di Costanzo Roberto
POTREBBE SEMBRARE UNA SEMPLICE VARIANTE MA IN REALTÀ È UNA NUOVA TIPOLOGIA USCITA DALLA ZECCA DI MESSINA A NOME DI FILIPPO II.
Presentiamo un pezzo da 4 tarì del peso di 10,7 grammi recante la data 1556, le iniziali T-P dello zecchiere Tommaso Paulillo (attivo dal 1556 al 1563) e i tipi, sia al diritto che al rovescio, come riportati nella bella e fondamentale opera dello Spahr ai numeri 13 – 43.
La moneta presenta però alcune varianti significative rispetto alle monete descritte nello Spahr:
a) nel campo del diritto, dietro la testa del sovrano, campeggia un 4, chiaramente coniato e non sovraimpresso successivamente, assente nei tipi Spahr 13–43.
b) l’effigie di Filippo II con testa grande, identica a quella dei tipi Spahr 13-43 è inscritta in un doppio cerchio lineare e non interrompe la leggenda.
A giudizio di chi scrive il pezzo potrebbe essere, più che una semplice variante di conio, un tipo monetale a sé stante, battuto verosimilmente subito dopo quelli, sempre del 1556, con l’effigie piccola del Sovrano (Spahr 6-11), pezzi che portavano l’indicazione del valore (un 4 o quattro stelline) sotto il busto. Il 4 tarì di cui parliamo potrebbe essere un nuovo tipo che conserva ancora l’indicazione del valore, il 4, forse per mantenere una chiarezza che in seguito sarebbe stata ritenuta superflua.
Tommaso Paulillo (T – P) è il maestro di Zecca, attivo dal novembre 1556 al 1563, che sigla questo conio. V’è un accenno a lui pure per l’anno 1554 nei conti della Regia Zecca. Riporta infatti il Ruffo: vi si accenna ad un resto di conti per l’oro lavorato dai Maestri di Zecca Girolamo Minutoli e Tommaso Paulillo.
Sempre dal Ruffo citiamo (ché meglio non si potrebbe dire):
Certamente quello di Maestro di Zecca era un posto importantissimo, il secondo della regia zecca di Messina dopo quello di Maestro di Prova, con la differenza, però, che non era un ufficio di proprietà come questo, ma era un ufficio temporaneo… Egli faceva gli acquisti dell’oro, dell’argento, del rame, con l’intervento del maestro di prova e del maestro credenziere… Sorvegliava la fusione dei metalli e la fabbricazione delle monete (che venivano sottomesse al maestro di prova) per controllarne la tenuta e la buona coniazione… teneva la contabilità con la Regia Corte, pagava gli stipendi a tutti gli officiale d operai della zecca, compreso il maestro di prova, l’affitto dei locali della zecca e faceva tutte le spese ordinari che richiedeva la coniazione delle monete… Nel libro dei conti della zecca dal 1554 al 1610 si trova che il maestro della zecca aveva sempre il salario di onze 30 annue (1 onza = 30 tarì, ndr). In quel tempo furono maestri di zecca… Yerolamo Minutoli (Y-M, 1544-1545 e, poi, 1556); Tommaso Paulillo (T-P 1556-1563); Nicolò Antonio Gotho (C-G, 1563-1567); Pietro del Pozzo (P-P, 1567-1587)…
Tommaso Paulillo è certo maestro di zecca l’11 novembre 1556. A questo periodo (novembre-dicembre 1556) è forse ascrivibile la moneta di cui parliamo, che mantiene il 4 chiaramente coniato, come era in uso durante la gestione di Girolamo Minutoli sotto Carlo V e poi sotto Filippo II.
In conclusione: il conio qui illustrato potrebbe essere dovuto ad una precisa volontà, anche se questa è solo una supposizione non dimostrabile, specie in un anno (il 1556) che vede ben 6 tipi monetali differenti (Spahr 2; Spahr 6; Spahr 10; Spahr 12; il tipo da noi descritto, e, infine, Spahr 13).
E’ ipotizzabile, invece, che siano delle varianti dovute ad errori (scambio di coni del diritto e del rovescio quelle monete del 1556 nelle quali il vecchio tipo del ritratto al diritto si accompagna (più di rado) al nuovo tipo dell’aquila al rovescio e, al contrario, il nuovo tipo del diritto mantiene (più di rado) la vecchia aquila al rovescio (rispettivamente, Spahr 11 e Spahr 12).
L’articolo è stato tratto in forma integrale da Panorama Numismatico n.230/giugno 2008