Il Friedberg è diventato nel gergo tecnico il riferimento essenziale per classificare qualsiasi moneta d’oro, platino e palladio del mondo. E che il pionieristico lavoro pubblicato da Robert Friedberg nel 1958 sia diventato un successo planetario è testimoniato dal numero delle edizioni curate dagli eredi visto che l’autore morì pochi anni dopo, nel 1963. Questa è l’ottava edizione. Ogni edizione è uscita ad intervalli di cinque/sei anni una dall’altra, sempre con adeguamento dei prezzi al mercato, sempre con nuove fotografie (ora sono più di 8.000) ed aggiornamenti tanto che si è passati dalle 384 pagine dell’edizione del 1958 alle 766 della presente.
E’ noto che la Bibliothèque Nationale de France di Parigi possiede una delle più grandi collezioni di monete al mondo. Alla base di questa gigantesca raccolta c’è stata la passione dei re di Francia di competere con i loro colleghi europei nel raccogliere, oltre alle opere d’arte, anche le monete. E se la parte del leone nei medaglieri parigini la fanno le monete antiche, non da meno sono quelle medievali e moderne tanto che complessivamente oggi si calcola una raccolta di circa 560.000 monete. E tra queste le italiane rappresentano un gruppo assolutamente cospicuo e con numerosissimi esemplari di grande interesse.
Deve essere quindi salutata con grande riconoscenza la pazienza di Elio Biaggi, conosciutissimo esperto di monetazione sabaude, e l’altrettanto grande impresa editoriale delle Editions Gadoury per aver messo a disposizione dei collezionisti ed degli studiosi italiani questa grande raccolta.
di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.244/Ottobre 2009
NON SENTESI OGGIDI’ PARLARE IN QUESTA CITTA’ CHE DI TRENTA SOLDI
Quando si battevano in grandi quantita’ monete calanti e di scarso valore si creavano problemi non solo nello stato emittente ma anche in quelli vicini. Ecco cosa accadde a Piacenza alla fine del Settecento.
Premessa
Il Regno di Sardegna alla fine del Settecento, specie dopo lo scoppio della guerra con la Francia nel 1792, affrontò gravissimi problemi finanziari per i quali si cercò di provvedere battendo moneta svilita e stampando una gran quantità di biglietti.
La zecca di Torino fu autorizzata nel 1793 a battere L. 4.700.000 in pezzi da 7 soldi e mezzo e L. 300.000 in pezzi da 2 soldi e mezzo. Queste monete avevano le caratteristiche già stabilite nella riforma del 1755, cioè i 7 soldi e mezzo al titolo di 3 denari e 6 (270,83 millesimi) ed al taglio di 52 al marco (4,73 grammi) ed i 2 soldi e mezzo al titolo di 2 denari (166,67 millesimi) ed al taglio di 96 al marco (2,56 grammi).
di Roberto Diegi – da Panorama Numismatico nr.232/Settembre 2008
Lucius Aurelius Commodus
Commodo nacque a Lanuvium nel 161 d.C., primogenito di Marco Aurelio, lo stesso anno in cui il padre aveva assunto il Principato, ricevendone l’investitura da Antonino Pio sul letto di morte. A cinque anni, nel 166, era già Cesare e a sedici, nel 175, veniva associato all’Impero. (altro…)
di Franco e Vincenzo Rapposelli – da Panorama Numismatico nr.245/Novembre 2009
Da un lotto generico di monete italiche in vendita in un’asta, non descritte e non classificate, abbiamo trovato una moneta che, da una prima sommaria analisi, sembrava appartenere alla zecca di Teate che da molti anni stiamo studiando.
La leggenda era illeggibile se non per tre lettere chiaramente individuabili (… I A … I) sul resto confuso nella patina un po’ deteriorata dal tempo. Erano chiaramente presenti due globetti che la classificavano inequivocabilmente come un biunx, ma il tondello aveva caratteristiche tecniche differenti dalla monetazione conosciuta. Il segno di valore era collocato nel campo della moneta in una zona mai prima notata (fig. n.1). (altro…)