di Paolo Pini
CINQUE CONII A TESTIMONIANZA DI UN PERIODO TRAVAGLIATO DELLA CITTA’
Dalla cacciata di Bertrando del Poggetto alla Signoria di Taddeo Pepoli Il Pepolese
In ventitrè anni, a partire dal 1337, Bologna vede il susseguirsi di una signoria cittadina, di una signoria “straniera”, e infine il ripristino della supremazia pontificia. La Chiesa non aveva infatti mai rinunciato ai diritti temporali sulla città e sulle Romagne, pur avendo i Papi stabilito la propria corte ad Avignone (1309- 1377).
I diritti della Chiesa sulla città di Bologna erano di vecchia data e furono avallati da un impegno giurato che risale al 1278: Eodem anno Bononienses dederunt civitatem et comitatum in perpetuum domino pape satvis hominibus rationibus quas haberent comune in Romagna. Sic iuratum fuit il publicho arengo. (Cronaca del codice villoliano).
Fu un atto di libera volontà popolare della città guelfa che riconosce va l’ autorità della Chiesa e la sua ingerenza, ma, come viene postillato in altri documenti coevi, nel senso di una protezione, un alto dominio, non un diritto ad entrare assolutamente nell’amministrazione e tantomeno nel possesso diretto. E ricorrente sarà la protesta di Bologna contro ingerenze troppo forti del Papa che di volta in volta tenterà di entrare nell’amministrazione interna del Comune, facendosi, di fatto, signore assoluto della città tramite suoi vicari.
Segue: articolo completo in formato PDF (1,2 MB) da Panorama Numismatico nr.54/giugno 1992 – articolo richiesto da un ns.lettore