di Alberto Campana
UBICAZIONE E CENNI STORICI
Ietas (o Iaitas o Iaitai) è ubicato con sicurezza sul Monte Iato, 30 km a sud-ovest di Palermo, presso i moderni comuni di S. Giuseppe Iato e S. Cipitello. L’antico abitato indigeno, il cui nome è tramandato da Silio Italico, occupava il pianoro inclinato alla sommitò del monte, circa 400 m al di sopra dell’altopiano sottostante e 852 m sopra il livello del mare.
Si tratta di una posizione strategica eccezionale, dominando le principali strade di accesso all’estremità settentrionale della Sicilia occidentale. L’importanza del sito emerse in varie occasioni: nelle guerre tra Greci e Cartaginesi, all’epoca di Timoleonte e di Pirro e nel corso della prima guerra punica, quando gli Ietini espulsero la guarnigione cartaginese e passarono ai Romani.
Dopo la conquista romana, Ietas divenne città decumana e una delle 17 città preposte alla custiodia del venerato tempio di Ericina. Subì le sanzioni di Verre. La città, gravitante nell’area commerciale di Panormos, fu praticamente abbandonata nei primi decenni dell’età imperiale e conobbe una nuova occupazione solo nel IV secolo d.C. r nel medioevo, quando fece parte del terrictorio della chiesa di Monreale.
Nel 1246 fu teatro di una rivolta degli ultimi Arabi di Sicilia e venne distrutta da Federico II, che ne deportò la popolazione a Lucera. Da allora il sito rimase deserto.
A partire dal 1971 vi vennero condotti scavi archeologici a cura dell’Università di Zurigo, sotto la guida del prof. H.P. Isler, che hanno permesso di ricostruire più in dettaglio la storia della città.
Le prime tracce di vita finora scoperte risalgono all’età del Ferro (IC-VIII sec a.C.) e appartengono certamente alla popolazione indigena degli Elimi, che occupava anche le vicine Segesta ed Eryx. Come moltre altre città sicule, Ietas fu totalmente ricostruita nel corso del IV secolo a.C.. forse dopo le distruzioni provocate nella Sicilia occidentale dalle guerre tra Dionisio I e i Cartaginesi. Allo stesso periodo appartiene il complesso sistema di fortificazioni, in particolare nei lati con naturalmente difesi: infatti il pianoro era praticamente inaccessibile da tutti i lati, tranne che da est. Qui vi sono conservati i resti imponenti d i mura in opera quadrata, integrate in età medievale. Lo scavo archeologico si è concentrato finora su tre gruppi di edifici: il treatro (poco più grande di quello di Segesta), l’agorà e il tempio di Afrodite, con la vicina ricca casa a peristilio.
Segue articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico n.126/Gennaio 1999