La documentazione dei ripostigli rinvenuti intatti è sempre importantissima per la ricerca numismatica, non soltanto per le singole monete in essi contenute, quanto piuttosto per le molte considerazioni che si possono fare riguardo a datazioni e ambito di circolazione. Negli ultimi anni la ricerca numismatica italiana si sta muovendo molto in tal senso mettendo a disposizione degli studiosi ripostigli di cui non si ricordava praticamente nulla, come è il caso di quello che è ottimamente descritto nel libro che presentiamo ora.
Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo
Venerdì 19 giugno alle ore 17.30, sarà presentato presso la villa granducale di Alberese il volume “Il Tesoro di Alberese. Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo” che ha riscosso grande interesse al recente Salone Internazionale dell’Archeologia organizzato a Firenze lo scorso mese di febbraio.
Che la Maremma sia terra di tesori preziosi lo avevamo sempre saputo. Patrimonio di una terra unica che offre un variegato panorama di ricchezze naturalistiche, enogastronomiche, storiche e culturali. Che qualche tesoro fisicamente reale, non solo immaginato, riaffiori materialmente dal suo passato è però sempre un fatto straordinario. Perché, si legge nella presentazione al volume firmata dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, è come una finestra che si apre sul passato, raccontandone vicende storiche ed umane. Ed in questo caso, più di altri, il ritrovamento riveste particolare interesse per il luogo in cui è avvenuta la scoperta, oggi inserito all’interno di un Parco Naturale Regionale e di una Tenuta, quella di Alberese, dove si custodiscono preziose testimonianze della nostra storia e del lavoro dell’uomo. Nel momento in cui le monete sono emerse dal terreno, ed ancor più adesso che questo studio ne offre una completa comprensione, due realtà lontane nel tempo ma profondamente connesse sono entrate in contatto, riallacciando quel legame tra la tenuta di Alberese così com’è oggi e quell’epoca nella quale, con molta probabilità, essa affonda le sue radici.