Portano a passeggio il cane e trovano un tesoro in monete d’oro: questa notizia comunicata dai mass media ha fatto letteralmente il giro del mondo. La scoperta è stata effettuata nell’aprile del 2013 in California, da una coppia che ha voluto rimanere anonima per evitare di vedere la loro proprietà invasa da innumerevoli ed improvvisati cercatori di tesori. La notizia è stata diffusa recentemente dalla casa numismatica Kagin’s. Mentre i coniugi stavano camminando tranquillamente, la loro attenzione fu attratta da un oggetto luccicante che sporgeva dal terreno. Dopo aver liberato il contenitore dalla terra, constatato che era molto pesante, lo hanno portato a casa per poterlo esaminare. Inutile dire la loro grande sorpresa quando, tolto il coperchio, all’interno hanno trovato delle monete d’oro. Ritornati sul luogo della scoperta, armati di un metal detector, hanno ritrovato altre lattine, in parte corrose, piene di monete coniate nel biondo metallo. I contenitori, sepolti nei pressi di un vecchio albero, sono stati rinvenuti a Gold Country una regione che si trova nella Sierra Nevada della California. Il territorio è famoso per le miniere d’oro che hanno attratto migliaia di emigranti durante la celebre corsa all’oro che ebbe inizio il 24 gennaio 1848 quando il pioniere svizzero Johan Suter scoprì il prezioso metallo lungo le sponde dell’American River.
Ancora da chiarire l’origine del tesoro e l’identità di chi lo ha sepolto, molte le ipotesi al riguardo. Alcuni lo collegano al furto di 30.000 dollari dalla zecca di San Francisco effettuato, nel 1901, dal dipendente Walter Dimmick, eventualità smentita secondo certe fonti. Altre ipotesi sostengono che il ritrovamento possa essere collegato, in un qualche modo, al bandito Jesse Woodson James (1847-1882) celebre per la mira proverbiale, oppure a Charle Earl Bowle (1829-1888), detto anche Black Bart, un rapinatore specializzato in assalti alle diligenze. Divenne famoso, nel Far West americano, per la sua audacia, per i suoi numerosi colpi ma anche per la sua usanza di lasciare messaggi poetici, tanto da venir considerato un bandito gentiluomo. Oltre alla tesi che afferma possa trattarsi dell’occultamento dei proventi di rapine, qualcuno sostiene l’idea che possa trattarsi del tesoro di un abitante del luogo che, invece di depositare le monete in banca, di cui evidentemente non si fidava, preferì seppellire le monete per proteggere la sua ricchezza.
Comunque andarono le cose, il tesoro ritrovato (chiamato Saddle Ridge Hoard) è costituito da 1.427 monete di cui 1.373 sono i pezzi da 20 dollari, 50 i pezzi da 10 e solamente 4 quelli da 5. Il valore nominale è di 27.980 dollari con un peso, in termini di oro puro, pari a 42,099 chilogrammi; inutile dire che il valore commerciale è decisamente superiore, si ritiene possa superare dieci milioni $. Anche al tempo del nascondimento 27.980 dollari avevano grande valore; solo per fare qualche esempio, un buon cavallo da sella valeva 200 $, la classica Colt calibro 45 a sei colpi 17 $, un minatore era pagato 20 $/settimana, un impiegato di banca 150 $/mese, un cowboy 25-40 $/mese, una prostituta poteva arrivare anche a 200 $/mese, con tariffe da 1 a 5 $ per cliente. La taglia messa sulla testa di Jesse James era di 25.000 $ mentre Black Bart ne valeva solamente 1.000. Il salario degli sceriffi variava in base alla grandezza del villaggio e alle problematiche associate: ad esempio, il celebre marshal Wyatt Earp (1848-1929), nel 1876, a Dodge City percepiva 250 $/mese.
Le monete ritrovate sono datate nell’intervallo 1847-1894 e si presentano in ottime condizioni, alcune sono fior di conio oppure hanno circolato pochissimo. Nell’accumulo sono stati trovati pezzi particolarmente rari e ambiti dai collezionisti come, ad esempio, la Double Eagle 1866 senza motto, moneta della più alta rarità, quattro pezzi datati 1888, due del 1889, un esemplare del 1894. Le monete ritrovate, autenticate e certificate da PCGS (Professional Coin Grading Service), una società specializzata nella classificazione di monete rare e da collezione, saranno vendute dal gigante on-line Amazon Collectibles.
La storia dell’origine della valuta americana è probabilmente conosciuta da chi legge ma non è possibile parlare di dollari senza accennarla brevemente. L’unità monetaria degli Stati Uniti venne legalizzata con il Coinage Act del 1792 (2 aprile) che istituì la zecca, definì la valuta su base decimale e introdusse il bimetallismo argento/oro basato sul rapporto di 15/1. Questo atto realizzò i progetti di Thomas Jefferson e fece del dollaro d’argento e del pezzo da 10 dollari in oro le monete più importanti del sistema monetario americano. L’aquila è l’emblema degli USA e, fin dal momento della coniazione della prima moneta d’oro (1795), il termine eagles ha designato la moneta da 10 dollari. I pezzi in oro da 20, 5 e 2,5 $ sono chiamati rispettivamente doppia aquila, mezza aquila e quarto d’aquila. Le prime monete in argento da mezzo dollaro e un dollaro furono coniate a partire dal 1794 a Filadelfia. Attraverso una serie di cambiamenti legislativi, attuati fra il 1873 e il 1900, venne abbandonato il bimetallismo fino all’adozione del sistema aureo (gold standard) nel quale la base monetaria è definita da una quantità fissata d’oro. Questo sistema sopravvisse, con molte modifiche, fino al 1971 quando l’allora presidente Nixon fu costretto a dichiarare ufficialmente la sospensione della convertibilità dei dollari in oro. Con la legge sulla coniazione dell’oro (Act of March 3), nel 1849, venne autorizzata l’emissione del dollaro aureo (1,671 g, 13 mm) e del pezzo da 20 la cui produzione vera e propria iniziò nel 1850. La parola dollar è la forma inglese corrispondente al termine tedesco thaler (tallero), nome di un’importante moneta d’argento di grande modulo le cui origini risalgono alla seconda metà del XV secolo. Il real da a ocho, in inglese Spanish dollar, è una moneta d’argento coniata nell’impero spagnolo che divenne, verso la fine del Settecento, la prima moneta mondiale. Il real da otto ebbe corso legale negli Stati Uniti fino al 1857 quando il Congresso (Act of february 21) vietò l’uso di monete d’oro e d’argento straniere.
A questo punto è necessario un breve cenno sui tipi di monete ritrovate. La prima moneta da 20 dollari, disegnata da James Barton Longacre (1794-1869) è probabilmente il conio simbolo degli Stati Uniti d’America. Presenta su un lato la testa della Libertà, personificata da un volto femminile, che indossa una corona con la scritta liberty, sull’altro lato è raffigurato lo stemma nazionale. Il tondello pesa 33,436 g (titolo 900‰), ha un diametro di 34,20 mm; questo tipo è stato emesso dal 1850 fino al 1907. La testa della Libertà con diadema che si trova sulla moneta da 10 dollari, coniata dal 1838 al 1907, venne disegnata da Christian Gobrecht (1785-1844).
La medesima raffigurazione fu anche utilizzata per il pezzo da 5 dollari emesso dal 1839 al 1908. Questa moneta detiene il primato di essere l’unica ad essere battuta con lo stesso disegno nelle sette zecche americane (Philadelphia, Dahlonega, Charlotte, New Orleans, San Francisco, Carson City, Denver). L’iscrizione IN GOD WE TRUST (Noi confidiamo in Dio) si trova su tutte le monete d’oro da 5, 10 e 20 dollari coniate dal 1866 al 1907; dopo la risoluzione congiunta del Congresso nel 1956 è diventato ufficialmente motto nazionale degli Stati Uniti. Lo stemma degli USA è composto da due parti: sul dritto è rappresentata un’aquila di mare testabianca (Haliaeetus leucocephalus), detta anche aquila calva, con le ali aperte che porta sul petto uno scudo con capo blu e con 13 strisce verticali bianche e rosse alternate. L’artiglio sinistro stringe 13 frecce, l’altro un ramo di ulivo. L’aquila ha la testa rivolta verso il ramo d’ulivo e stringe nel becco un nastro con il motto nazionale originario E Pluribus Unum (Da molti, uno soltanto) che si riferisce all’integrazione delle tredici Colonie indipendenti che diedero origine agli Stati Uniti d’America. Lo stemma, ideato da Charles Thomson, venne approvato dal Congresso americano il 20 giugno 1782.
Il tesoro di cui stiamo parlando è il classico “ripostiglio monetale”, inteso come riserva di beni preziosi di una persona, di un commerciante, di una famiglia, di una comunità. Normalmente era gestito per motivi di sicurezza e per avere a disposizione una certa liquidità. I nascondimenti aumentavano di numero e in consistenza in caso di pericolo imminente, di una minaccia militare, in momenti di grave crisi economica e sociale. Numerosi gli esempi che si possono fare come il tesoro di Hoxne, il più consistente di età tardo-romana ritrovato in Gran Bretagna (16 novembre 1992), nei pressi del villaggio omonimo (contea di Suffolk). Costituito da 14.865 monete in oro, argento e bronzo, oltre a 200 pezzi di vasellame e di gioielleria in oro e argento, nel 1993 venne valutato 1,75 milioni di sterline. Oppure l’enorme deposito ritrovato, nel 1714, a Brescello (Reggio Emilia) formato da 80.000 monete romane tra cui decine di migliaia di aurei imperiali. Purtroppo solamente una piccolissima parte delle monete d’oro si è conservata, la maggior parte venne fusa per poter battere zecchini veneziani. E ancora, il 22 febbraio 1933, durante le demolizioni di via Alessandria a Roma, per aprire quella che oggi è via dei Fori Imperiali, venne ritrovato un tesoro di quasi 17 chilogrammi d’oro sotto forma di monete ed anelli. Negli Stati Uniti a Jackson (Tennessee) venne ritrovato, nel 1985, un tesoro sepolto di monete d’oro con valore nominale stimato a 4.500 $ (valore di mercato circa 1 milione), e durante i lavori di ristrutturazione di un’abitazione a Reno (Nevada), nel 1974, vennero ritrovati 400.000 dollari d’argento che furono venduti per 7,3 milioni di dollari nel 1976.
Dietro a molti tesori si nasconde una vicenda tragica: il proprietario non ha potuto riprenderlo né ha avvertito i propri famigliari. L’incredibile avventura dei coniugi californiani fa tornare alla mente la storia del nascondiglio segreto del leprechaun, uno gnomo tipico del folklore irlandese, con una fantastica pentola piena d’oro collocata alla fine dell’arcobaleno, un posto impossibile da raggiungere. Ma in questo caso l’incredibile si è avverato, chissà, forse per merito di un GOLDen retriever.