di Gianni Graziosi
Ovvero: tramonto di un collezionista di monete antiche
Proviamo a fare un gioco. Chiedete ai vostri amici nome e descrizione di alcune monete del passato, naturalmente escludete i numismatici. Probabilmente ne emergerà un quadro abbastanza semplice, non più di cinque o sei tondelli, quasi tutti riferibili a vecchie lire repubblicane. Sorprendente vero? In effetti sì, considerando che le monete ci accompagnano da almeno 2.500 anni e, nel bene e nel male, hanno notevolmente contribuito alla storia e all’economia dell’umanità. Aurei, sesterzi, denari repubblicani e imperiali, zecchini veneziani, genovini di Genova, oppure la quadrupla della lupa di Piacenza, con il ritratto di Odoardo Farnese, la sovrana di Francesco Giuseppe, i franchi d’argento di Napoleone I, le civette di Atene, il Pegaso di Corinto, l’augustale di Federico II, lo statere di Egina con la superba immagine, ad altissimo rilevo, della tartaruga, gli ongari di Mattia Corvino, sono qualche esempio fra i tanti che si potrebbero fare. Sono proprio le monete l’elemento ricorrente, il filo conduttore, di tutta la vicenda, una sorta di filo rosso che unisce passioni e curiosità, ma anche divergenze.
(altro…)