di Roberto Diegi
L’abilita’ degli incisori numismatici romani si evidenzia soprattutto nella ritrattistica imperiale. Da Augusto a Nerva, sono qui presentati alcuni degli esempi piu’ significativi in questo ambito.
Seconda parte
Elagabalo (Varius Avitus Bassianus, poi Marcus Aurelius Antoninus) era a dir poco stravagante: amava lo sfarzo eccessivo e si circondava di personaggi poco raccomandabili. Ciò che lo rese presto inviso alla cittadinanza di Roma fu la sua pretesa di sostituire il culto siriaco del dio Sole allo stesso culto di Giove e al tradizionale Pantheon romano: la famosa pietra nera a forma conica, portata a Roma dalla Syria, fu venerata con sfarzo mai visto prima.
Elagabalo era omosessuale conclamato e la cosa non avrebbe destato scandalo perché il bisessualismo era considerato all’epoca una cosa abbastanza normale: ma un imperatore solo omosessuale e per giunta passivo non piaceva ai Romani; i pubblici atteggiamenti lascivi del giovane principe e il suo trucco vistoso e molto femminile gli alienarono presto l’appoggio della cittadinanza. Fu assassinato dai pretoriani nel 222, istigati dalla nonna Julia Maesa.
La ritrattistica di Elagabalo sulle monete, così come quella di Macrino e Diadumeniano è, a mio avviso, piuttosto monotona e non meritevole di particolare attenzione. Fa però eccezione, anche per la evidente rilevanza data al culto del sole, la monetazione provinciale e, in particolare, alcuni pesanti pezzi qui coniati.
Ecco un affascinante “medaglione” di 46,30 grammi coniato tra il 218 e il 222 a Thyatira in Lydia. Al diritto un bellissimo busto laureato di Elagabalo volto a destra. Al rovescio Apollo, visto come il dio Sole, brandisce un ramo d’ulivo guidando una quadriga al galoppo: sotto le zampe dei cavalli una cornucopia. Le legende sono in lingua greca.
Articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr. 294, Aprile 2014
Parte I – Splendidi ritratti sui bronzi di largo modulo di molti imperatori romani
di Roberto Diegi – da Panorama Numismatico nr.238 / marzo 2009
Varius Avitus Bassianus, poi
Marcus Aurelius Antoninus (Elagabalus)
Il 16 maggio del 218, Julia Maesa, sorella di Julia Domna e madre di Julia Soemia, introdusse furtivamente nell’accampamento romano di Raphaneae, in Syria, il nipote quattordicenne, figlio appunto di Julia Soemia, che fece acclamare imperatore dalle truppe ostili a Macrino.
Il ragazzo si chiamava Vario Avito Bassiano, lo stesso cognomen di Caracalla, ed era sacerdote del tempio del dio Sole El-Gabal, letteralmente, in siriano, il dio della montagna, ma venne acclamato imperatore con il nome di Marco Aurelio Antonino: è peraltro molto più conosciuto con il nome di Elagabalo, derivante appunto dalla sua funzione di sacerdote del tempio di El-Gabal.
Pochi giorni dopo, l’8 giugno del 218, come è già stato annotato su questa rivista, Macrino fu sconfitto e messo a morte assieme al figlio Diadumeniano.