di Corrado Marino
L’INDIPENDENZA NAZIONALE DOPO LA FINE DEL COLONIALISMO FRANCESE. L’INIZIO DELLA GUERRA DEL VIETNAM. IL RITORNO IN PATRIA DI SIANUK E POI IL SUO ROVESCIAMENTO. LA TERRIBILE ESPERIENZA DEL REGIME COMUNISTA DI POL POT. IL RITORNO ALLA NORMALITÀ RAPPRESENTATA ANCORA UNA VOLTA DEL RE SIANUK E IL PASSAGGIO DEL TRONO AL FIGLIO.
Dalla fine del colonialisno francese all’ascesa al trono del figlio del “sovrano immortale” Norodom Sianuk
La complessa e a più riprese drammatica storia della Cambogia è descritta con attenzione nelle sue emissioni cartacee, a volte di modesta fattura, altre di ottimo livello sia tecnico che artistico, che vanno dall’ultimo periodo della colonizzazione francese fino a oggi. L’espansione francese nel Sud-Est Asiatico ebbe inizio già al tempo di Napoleone III e si rivolse verso i tre paesi dell’Indocina: Viet Nam, Laos e Cambogia. In quest’ultima si era sviluppata, a partire dal IX secolo, la grande civiltà Khmer, che ci ha lasciato complessi monumentali di straordinaria bellezza, giunti quasi intatti fino a noi.
Raggiunto l’apogeo della potenza nel XIII secolo, la Cambogia cominciò una lunga decadenza, durante la quale fu assoggettata a turno dai suoi potenti vicini, il Siam (oggi Thailandia) a nord-ovest e il Viet Nam a nord-est. Diversi monumenti di grande valore si trovano infatti in territorio thailandese, vietnamita e laotiano e testimoniano di quanto esteso fosse il territorio cambogiano. Per molti anni, quando il paese era precluso ai visitatori, gli unici monumenti khmer visibili dai turisti erano quelli di Prah Viehar situati appena al di qua del confine thailandese.
Segue: articolo completo Travagliata storia della Cambogia attraverso le sue emissioni cartacee tratto da Panorama Numismatico nr.347 Febbraio 2019
LA REPUBBLICA AZERA DURÒ SOLO DAL NOVEMBRE DEL 1945 AL DICEMBRE DELL’ANNO SUCCESSIVO ED EMISE BANCONOTE IN SEI TAGLI DIVERSI. PRIVE DI PARTICOLARE PREGIO ESTETICO, COSTITUISCONO PERÒ LA TESTIMONINZA DI UNA POCO NOTA PAGINA DI STORIA DEL SECOLO SCORSO.
La presenza sovietica nell’Iran settentrionale e la secessione Azera
Alcuni anni orsono abbiamo acquistato la banconota qui riprodotta da un commerciante di Istanbul, insieme ad alcune altre emesse durante gli ultimi anni dell’Impero Ottomano al tempo della Prima guerra mondiale e all’inizio abbiamo pensato che si trattasse di un biglietto dello stesso genere, di un tipo non noto (allora eravamo ancora alle prime armi come collezionista). Questa ipotesi era avvalorata dallo stesso venditore che di banconote evidentemente ne sapeva ancora meno di noi. La provenienza ottomana pareva essere confermata dalla datazione in caratteri arabi in piccolo, al centro in basso del recto del pezzo, cioè il 1324 dell’Egira corrispondente, in apparenza, al 1906.
Scarica articolo completo La presenza sovietica nell’Iran settentrionale e la secessione Azera tratto da Panorama Numismatico nr.341, luglio/agosto 2018
Il danaro è da millenni indispensabile per tutte le attività economiche e i tentativi di farne a meno si sono risolti in tragedia. Nelle comuni popolari di Mao Tsedong le banconote, soppiantate dai buoni merce, inevitabilmente risorgono e oggi in Cina a nessuno salta in mente di abolire il danaro. Il sanguinoso esperimento anticapitalista di Pol Pot.
di Corrado Marino
Dalle teorie dei primi filosofi socialisti ai tragici regimi di Mao e Pol Pot
La moneta, come si legge nei manuali di storia economica, intesa come mezzo di pagamento, forma di risparmio e misura del valore delle cose e del lavoro, nacque presumibilmente verso la fine del II millennio a.C. Per questi scopi i nostri antenati usarono barrette metalliche, pelli di animali, conchiglie, sale e altro ancora, tutte cose in grado di non deteriorarsi facilmente e di essere conservate per un tempo più o meno lungo. Quelle che noi conosciamo come “monete”, cioè tondini di metallo, primo tra tutti l’oro, con simboli o figure, ebbero la loro origine verso la fine del VII secolo a.C. sulle coste occidentali dell’Asia Minore dove i greci avevano creato delle colonie1 che commerciavano attivamente con le polis della madrepatria, con i Fenici e lungo tutte le coste del Mediterraneo, e già nel V sec. a.C. grandi maestri della scultura quali Cimmone ed Eveneto crearono coniazioni di insuperata bellezza, che compaiono oggi nei musei e nelle collezioni di pochi fortunati.
Scarica l’articolo completo in formato PDF Si può bandire la moneta?, articolo tratto da Panorama Numismatico nr.338, aprile 2018
di Corrado Marino
Messaggi politici e religiosi, ma anche auguri di felice matrimonio con banconote iraniane il cui valore è stato praticamente azzerato dall’inflazione galoppante.
Allah è grande, gloria ad Alì… e viva gli sposi
In diversi paesi del mondo si fa uso di banconote, o meglio di facsimili della carta moneta, come strumento di propaganda politica, oltre che per fini augurali in occasione di matrimoni, anniversari, e anche di funerali. Il caso più conosciuto è probabilmente quello delle “Hell Banknotes” (letteralmente “banconote degli Inferi”) in uso in tutta la Cina e soprattutto nelle China Town sparse per il mondo, che vengono bruciate nel corso delle esequie per augurare ai defunti, anche quelli che vivevano in ristrettezze, la prosperità nell’oltretomba. Naturalmente si tratta di biglietti finti, stampati su carta comune, assai colorati e con soggetti di fantasia e numerali astronomici, di centinaia di milioni di dollari o yuan. Si possono acquistare per pochi centesimi come fanno i parenti del defunto, nonché come souvenir da parte di turisti di passaggio. Non si tratta mai di biglietti autentici, salvo nel caso di famiglie di magnati che per evidenziare il successo economico che avevano raggiunto sono disposte a bruciare qualche vera banconota, ovviamente di piccolo taglio. Del tutto diversa è la situazione in Iran.
Segue: articolo completo BANCONOTE AUGURALI in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.330, luglio-agosto 2017
Sul finire del 1918 i bolscevichi tedeschi tentarono invano di prendere il potere. Migliaia di città, anche assai piccole, emisero graziosi biglietti di necessità per far fronte alla mancanza di moneta divisionale. Una collezione piacevole e interessante alla portata di tutti. Una sola emissione, assai rara, da parte degli insorti comunisti nella cittadina di Ebstorf, vicino ad Amburgo, dove era iniziata la rivolta dei marinai.
La Germania tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della grande inflazione, durante la repubblica di Weimar, fu invasa da un fiume di emissioni cartacee locali che rappresenta una delle pagine più curiose della storia monetaria, almeno recente. Non solo le grandi città ma, praticamente, tutti i villaggi, anche di poche migliaia di abitanti, stamparono moneta cartacea. Il motivo iniziale fu la mancanza di metallo, inghiottito dalle crescenti necessità belliche. Il blocco navale imposto dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti aveva di fatto impedito i rifornimenti di materie prime alla Germania del Kaiser; ringhiere, cancelli, posate e ogni altro tipo di metallo, compreso, quello per battere moneta, era stato sacrificato alla macchina bellica. Faceva eccezione l’argento, che non serviva a scopi militari, per cui fino alla fine della guerra fu utilizzato per coniare i divisionali da 50 pfennig. Il ricorso alla moneta di necessità fu poi reso indispensabile quando i prezzi cominciarono a salire e il potere di acquisto dei pezzi da 1 marco o di ½ marco si ridusse sempre di più.
Scarica l’articolo completo in formato pdf, tratto da Panorama Numismatico nr.317, maggio 2016