Presentiamo qui un terzo racconto dalla raccolta di Lorenzo Bellesia: “Comedies, histories & tragedies – Racconti di numismatica e di varia umanità – III”. Si tratta di una raccolta di racconti su collezionisti, commercianti e numismatici ma non solo, personaggi di tutti i generi per una lettura diversa dal solito. Il volume di 133 pagine é edito da Nomisma ed é disponibile sullo shop online di Nomisma al costo di 20 euro.
Una recensione del libro è disponibile in questa pagina.
IL CERCATORE DI TESORI
Lo avevo visto e ne avevo sentito parlare. E avevo sentito anche tante storie fantastiche, una più bella dell’altra, di scoperte favolose di quelle che ti cambiano la vita. A queste, a dire il vero, non credevo molto. Mi piaceva molto di più immaginare tante piccole gioie quotidiane, cose, insomma, da poco, quelle alla mia portata. Non mi ci sono mai visto nei panni del miliardario e poi, francamente, come avrei potuto fare per gestire una fortuna? Non avrei saputo neppure a chi rivolgermi. Io conosco soltanto gente modesta come me.
L’idea di comprare un metal detector per me fu come tornare bambino quando sogni che nella tua vita da adulto tutto si potrà realizzare, quando ti chiedono “cosa vuoi fare da grande” e tu puoi dire che farai l’ingegnere o l’astronauta, il pompiere o il calciatore, tutto è possibile. La vita non potrà che essere felice e i sogni, immancabilmente, si realizzano. Perché non dovrebbero realizzarsi?
Ancor prima di averlo tra le mani mi sognavo di trovare di tutto. Io sono un piccolo collezionista di monete che col suo stipendio da operaio cosa volete che possa comprare? Appena qualche monetuccia al circolo la domenica mattina o al convegno al quale andiamo in quattro per dividere le spese della macchina.
Ma col metal detector avrei potuto trovare tutte le monete che volevo. Non c’era limite alla fantasia e, visto che a me è sempre piaciuto fantasticare, m’immaginavo che dalla terra le monete venissero fuori come le patate. Come se greci e romani, duchi e papi, mercanti medioevali e soldati di ventura se ne andassero in giro per i campi a gettar monete come stessero seminando.
Che soddisfazione immensa, pensavo, sentire il tac tac del metal detector che segnala qualcosa, scavare con ansia e, eccola, sì, è proprio una moneta, pulirla con ansia e scoprire che cos’è, immaginare che quella moneta è rimasta lì a dormire per cinquecento, mille, duemila anni e l’ho risvegliata io come fossi il principe della bella addormentata. E pensare al volto di chi cinquecento, mille, duemila anni prima la perse o la nascose, non è forse questo il bello della storia? E correre a casa per cercarla in qualche libro e vedere quanto vale. E se poi avessi trovato il ripostiglio? Un bel tesoro, diciamo… di aurei romani? Però a me son sempre piaciute di più le monete medievali, quindi perché non un bel tesoro di ducati italiani, diciamo trecento, anzi, no, di più, facciamo cinquecento. Allora, ducati pontifici, genovesi, milanesi e veneziani, e ungheresi, che quelli circolavano molto in Italia, nel Rinascimento, e questi sono i ducati comuni che avrei trovato, e poi ci sarebbero stati quelli rari e rarissimi, diciamo di Mantova e Modena e Ferrara. E ovviamente non avrebbero potuto mancare quelli inediti, diciamo due o tre, magari anche un bel doppio ducato, e li avrei fatti vedere ad uno che conosco che va matto per queste monete da pubblicare.
Mi entusiasmavo davvero nell’immaginare tutto questo. Mi vedevo col mio metal detector sopra il mondo intero. E il mio metal detector suonava e suonava fuori e le monete saltavan fuori che parevan fontanelle. E le monete saltavan fuori già pulite e brillanti e parevan ringraziarmi per averle tolte dall’oblio della terra.
Sì, lo so che il metal detector non si potrebbe usare per cercare monete ma, forse, io non cercavo monete ma sogni e speranze di qualcosa di meglio e, lo dico sinceramente, un passatempo al sabato e alla domenica pomeriggio. Non ho una famiglia, non ho amici, e neanche qualcosa da fare nel tempo libero. Mi si vuole impedire forse di poter scavare qualche piccola buca?
Mi ricordo il primo giorno che lo usai. Per tutta la settimana, la sera, avevo pensato e ripensato a tutti i posti dove potevo andare. Segnai nella mente i campi vicino a vecchie case o dove avevo sentito dire che un tempo che fu c’era qualcosa. Purtroppo la zona dove abito non ha una grande storia alle spalle, non ci sono necropoli, né rovine antiche, né castelli. Ci sono campi coltivati uno dietro l’altro e qualche casa abbandonata. Però avevo tante speranze, questo sì.
Il sabato andai in un campo vicino ad una vecchia chiesetta abbandonata. Era un bel pomeriggio di primavera e cominciai a passare il terreno col mio fiammante metal detector come fosse una bacchetta magica che riuscisse a trasformare i sassi in monete d’oro. Neanche stessi cercando nel campo dei miracoli di Pinocchio.
E infatti gli zecchini non saltarono fuori e neppure monete d’argento o di rame. Dopo tre ore di ricerca ero stufo come un mulo e in tasca avevo solo alcuni chiodi arrugginiti, vecchi, molto vecchi per la verità. Le prime volte che sentivo il tac tac del metal detector mi mettevo a scavare istintivamente, facevo una piccola buca nella terra dura e secca e non trovavo mai niente che corrispondesse ai miei sogni, alle mie speranze.
Da sei mesi ormai l’ho comprato e mi verrebbe da dire che o il metal detector non è tarato per trovare i sogni o i sogni non sono stati nascosti sotto terra. Quel che ho trovato lo tengo sopra l’armadio, in una scatola da scarpe. Doveva diventare la cassaforte di chissà quali tesori, contiene qualche pezzo di piombo strano, una pallottola ed una forchetta antica per la quale mi sono sempre chiesto come possa esser finita in un campo in mezzo al nulla.
Non ho trovato mai nulla ma sono uscito anche oggi. E’ una domenica di fine agosto, fa molto caldo. Ho preso la bicicletta ed il mio metal detector e sono venuto lungo questo canale. Ci sono già stato due mesi fa e non c’era nulla.
Poco fa ho sentito il tac tac, molto forte, era qualcosa di grosso. Ho cominciato a scavare. La terra era arida e dura come il marmo, poi, quando si va giù, le piccole zolle si sbriciolano nelle mani. Non c’era, ovviamente, nulla. Era un pezzo di rastrello pieno di ruggine! L’ho preso e buttato nel canale ma senza rabbia.
Fa caldo davvero oggi. Mi asciugo il sudore sulla fronte. Poggio il metal detector davanti a me e mi siedo all’ombra di una bella quercia. Tutt’intorno le cicale friniscono assordanti.
Guardo il metal detector. Lungo e sottile, sembra uno strano serpente incantatore, un cobra immobile nell’erba a godersi il sole. Sorrido a pensare ai favolosi tesori e alle monete inedite che avrei dovuto trovare. Mi abbandono all’indietro e chiudo gli occhi. E penso che, per cambiare la vita, se non è destino, non è destino.
C’è pace qui. Ci tornerò ancora.
One Comment
detectorstore
Ho letto tutto il tuo racconto. Mi complimento per la storia che tanti detectoristi si rispecchiano, ma che non hanno rinunciato al sogno di sperare e di continuare questo meraviglioso hobby. Le cose belle ma sopratutto rare non sono facili da trovare. Mentre meno te lo aspetti nel posto più improbabile troverai quello che cerchi. Come hai ben detto tu alla fine del racconto.. goditi la natura e tutto ciò che comporta l’esplorazione di posti magnifici che non sapevamo nemmeno l’esistenza. Buona fortuna e non mollare.