È opera meritoria quella che sta compiendo la Soprintendenza di Firenze e, in particolare, il dottor Fiorenzo Catalli, riguardo la pubblicazione delle splendide collezioni numismatiche affidate alla loro custodia. Basterà solo ricordare la pubblicazione del Museo del Bargello con cinque tomi dedicati alle monete italiane e quattro alle medaglie nonché la pubblicazione di importanti ripostigli monetali venuti alla luce nei secoli scorsi e rimasti intatti.
In questa occasione è presentato un ripostiglio venuto alla luce nel 1931 a Borgo San Lorenzo. Lasciamo però la parola, per così dire, ai curiosissimi fatti ben riassunti dall’autore, che li ha ripresi a sua volta dalla stampa dell’epoca: durante alcuni lavori di restauro del Palazzo Savi, seguiti anche per eliminare alcune strutture posticce e restituire le linee originarie all’edificio, e durante la demolizione, ad opera del muratore Giuseppe Venturini, di un soprammattone che chiudeva una finestra… cadde a terra, senza che il manovale se ne accorgesse, un sacchetto di pelle della grossezza di un pugno di un uomo… il cumulo di calcinacci nel quale rimase il sacchetto fu più tardi trasportato in un cortile sottostante da un altro manovale, Santi Attenzuoli, senza accorgersi di nulla.
L’indomani alcuni ragazzi che giocavano nel cortile di Palazzo Savi scoprirono nel cumulo dei calcinacci lo strano sacchetto… I giovani stavano per spartirsi le monete, quando uno di essi, tale Gabbrielli, figlio del fioraio Giulio Gabbrielli, già abitante in Firenze, via Romana, 2, s’impossessava del sacchetto e correva dal proprio padre per mostrargli il contenuto. Il fioraio Gabbrielli, cui non sfuggì l’importanza delle monete rinvenute, si affrettò ad allontanare gli altri ragazzi cercando di convincerli che si trattava di oggetti di sua proprietà che egli aveva smarrito pochi giorni avanti. Tali dichiarazioni, però, non appagarono due dei ragazzi… i quali raccontarono la cosa in famiglia e più tardi informarono anche il comandante della stazione dei carabinieri, maresciallo Durazzo. Il fioraio Gabbrielli fu interrogato e messo alle strette, dovette confessare che si trattava non di vecchie medaglie di nessun valore come aveva affermato in un primo momento, ma effettivamente di monete d’oro che si era affrettato ad inviare a Firenze presso un congiunto e da questi a sua volta a consegnare a un farmacista. In base a queste indicazioni il maresciallo Durazzo riusciva a rintracciare e a sequestrare il prezioso sacchetto. Si tratta di 89 monete d’oro del peso complessivo di un chilo e 170 grammi.
Pubblicata sulla stampa locale, la notizia arrivò anche a Vittorio Emanuele III che espresse il desiderio di poter scegliere eventualmente qualche fiore di conio di suo gradimento in sostituzione di altre identiche già esistenti nella raccolta di S.M.
Ricevuti elenco e foto delle monete, però, il re dichiarò di non disturbarsi ad inviare gli esemplari.
Intanto, fissata in 28.600 lire la stima di quanto rinvenuto e rifiutata la richiesta di partecipazione del fiorista Gabbrielli che si vantava di essere stato lo scopritore, il ripostiglio venne suddiviso, come da legge, tra la Soprintendenza e i proprietari dell’edificio. Alla prima rimasero 25 monete, quelle che ora sono presentate in questo libro.
Il ripostiglio conteneva monete d’oro italiane ed estere battute tra il Cinque e il Seicento. La moneta più antica è una quadrupla di Piacenza datata 1590, la più recente un 2 escudos spagnolo del 1703. Ma vediamo nel dettaglio le zecche italiane presenti: Piacenza (tre quadruple di Alessandro Farnese), Modena (due quadruple di Francesco d’Este), Bologna (una quadrupla di Alessandro VII), Monaco (una quadrupla del 1656), Torino (quadrupla della reggenza di Francesco Giacinto), Livorno (una pezza della rosa in oro del 1718), Genova (una quadrupla del 1616), Avignone (una quadrupla del 1641 di Urbano VIII e una del 1645 di Innocenzo X). Ben più numerose erano invece le monete straniere con Ginevra, Francia (15 esemplari provenienti da diverse zecche) e, soprattutto, Spagna con gran parte dei pezzi poco leggibili e, come si usa dire, mal tagliati. Ben 59 erano gli escudos spagnoli che dovevano costituire nel Seicento una vera e propria valuta internazionale ideale per la tesaurizzazione. Come detto, la Soprintendenza pretese 25 monete tra cui dieci italiane e quindici straniere per un valore stimato di 14.300 lire pari alla metà del ripostiglio. Le altre monete furono consegnate ai proprietari dell’edificio.
Del catalogo, curato da Roberto Ganganelli, si apprezzano le ottime riprese fotografiche a colori e le dettagliate descrizioni. Quasi tutti gli esemplari sono anche ingranditi.
Da segnalare, sotto il profilo meramente collezionistico per la loro bellezza ed esimia rarità, la quadrupla della reggenza di Francesco Giacinto, la quadrupla di Avignone di Innocenzo X datata 1645 nonché quella monegasca del 1656 di Onorato II Grimaldi.
F. Catalli, R. Ganganelli
RIPOSTIGLIO DI BORGO SAN LORENZO (FIRENZE) 1931
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Firenze 2013
pp. 42
21 x 30 cm
s.i.p.
Per informazioni:
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
via della Pergola 65
50121 Firenze