In numismatica gli errori di conio e le varianti sono particolarmente studiate e ricercate dai collezionisti. Al giorno d’oggi le monete prodotte a macchina sono tutte uguali ad eccezione di eventuali errori e difetti di conio. Nel passato, quando invece la battitura avveniva a mano con possenti colpi di martello, ogni pezzo era diverso dagli altri e le varianti erano innumerevoli. Proprio per questo la numismatica è una scienza che può sempre riservare gradite e inaspettate sorprese.
Con l’avanzare della tecnologia gli errori e le varietà sono notevolmente diminuiti rispetto al passato. Il loro numero è invece alto quando le coniazioni sono fatte in modo affrettato e caotico, senza prestare la dovuta attenzione alla preparazione dei conii, urgenza che in genere si ricollega a momenti storici particolari, di forte instabilità sia politica che economica. Come, ad esempio, le innumerevoli varianti per forma delle lettere, diversa spaziatura, punteggiatura, grandezza della testa del re, dimensione dell’arma, ornamenti, della piastra da 120 grana in argento di Ferdinando II di Borbone (1830-1859) per Napoli; oppure le varianti a partire dai due tipi fondamentali, con o senza l’alberello della libertà, che si caratterizzano per il diverso panorama della città, raffigurato ai piedi della Madonna di san Luca, impresso sugli scudi da 10 paoli d’argento del governo popolare di Bologna (1796-1797).
di Gianni Graziosi
Il córso Angelo Mariani (1838-1914), nato il 17 dicembre a Pero-Casevecchie (Corsica), fu un chimico e preparatore farmaceutico dotato di un notevole spirito imprenditoriale, inventore di una celebre bevanda tonica, a base di vino alla cocaina, commercializzata nel 1863 con il nome di Vin Mariani. Il prodotto ottenne grande successo in tutta Europa e rese ricco e famoso il suo creatore. La cocaina, un alcaloide con formula bruta C17H21NO4, è uno stupefacente che agisce sul sistema nervoso e si estrae dalle foglie della pianta della coca (Erythroxylum coca), un arbusto originario delle regioni tropicali centrali e nord-occidentali dell’America del Sud, che ha foglie alterne di un verde intenso. I principali produttori di coca sono la Colombia, la Bolivia, il Perù e il Brasile.
L’abitudine di masticare foglie di coca mescolate ad una sostanza alcalina, per facilitare l’estrazione del principio attivo, è una pratica che risale alle civiltà precolombiane ed è, ancora oggi, diffusa nei paesi andini. I più antichi reperti archeologici, attestanti l’impiego delle foglie di coca fra le popolazioni sudamericane, sono datati al 6.000 a.C. La cocaina estratta per effetto della masticazione passa nella saliva e viene lentamente assorbita attraverso la mucosa della bocca. Gli effetti compaiono lentamente e durano qualche ora. Masticare foglie di coca allevia i sintomi della fame, aumenta la forza e la resistenza fisica, riduce le difficoltà respiratorie a grandi altezze. La crescita della produzione e del consumo risale al XVI secolo e fu opera degli spagnoli. Le foglie di coca venivano fatte masticare agli schiavi indigeni, che lavoravano nelle miniere d’argento di Potosí (Bolivia), per dare loro maggior resistenza alla fatica e ridurre gli effetti della fame e della sete, tutto al fine di incrementare la produzione. Con l’argento estratto vennero coniati anche i famosi pezzi da otto real (real de a ocho o peso de ocho) che si riconoscono dal segno impresso dalla zecca di Potosí, il monogramma P, T e S: la moneta, pesante circa 27,4 g, era pure denominata dollaro spagnolo.
La zecca austriaca ha coniato una nuova moneta della fortunata e bella serie bimetallica (argento e niobio) con valore nominale di 25 euro; il primo tondello, emesso nel 2003, celebra i 700 anni della città di Hall in Tirolo: al rovescio è raffigurato un Guldiner del 1486. Il nuovo pezzo, datato 2015, celebra la cosmologia cioè la scienza che studia struttura ed evoluzione dell’intero universo in relazione allo spazio, al tempo e alla materia. La cosmologia è un aspetto del sapere filosofico e scientifico che, nel corso del Novecento, si è trasformato da indagine prevalentemente speculativa a disciplina fisica a tutti gli effetti, ben corredata di dati sperimentali, che cerca di correggere le teorie metafisiche o dogmatiche sull’origine dell’universo. Sul dritto si trovano le figure della sonda spaziale Rosetta, del pianeta Saturno e di alcune stelle; l’obiettivo principale della missione spaziale sviluppata dall’Agenzia Spaziale Europea è lo studio della cometa periodica (6,45 anni terrestri) Churyumov-Gerasimenko che appartiene alla famiglia delle comete gioviane. Sull’altro lato del tondello sono raffigurati il sistema solare, la nostra galassia e il grande telescopio (E-ELT, European Extremely Large Telescope) con uno specchio primario di 39 metri che sarà costruito, sul Cerro Armazones, nel deserto di Atacama in Cile e diventerà «il più grande occhio del mondo rivolto al cielo». Il pezzo, coniato in 65.000 esemplari, è formato da un anello esterno in argento (10 g) e da un tondello centrale (6,5 g) di niobio che presenta due contrastanti tonalità di colore, blu e giallo.
di Federico De Luca
ESISTONO ALCUNI ESEMPLARI ORIGINALI E VARIE TESTIMONIANZE FIGURATIVE CHE INDICANO COME FOSSERO E COME FUNZIONASSERO GLI STRUMENTI CHE GLI ANTICHI USAVANO PER OPERAZIONI ARITMETICHE ANCHE COMPLESSE.
In tempi complessi come i nostri in cui bisogna confrontarsi quotidianamente con l’andamento del Prodotto interno lordo e del debito pubblico, con le oscillazioni della Borsa e i rendimenti dei titoli di Stato, riceviamo continuamente informazioni su flussi finanziari e su grossi quantitativi di danaro. Ma anche nell’antichità vi erano dinamiche economiche ragguardevoli.
Così Aristofane, nella commedia Le vespe del 422 a.C., riferisce che le entrate di Atene si aggiravano intorno ai 2.000 talenti all’anno (un talento corrispondeva a seimila dracme) ed erano costituite dai tributi delle città alleate, dalle decime, dalle tasse, dai diritti di porto e di mercato, dal frutto delle miniere, dalle pritanìe e dalle confische. La campagna militare che Pericle mosse nel 440 a.C. contro Samo (per risolvere alcune dispute di confine tra Mileto e Samo degenerate in guerra aperta), non potendo essere finanziata con i tributi correnti, fu condotta con il contributo del tesoro di Atena (una sorta di banca statale attica amministrata da propri tesorieri e rifornita con le decime di bottini di guerra e di pene pecuniarie e da donazioni religiose) che mise a disposizione denaro per un ammontare di ben 1.300 talenti: questa somma a fine conflitto fu addossata ai Samii come debito da pagare nei 26 anni successivi in “comode” rate annuali da 50 talenti ciascuna.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).
di Luigi Fedrighelli
DISCENDENTE DI FAMIGLIE ILLUSTRI, IL CARDINALE ALBANI FU UN ABILE DIPLOMATICO CHE SI MANTENNE FEDELE A UN INDIRIZZO MODERATO FAVOREVOLE ALLA CURIA ROMANA E A UNA POLITICA FILOAUSTRIACA.
Giuseppe Andrea Albani nasce a Roma il 13 settembre 1750 da Orazio Albani, principe di Soriano, e dalla nobilissima Marianna Cybo Malaspina. Entrambe le famiglie, di alto lignaggio, quella dei Cybo anche di antichissima origine, possono annoverare tra i loro antenati due pontefici: Clemente XI Albani (n. a Urbino nel 1649 – m. a Roma nel 1721) e Innocenzo VIII Cybo (n. a Genova nel 1432 – m. a Roma nel 1492).
La famiglia Albani si tramanda provenga dall’Albania, dalla quale prese il cognome, emigrando in Italia all’epoca della conquista turca nel XV secolo. In particolare, Michele Laçi e i suoi due figli Filippo e Giorgio, che avevano combattuto contro gli ottomani nell’esercito di Giorgio Castriota Scanderbeg in Albania, nel 1464 dovettero lasciare il loro paese per l’Italia, dove furono accolti da Federico di Montefeltro, duca d’Urbino. Presero il cognome Albanesi, in omaggio al luogo di origine degli antenati, che poi mutarono in Albani.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).