di Gaetano Russo
RARISSIMA È LA BANCONOTA DA 500 LIRE EMESSA NEL PERIODO DI TRANSIZIONE TRA MONARCHIA E REPUBBLICA ITALIANA.
Il periodo di cui ci accingiamo a trattare è tra i più complessi della storiografia contemporanea, perché incorpora un insieme di eventi pubblici e privati di così densa portata, alcuni dei quali al momento in cui si scrive non hanno ancora trovato un definitivo chiarimento e sono tuttora oggetto di vivaci critiche e di accurati studi integrativi. Di questo passaggio epocale, che ha condotto alla democrazia costituzionale parlamentare, forniremo la sintesi ricostruttiva, icasticamente espressa da una emissione monetaria rappresentativa, che ne racchiude il momento unico insieme alla drammaticità delle vicende, cui si aggiunge un fascino evocativo inenarrabile.
All’inizio del 1943 la situazione militare per l’Italia si profilava in modo alquanto negativo: la caduta del fronte africano il 4 novembre del 1942; la caduta di Tunisi del 13 maggio del ’43 con la connessa invasione delle forze Angloamericane in Nordafrica; la disfatta della VIII armata italiana durante la campagna di Russia. Inoltre, la crescente mancanza di viveri, di generi di prima necessità e di materie prime, demoralizzarono ulteriormente la popolazione, che ormai voleva la fine della guerra e lo scioglimento del “patto di acciaio” con la Germania. Ma è con lo sbarco in Sicilia del 10 luglio a opera delle forze Alleate che l’esito del conflitto è ormai chiaro. Il successivo 19 luglio gli aerei americani bombardano per la prima volta Roma.
Scarica articolo completo Dalla monarchia alla Repubblica tratto da Panorama Numismatico n.352 di Luglio-Agosto 2019
LE FIRME CHE COMPAIONO SU UN BIGLIETTO DEL BANCO DI NAPOLI NON SONO LE STESSE RIPORTATE SOLITAMENTE SUI CATALOGHI.
di Giovanni Carannante
Nella metà dello scorso anno ho notato un biglietto del Banco di Napoli da 500 lire con data 1/04/1885 (fig. 1) e con sommo stupore ho constatato che alcune firme erano diverse da quelle riportate su alcuni cataloghi.
Devo dire che una banconota del 1885 non l’avevo mai vista nel corso dei miei quarant’anni di collezionismo. Subito pensai si trattasse di una variante di firme (ritenendo sempre esatte le firme dei cataloghi, che riportano Pignataro, Cannaveri e Giannini, le stesse dell’emissione precedente: 1881); la prima firma “il ragioniere”, “cat. Pignataro”, sono riuscito subito a decifrarla perché è la stessa dell’emissione del 1877 (Ascione).
Ci sono luoghi del pensiero in cui spesso un collezionista o un cultore monetario veleggia con sospirata nostalgia, attingendo allo scrigno dei ricordi e all’ardore dell’immaginazione per interpretare, con spirito nuovo, tempi e luoghi ormai lontani, da cui trae origine la sua storia. In Italia, dove la sensibilità artistica e la vena poetica hanno acquisito uno statuto particolare, questa forma del pensiero assume una conformazione precisa: un itinerarium mentis, che dalla severità barocca di Barbetti approda alla postmodernità policromatica di Capranesi, evolvendo verso sentieri tecnologici sempre più attuali e affascinanti.
Stiamo parlando del biglietto più conosciuto e nominato nella storia della cartamoneta italiana, un topos del pensiero e dell’azione: il simbolo della cartamoneta per antonomasia incarnato per secoli dal biglietto da Mille Lire. Questo “personaggio”, dal carisma magnetico, ha assunto fattezze e colori diversi nel corso della sua lunga storia. Compie il suo esordio a Torino, nel 1746 come cartamoneta di Stato con rendita annuale, per poi prendersi una “pausa tecnica” di circa un quarto di secolo. Infatti, a causa della Rivoluzione Francese nonché dell’invasione napoleonica, i “biglietti delle Regie Finanze” di Torino subirono una forte perdita del potere di acquisto e cessarono il loro corso con la loro ultima emissione del primo settembre 1799.
IN VISTA DELLA RIFORMA MONETARIA, LA BANCA D’ITALIA INIZIÒ AD IMPEGNARE I PROPRI TECNICI E ARTISTI NELLA PROGETTAZIONE DELLE NUOVE BANCONOTE, IDEANDO SOLUZIONI PARTICOLARMENTE INNOVATIVE.
L’idea, da parte dello Stato italiano, di recuperare prestigio economico e politico da una riforma del “modulo monetario” nasce da lontano e acquista spessore teorico fin dai tempi della liberazione Alleata negli anni conclusivi del Secondo conflitto mondiale. In quella circostanza il paventato cambio della moneta si proponeva obiettivi ambiziosi e di giustizia sociale: dal blocco dei biglietti esportati all’estero a seguito di attività speculative e frodatorie, alla riduzione di almeno un terzo della base monetaria in funzione antiinflazionistica; dal censimento nominativo della ricchezza mobiliare (all’atto del cambio della valuta), al realizzarsi di una forma di imposizione fiscale diretta e più equa che servisse da volano per i primi investimenti pubblici nella ricostruzione.
Segue: articolo completo in formato pdf La lira pesante tratto da Panorama Numismatico nr.329, giugno 2017
Ormai da tanti anni Fabio Gigante ha affiancato al suo catalogo di monete italiane quello della cartamoneta, affidandone la redazione e la puntuale revisione a due specialisti del settore, Franco Gavello e Claudio Bugani. Siamo così giunti alla 13a edizione e questo nuovo traguardo testimonia il successo editoriale riscontrato presso i collezionisti e gli operatori del settore.
Numerose, come sempre, le novità che quest’anno non riguardano solo le valutazioni o qualche ritocco. Rispetto alle edizioni precedenti sono stati addirittura aggiunti sette capitoli, pari a ben 60 pagine.