L’inflazione che colpì il marco tedesco nel primo dopoguerra, periodo che va dal novembre 1918 alla fine del 1923, rappresenta sicuramente un caso clamoroso di tutta la storia del mondo finanziario ed economico. Quello che avvenne durante questo periodo ebbe veramente dell’incredibile. L’iperinflazione weimariana esplose, in tutta la sua drammaticità, nel biennio 1921-1923, nel corso della sua fase finale il marco valeva un bilionesimo del valore che aveva nel 1914. All’epoca il governo centrale della repubblica di Weimar fece stampare banconote di taglio sempre più elevato e, nello stesso tempo, non fece coniare monete metalliche in mark, tranne pezzi in alluminio con valore 3 marchi, nel periodo 1922-1923, e da 200 e 500, nel 1923. Il 5 novembre 1923 la Reichsbank aveva posto in circolazione il biglietto, stampato su un solo lato, da un bilione di marchi (1.000.000.000.000 in altre parole 1.000 miliardi). All’epoca il biglietto da un bilione valeva circa 5 lire italiane. Il taglio più elevato di una banconota durante il periodo dell’iperinflazione tedesca fu di 100 bilioni di marchi.
Nel corso di una prospezione archeologica in via Virgilio a Maia Alta (Merano), in un edificio di epoca romana, è stato ritrovato un tesoro di oltre 3.000 monete. La direttrice della Soprintendenza provinciale alle Belle Arti, Catrin Marzoli, ritiene che l’abitazione appartenesse a una famiglia benestante, lo proverebbero i reperti rinvenuti come le fibule finemente decorate e il tesoro di monete sepolto nel terreno sotto una macina. Si tratta di 3.187 monete databili tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C., risalenti quindi al periodo della tetrarchia, epoca di grande crisi per l’impero romano.
La notizia di un furto incredibile ha fatto il giro del mondo. Dal museo Bode di Berlino, nella notte tra domenica e lunedì (26-27 marzo), è stata rubata una moneta da un milione di dollari canadesi denominata Big Maple Leaf. Il museo, sito sull’isola dei Musei (parte settentrionale dell’isola nel fiume Sprea), accoglie una delle collezioni più grandi al mondo di monete e medaglie con oltre 540.000 articoli numismatici (Münzkaminett). I numeri sono da capogiro: 102.000 pezzi greci, 50.000 monete romane, 103.000 monete tra medievali e pezzi mondiali moderni, 95.000 banconote, 19.000 notgeld in metallo ed altro ancora. Naturalmente nella ricchissima collezione sono presenti pezzi unici o estremamente rari come, solo per fare qualche esempio, il decadracma per la battaglia di Salamina, alcuni medaglioni di Aboukir come quello con il busto frontale con corazza di Alessandro Magno o quello con la sua testa volta a sinistra, oppure con il busto dell’imperatore Caracalla di tre quarti. La moneta trafugata, in mostra presso la Münzkaminett dal dicembre 2010, era inserita nel percorso dedicato alla storia della monetazione, dall’antichità ai nostri giorni. Il pezzo, in oro purissimo, con un diametro di 53 centimetri e uno spessore di 3, pesa 100 chilogrammi e ha un valore nominale di un milione di dollari canadesi. L’aureo conio è stato emesso, in quantità limitata (cinque esemplari fino ora), dalla Royal Canadian Mint il 3 maggio 2007.
Segue: articolo completo in formato pdf FURTO DA GUINNESS DEI PRIMATI tratto da Panorama Numismatico nr.329, giugno 2017
Chi frequenta i mercatini dell’antiquariato può avere la fortuna di trovare qualcosa di interessante per coltivare la propria passione. Rovistando tra i volumi accatastati su un tavolo pieno di cianfrusaglie mi è capitato in mano un volumetto di color verde militare, in parte sbiadito, ma che ha subito catturato la mia attenzione. Sulla copertina si legge: GOVERNO DELLA CIRENAICA – UFFICIO STUDI (rapporti e monografie coloniali, serie 1a – N. 6 – agosto 1924) – Manualetto numismatico per la Cirenaica, Bengasi MCMXXIV. Silvio Ferri, nell’avvertenza iniziale, scrive: «Il presente libretto ha il modestissimo scopo di offrire ai numerosi dilettanti numismatici della Colonia un indirizzo e un aiuto; colla speranza che, aiutando ed incanalando attività finora indipendenti e disperse, ne possano ritrarre un qualche giovamento anche le Collezioni dello Stato; giacchè non è un mistero per nessuno che il regolamento, forse troppo draconiano, sugli oggetti archeologici ha fatto completamente sparire dal mercato le monete; ed è chiaro che il controllo non potrà tornare ad essere esercitato se non incoraggiando e in qualche modo legalizzando il raccogliere privato.» Il piccolo manuale, stampato a Roma dallo stabilimento tipografico Riccardo Garroni, ovviamente non aveva la pretesa di illustrare tutte le monete reperibili in Cirenaica ma, semplicemente, cercava di dare massima visibilità e diffusione alle monete greche locali. Le pagine di testo sono solamente quarantotto, alle quali sono aggiunte XXVIII tavole con disegni di 520 monete. Sono proprio queste tavole che hanno catturato la mia attenzione, in particolare i bei disegni dei nominali con l’immagine della pianta del silfio.
Il singolare connubio fra monete e francobolli può portare a scoperte sorprendenti: francobolli incapsulati, imbustati, incollati su supporto, usati come monete; banconote affrancate come corrispondenza; francobolli stampati su fogli destinati alla produzione di banconote, anche se in parte giá impressi; monete che celebrano la filatelia; francobolli che commemorano monete, banconote.
La mancanza di moneta divisionale e l’impossibilità di provvedere alla coniazione con urgenza hanno creato fantasiosi e particolari mezzi di pagamento. Nel passato si è ricorso spesso all’uso della contromarca per dare nuovo valore ad una moneta oppure per autorizzare la circolazione di moneta fuori corso o, ancora, per ammettere alla circolazione monete straniere. Come utili strumenti di pagamento spesso sono state utilizzate le tessere mercantili ma anche gettoni originariamente destinati agli usi più diversi, come gettoni telefonici, buoni delle cooperative o aziendali, marche da bollo, francobolli, fino alle pseudomonete delle associazioni filantropiche, come le monete delle città dei ragazzi, ecc. Tutto questo dimostra ancora una volta che “la necessità aguzza l’ingegno” ed “è la madre di tutte le arti”.
È proprio prendendo in considerazione il singolare connubio fra monete e francobolli che si possono fare scoperte sorprendenti e inaspettate. Prima di tutto è opportuno ripercorre brevemente la storia del francobollo, un valore stampato da un lato e gommato al verso. Ideato dal politico inglese Rowland Hill (1795-1879), tradizionalmente è in carta e viene incollato all’oggetto di una spedizione postale come prova del pagamento anticipato del servizio di corrispondenza. Il primo francobollo, passato alla storia come Penny Black (fig. 1), emesso per conto del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e venduto a partire dal primo maggio 1840, era privo di dentellatura. Il pezzo, illustrato con l’effige della regina Vittoria, veniva stampato su fogli che contenevano 240 esemplari, disposti in 20 file da 12 esemplari; questa scelta venne effettuata per permettere a un foglio intero di avere un valore pari a una sterlina o 240 pence. Nel giro di pochi anni anche altre amministrazioni postali seguirono l’esempio inglese per la praticità del nuovo mezzo e così, nel 1843, la Svizzera del cantone di Zurigo fu il secondo stato ad emettere francobolli. Seguirono poi il Brasile, i cantoni svizzeri di Ginevra e di Basilea, gli Stati Uniti (1847). In Italia la prima serie denominata Aquila Bicipite venne emessa, il primo giugno 1850, dal regno Lombardo-Veneto.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.322, novembre 2016.