo costo. Si può dire che un tempo il falsario era un artista (e non a caso i falsi di famosi falsari dell’Ottocento come il Becker sono diventati essi stessi oggetto da collezione) mentre ora è soltanto un buon artigiano con a disposizione la giusta tecnologia.
L’evoluzione della tecnica consente ai moderni falsari di raggiungere un livello qualitativo molto preoccupante, tale da mettere sovente in seria difficoltà i massimi esperti del settore.
La conoscenza delle tecnologie applicabili, compresi i limiti e i difetti ad esse connessi, può essere considerata la prima vera contromisura nel riconoscimento di un falso. Raramente una moneta falsa può essere considerata assolutamente perfetta; solo sapendo che cosa cercare sarà possibile distinguere le deboli tracce di una contraffazione dai naturali segni del tempo.
LE MONETE FALSE INFESTANO IL MERCATO MONETARIO DAL SETTECENTO FINO ALL’UNITA’ D’ITALIA E ANCHE OLTRE. CE LO TESTIMONIANO TANTI BANDI.
di Lorenzo Bellesia
Tempo fa avevo pubblicato1 del materiale su monete false ottenute per fusione o, come si diceva, a getto. Il fenomeno sembra essere stato diffusissimo verso la fine del Settecento ed i primi decenni dell’Ottocento a giudicare dal numero di bandi e notificazioni che si possono rintracciare.
Avendo raccolto nuovo materiale, vorrei portarlo all’attenzione dei lettori.
Un intero capitolo sulla fabbricazione di false monete col metodo di getto è contenuto nel libro di Umberto Mannucci, La moneta e la falsa monetazione2, dove si sottolinea proprio la sua diffusione per la grande facilità del procedimento.