di Pierluigi Debernardi – da Panorama Numismatico nr.232/Settembre 2008 e nr.233/Ottobre 2008
E’ POSSIBILE MISURARE IL CONTENUTO DI ARGENTO NELLE MONETE REPUBBLICANE? SONO STATE UTILIZZATE MOLTE TECNICHE MA ORA L’AUTORE PROPONE UNA TECNICA SEMPLICE ED AFFIDABILE BASATA SUL PESO SPECIFICO. ECCONE I RISULTATI.
Introduzione e motivazioni
La monetazione argentea nella Roma repubblicana costituisce un argomento di grande interesse per studiosi e collezionisti. Sensibili progressi in questa disciplina sono stati ottenuti negli ultimi decenni, soprattutto in seguito alla pubblicazione dell’opera del Crawford, Roman Republican Coinage (RRC) (1. M.H. Crawford, (1974). Roman Republican Coinage, Cambridge University Press, 1982 reprint.), che resta il lavoro di riferimento in questo campo. Tuttavia andando in profondità nell’argomento non può non apparire chiara la necessità di ulteriori studi ed approfondimenti.
di Gianni Graziosi
Il volume raccoglie tutti gli elaborati che hanno partecipato al concorso proposto, nel 2009, dalla NIA (Numismatici italiani associati) per opere inedite di argomento numismatico. La dott.sa Luisa Valle, vicepresidente della NIA, nell’introduzione scrive:
È l’amore per la storia che muove questo mondo, che stimola studi e ricerche, e che va indirettamente a tutelare quell’immenso patrimonio storico che l’Italia possiede, che andrebbe difeso e promosso con il contributo di tutti, certi che rendere visibili le testimonianze del proprio passato renda un popolo consapevole di ciò che è stato, di ciò che è diventato e di qual è la strada giusta da percorrere: in poche parole un popolo culturalmente forte.. Non si può far altro che essere d’accordo e condividere queste parole. Il risultato è questo volume che sicuramente offre un contributo allo studio della nostra storia e, nello stesso tempo, promuove lo sviluppo della cultura numismatica. I lavori presentati sono 12 e spaziano su argomenti numismatici molto differenti.
di Roberto Diegi – da Panorama Numismatico nr.253 – Luglio/Agosto 2010
Marcus Aurelius Probus
Marco Aurelio Probo nacque a Sirmium sulla frontiera danubiana, in Pannonia (l’attuale Ungheria), probabilmente nel 232. La sua famiglia era di umili origini e la sua carriera si svolse nell’esercito.
Fu uno dei più importanti generali sotto Aureliano, per conto del quale si distinse nel respingere gli attacchi degli Alamanni alla frontiera germanica e, alla morte di Tacito, era comandante delle armate romane in Oriente.
Probo si rifiutò di accettare l’elevazione al trono di Floriano e fu presto acclamato imperatore dalle sue truppe muovendo contro il fratellastro di Tacito. Ma, come già visto nel precedente articolo, battaglia non ci fu, perché le truppe di Floriano si ribellarono, uccisero il loro imperatore e passarono dalla parte di Probo: ciò avvenne a Tarso nel luglio o agosto del 276.
Probo ottenne la conferma della sua investitura da parte del Senato, che rispettò sempre formalmente, anche se è difficile credere, come alcuni hanno sostenuto, che il Senato prese parte effettiva nella gestione degli affari di governo.
di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.253 – Luglio/Agosto 2010
I lettori di Panorama Numismatico mi perdoneranno se ritorno su un argomento che avevo già ampiamente trattato appena nel numero scorso1 dove, esaminando la monetazione a nome di Azzo d’Este per le città di Modena e Reggio Emilia, avevo osservato come i coni delle due emissioni fossero così simili che se ne poteva dedurre una origine comune. Questa constatazione apriva affascinanti scenari: se i coni erano stati prodotti o a Modena o a Reggio, perché le monete non potevano essere state battute in una sola delle due città a nome però di entrambe?
Per di più, osservando l’accuratissima manifattura dei coni nonché l’elegante forma delle lettere, diversissime da quelle tradizionali in uso nell’area emiliana e nella vicina Bologna, si poteva ipotizzare che i coni fossero stati incisi in un’altra città, che non poteva però essere la stessa Ferrara dove la zecca non era più attiva da molti anni.
di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.252 – Giugno 2010
I GROSSI BATTUTI A MODENA E REGGIO EMILIA A NOME DEL MARCHESE AZZO D’ESTE PRESENTANO SORPRENDENTI SOMIGLIANZE TANTO DA FAR PENSARE AD UN SOLO INCISORE DEI CONI O ADDIRITTURA AD UNA SOLA ZECCA.
La prima moneta estense non fu battuta a Ferrara, città da cui iniziò la fortuna della famiglia, ma da due possedimenti vicini, per giunta temporanei: Modena e Reggio Emilia.
Non è facile spiegarlo e forse non c’è neppure una ragione precisa. Ferrara già alla fine del XII secolo aveva cominciato a battere il suo denaro ferrarino1 ma poi, nel corso del secolo successivo, aveva perso lo slancio e la produzione cessò nonostante i patti con Bologna prima e Parma poi nel 12092. Di certo non coniò alcun grosso come invece stavano facendo un po’ tutti i grandi Comuni emiliani nel corso degli anni Trenta e Quaranta. Il Bellini ha citato molti documenti del XIII secolo in cui sono citate monete straniere circolanti a Ferrara, grossi veneziani e bolognesi in particolare. E se Ferrara contava agli inizi del Trecento circa 20.000 abitanti3 la moneta necessaria non doveva essere poca.
Intanto le autorità comunali perdevano sempre più autorità e nelle lotte interne prevalse Obizzo d’Este che prese effettivamente il potere a Ferrara nel 1264 quando fu nominato signore perpetuo con la successiva introduzione di norme volte ad annullare praticamente tutte le istituzioni del libero Comune.