di Alberto Castellotti
Di questi tempi, vista la enorme diffusione della numismatica ma soprattutto dei mezzi con cui questa scienza viene resa fruibile dai tanti appassionati e cultori, si va facendo strada un interesse per altri aspetti che gli strenui sostenitori della moneta vorrebbero definire minori o secondari ma che, a volerli ben considerare, rappresentano una fonte di conoscenze storiche, agiografiche e artistiche non meno importanti di quelle della sorella maggiore.
Uno fra i tanti è quello delle medaglie religiose o devozionali che dir si voglia, terreno meno impegnativo di quello legato alle monete ma ugualmente stimolante per la ricerca, almeno dal punto di vista spaziale, se non temporale, e altrettanto vasto e variegato. Ci troviamo di fronte a un macrocosmo dalle indiscusse risorse estetiche, tenuto conto che al “sacro” si sono dedicati da sempre gli artisti migliori ma, d’altronde, anche le monete rappresentano il dualismo tra sacro e profano.
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di Alberto Castellotti
UNA STRANA INCISIONE SUL ROVESCIO DI UNA MONETA NAPOLETANA RIVELA IL SOVRAPPORSI DI LEGGENDE PAGANE E CRISTIANE
Come ho avuto sovente modo di dire ai tanti amici numismatici professionisti, sia italiani che stranieri, che mi conoscono da anni come collezionista, mentre un tempo, in campo numismatico, avrei potuto vagheggiare il possesso di pezzi pregiati, nell’era dell’euro, a malincuore, mi devo accontentare di esemplari un po’ meno sfolgoranti. Tant’è che, con una sorta di ritorno agli anni giovanili, quando frequentavo i mercatini, mi sono riabituato a rovistare fra la minutaglia e persino sul web, che a livello globale ha preso, tra i vari posti, anche quello delle bancarelle, mi trovo sovente a vagabondare.
In una recente scorribanda ho così potuto reperire una curiosa monetina che ha avuto il merito di mandarmi un messaggio subliminale talmente esplicito, nonostante la sua modestia, che non ho potuto resisterle.
L’IMMAGINE DELLA FORTUNA COME VENNE RAPPRESENTATA SULLE MONETE DALL’ANTICHITà ALL’EPOCA RINASCIMENTALE.
La Fortuna nell’antichità
Nella mitologia greca l’archetipo di questa personificazione divina è rappresentato dalla Tyche (dall’etimologia: “accadere in sorte”), figlia di Oceano e di Tetide, una figura femminile drappeggiata e sovente turrita venerata come divinità civica delegata a proteggere dagli eventi negativi, il cui modello era la statua bronzea, ora perduta, opera dello scultore Eutychides. Nella mitologia romana, derivata da quella greca, la Fortuna prende maggiormente i connotati della dea degli esiti favorevoli nei casi della vita.
La sua origine sembra molto antica, addirittura precedente la fondazione dell’Urbe, anche se i Romani attribuivano l’istituzione del suo culto a Servio Tullio, fra i sette re il più favorito dalla Fortuna, il quale, con beneficio di inventario, le dedicò ben 26 templi, ciascuno con una diversa motivazione. La leggenda vuole che questa divinità lo amasse, benchè la sua natura fosse mortale, e che gli facesse periodicamente visita a domicilio entrando per uno stretto pertugio nella sua stanza.
Marco Tullio Cicerone, nel De Divinatione (XLI, 85-86), narra di un luogo sacro dove gli aruspici estraevano da una roccia, incise su legno di quercia, le sorti migliori, per ispirazione, della dea Fortuna e che proprio là fosse stato edificato un tempio, il primo di una lunga serie.
Scarica articolo completo in formato PDF I VARI VOLTI DELLA FORTUNA anteprima da Panorama Numismatico nr. 328 di Maggio 2017
di Alberto Castellotti
LA CONIAZIONE PUÒ ESSERE DATATA AL 1670, IN OCCASIONE DEL MATRIMONIO TRA ANNA MARIA ALTIERI ED EGIDIO COLONNA.
Incominciamo con la scheda tecnico-descrittiva di questo magnifico e suggestivo esemplare:
Argento; s.d.; diametro mm 52; peso gr. 33,2 circa.Aspetto simile alle piastre pontificie coeve tranne che il peso, un po’ eccedente.