Presentiamo qui un secondo racconto dalla nuova raccolta di Lorenzo Bellesia: “Comedies, histories & tragedies – Racconti di numismatica e di varia umanità – III”. Si tratta di una raccolta di racconti su collezionisti, commercianti e numismatici ma non solo, personaggi di tutti i generi per una lettura diversa dal solito. Il volume di 133 pagine é edito da Nomisma ed é disponibile sullo shop online di Nomisma al costo di 20 euro.
Una recensione del libro è disponibile in questa pagina.
LA MOGLIE DEL COLLEZIONISTA
Quando mia moglie se ne è andata di casa mi ha detto: “Tu non dovevi sposare me. Dovevi sposare una moneta.” Sapete allora che cosa ho pensato? Non a che cosa avrei fatto senza mia moglie ed i miei figli, non che, in fondo, le volevo bene, non che, forse, avevo sbagliato tutto nella mia vita affettiva.
Invece, seduto nel mio studio, davanti alla mia splendida biblioteca numismatica, quando sentii mia moglie che mi urlava quella frase, credo cattiva e ingiusta nei miei confronti, mentre se ne andava per sempre, pensai quale moneta avrei sposato! Pensai quale moneta avrebbe potuto essere la mia regina per tutta la vita!
Assurdo, vero?
Eppure, quella moneta la cercai tutto il pomeriggio. Non tra quelle che possedevo, pensare che ne avevo di quelle davvero eccezionali, che sarebbero la gioia di ogni collezionista, ma tra quelle che non possedevo perché, si sa, la moneta più affascinante è quella che deve ancora entrare in collezione.
La cercai, prima di tutto, tra le monete papali. Che ne dite, infatti, del doppio ducato di Clemente VII con l’Ecce homo? Quanto lo pagherei se fosse messo all’asta un bell’esemplare? Non lo so… 100.000 euro, forse 200.000. Ma farei un affare se lo pagassi solo 200.000 euro, perché vale sicuramente molto di più.
Ma sto divagando, scusate, stavo parlando di mia moglie che se ne è andata.
Mi accusava di trascurarla, di pensare solo alle monete e al lavoro, anzi al lavoro, diceva, io pensavo solo per guadagnare di più e comprare più monete. Insomma, un circolo vizioso: quando non pensavo alle monete pensavo al lavoro per guadagnare di più e comprare più monete, solo monete.
Che cosa voleva in fondo da me, mia moglie, in più di ciò che già le davo?
A passare qualche settimana al mare ci siamo andati, in agosto. In agosto poi non ci sono aste né convegni e poi era così comodo andare al mare a fine mese a Riccione, quando c’era un bel convegno ed i commercianti portavano le prime monete dopo la pausa estiva.
E poi a mia moglie non ho mai fatto mancare nulla. Ogni settimana le davo i soldi per la casa. Con quei soldi chissà quante monete avrei potuto comprare. E invece davo i soldi a lei per comprarsi tutto quel che voleva. Non ho mai voluto controllare nulla.
Ci siamo sempre divertiti, io e mia moglie. Facevamo spesso un gioco, la sera, invece di guardare la televisione dove non si parla mai di cose interessanti e men che meno di monete. Quando arrivava un listino od un catalogo d’asta mia moglie mi leggeva le descrizioni delle monete ed io facevo i prezzi di vendita e poi confrontavo il mio prezzo con quello del listino. Ho sempre avuto un grande istinto per i prezzi delle monete. Molti commercianti reputati non li concepivano neppure, i miei prezzi, dicevano che erano troppo alti. Sciocchezze, le monete avevano quel valore che dicevo io, venderle a meno equivaleva davvero a buttarle via. Comunque quel passatempo, la sera, mi divertiva un mondo. Pensavo che anche mia moglie si divertisse.
E, ovviamente, non l’ho mai tradita. Con chi avrei potuto tradirla? Non ci sono donne che collezionano monete e nei convegni ero troppo indaffarato a cercare e contrattare monete per aver tempo di guardarmi intorno e correr dietro a qualche bella signora, ammesso che ve ne fosse una.
Neppure ai miei figli ho mai fatto mancare nulla. Li ho fatti studiare e prendere una laurea sperando che potessero guadagnare molto anche loro. Si sono sempre dimostrati indifferenti alle monete. Tanto non le lascerò in eredità, preferisco lasciar loro i soldi in banca. Voglio vendere tutta la mia collezione, moneta per moneta. Al prezzo che dico io, ovviamente. Mi ricordo che uno dei miei figli, non ricordo chi, avrà avuto 6 o 7 anni, mentre stavo per andare ad un convegno, mi chiese di portargli un giocattolo ed io gli dissi di sì, gli avrei portato un giocattolo davvero bello. Al convegno però spesi tutti i soldi che avevo con me e comunque non me ne ricordai. Al ritorno, sulla porta di casa, mio figlio mi corse incontro chiedendomi del giocattolo. Non l’avevo. Avevo invece una tasca piena di monete. Mi venne in mente di dirgli che una di quelle era tutta per lui. Una bellissima moneta, magari d’oro, che valeva un sacco di soldi. L’avrebbe tenuta il papà finché lui non fosse cresciuto ma poteva chiedergli di vederla quando voleva. E invece no. Gli dissi che la nave che portava i giocattoli era affondata e purtroppo nei negozi dove ero stato i giocattoli erano finiti. Tutti. Ci rimase male ma poi gli passò.
Da molto tempo non vedo più i miei figli.
Ma forse aveva ragione mia moglie. Dovevo sposare una moneta: se ne sta lì, buona buona, nel suo splendore, si lascia ammirare e toccare e quando chiudo il cassetto non chiama aiuto, non ha paura del buio, non mi chiede nulla, vuole solo il mio amore e vale sempre di più.
Sono nello studio e mi ripasso i vassoi con le mie monete. Di vassoio in vassoio, di meraviglia in meraviglia ascolto il Canone di Pachelbel. Mi sembra di danzare dolcemente con tutte le mie monete e mi commuovo un po’.
One Comment
guidi silvio
Letto tutto d’un fiato. Molto interessante! GUIDI SILVIO da FANO