di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.253 – Luglio/Agosto 2010
I lettori di Panorama Numismatico mi perdoneranno se ritorno su un argomento che avevo già ampiamente trattato appena nel numero scorso1 dove, esaminando la monetazione a nome di Azzo d’Este per le città di Modena e Reggio Emilia, avevo osservato come i coni delle due emissioni fossero così simili che se ne poteva dedurre una origine comune. Questa constatazione apriva affascinanti scenari: se i coni erano stati prodotti o a Modena o a Reggio, perché le monete non potevano essere state battute in una sola delle due città a nome però di entrambe?
Per di più, osservando l’accuratissima manifattura dei coni nonché l’elegante forma delle lettere, diversissime da quelle tradizionali in uso nell’area emiliana e nella vicina Bologna, si poteva ipotizzare che i coni fossero stati incisi in un’altra città, che non poteva però essere la stessa Ferrara dove la zecca non era più attiva da molti anni.
di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.252 – Giugno 2010
I GROSSI BATTUTI A MODENA E REGGIO EMILIA A NOME DEL MARCHESE AZZO D’ESTE PRESENTANO SORPRENDENTI SOMIGLIANZE TANTO DA FAR PENSARE AD UN SOLO INCISORE DEI CONI O ADDIRITTURA AD UNA SOLA ZECCA.
La prima moneta estense non fu battuta a Ferrara, città da cui iniziò la fortuna della famiglia, ma da due possedimenti vicini, per giunta temporanei: Modena e Reggio Emilia.
Non è facile spiegarlo e forse non c’è neppure una ragione precisa. Ferrara già alla fine del XII secolo aveva cominciato a battere il suo denaro ferrarino1 ma poi, nel corso del secolo successivo, aveva perso lo slancio e la produzione cessò nonostante i patti con Bologna prima e Parma poi nel 12092. Di certo non coniò alcun grosso come invece stavano facendo un po’ tutti i grandi Comuni emiliani nel corso degli anni Trenta e Quaranta. Il Bellini ha citato molti documenti del XIII secolo in cui sono citate monete straniere circolanti a Ferrara, grossi veneziani e bolognesi in particolare. E se Ferrara contava agli inizi del Trecento circa 20.000 abitanti3 la moneta necessaria non doveva essere poca.
Intanto le autorità comunali perdevano sempre più autorità e nelle lotte interne prevalse Obizzo d’Este che prese effettivamente il potere a Ferrara nel 1264 quando fu nominato signore perpetuo con la successiva introduzione di norme volte ad annullare praticamente tutte le istituzioni del libero Comune.
Dovrebbe essere questo il punto d’arrivo di ogni serio collezionista numismatico. Dopo una “vita” passata a comprare e scambiare monete di un certo ambito (monete greche o romane, una certa zecca italiana, un settore trasversale a più zecche, per esempio, i grossi medievali), ecco che si arriva ad un punto in cui si dovrebbe presentare il frutto dei propri sforzi. Insomma, fare il catalogo della propria raccolta. C’è chi lo propone in occasione della vendita, c’è chi lo stampa a proprio uso e consumo, come ricordo, e chi invece stampa un vero e proprio libro.
E’ il caso di Nicola Rossi e del suo libro-catalogo, come lo chiama egli stesso, sui quattrini di Lucca, quelli, per intenderci, con la L ed il Volto Santo cui si è aggiunto il cosiddetto quattrino panterino coniato dal 1682 al 1735 pur con molti vuoti tra i millesimi. Una sola moneta quindi e per giunta “povera”, una di quelle monete cioè, che sono apparentemente comuni tanto che non appaiono quasi mai nei cataloghi d’asta e che si può trovare in lotti oppure per poche decine di euro. Ma anche una di quelle monete per cui alcune varianti non si trovano mai, ma proprio mai e che sono quindi davvero rare.
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di Gianni Graziosi – da Panorama Numismatico nr.235, luglio/agosto 2010
Che le novità costituissero l’ossatura portante di una parte del collezionismo delle monete moderne è cosa risaputa, ma che ora, grazie ad un’iniziativa della repubblica del Benin, le monete fossero anche “profumate”, e per di più alla marijuana, è veramente incredibile. Il Benin è uno stato dell’Africa Occidentale, precedentemente conosciuto con il nome di Dahomey, la cui economia è sottosviluppata e dipende dall’agricoltura di sussistenza e dalla coltivazione del cotone. Questa “originale” moneta da 100 francs CFA 2010, in cupronichel placcato argento, inaugura la serie dedicata alle piante più famose della terra ed è dedicata alla canapa (Cannabis sativa). Al rovescio è raffigurata la classica foglia di canapa colorata di verde; la particolarità consiste nel fatto che basta sfregare delicatamente la foglia per poter annusare il tipico odore della marijuana. Questo grazie alla particolare colorazione utilizzata capace di rilasciare molecole odorose.