di Francesco di Rauso – da Panorama Numismatico nr. 234 / Novembre 2008
Ho avuto occasione dal dr. D’Auria di ultimare gli studi su questa medaglia grazie al libro, da lui gentilmente messomi a disposizione, dal quale ho attinto le notizie utili alla stesura del seguente articolo. Il libro intitolato Le compagnie del gas in Napoli. A cura della compagnia Napoletana Gas nel centenario della sua costituzione 1862-1962, Napoli 1962 si è rivelato una miniera d’informazioni sul sistema d’illuminazione pubblica della città di Napoli, dai primi sistemi d’illuminazione ad olio, fino al sistema d’illuminazione a gas idrogeno. Nel leggere le cronache ed i documenti dell’epoca fantastico con la mente e mi pare di ritornare, in alcuni momenti, indietro nel tempo, in un XIX secolo in pieno fervore culturale, in una Napoli ricca e progressista, regnata da un sovrano che fece tanto per il benessere del suo Regno che più di tutti gli altri Stati italiani era al passo con i tempi sia sul piano economico che industriale e che nulla aveva da invidiare agli altri grandi Stati europei.
di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.248/Febbraio 2010
IL NOMINALE DI DUE MONETE DI CASTRO NON E’ COERENTE COL LORO PESO E DELLO SCUDO D’ORO VIENE DATA UNA NUOVA INTERPRETAZIONE DEL ROVESCIO.
Giaceva Castro sopra un luogo erto, ed aprico all’Occidente della Toscana, all’Oriente del fiume Marta in distanza di circa tredici mila passi dal Mar Tirreno a mezzodì, e poco meno da Soana verso Borea, in quel tratto di Paese appunto che da Falisci, e da Volcentini, o Volsiniensi era anticamente abitato.
Così inizia quella che è ancora oggi l’unica monografia sulla zecca di Castro. Non firmata, ma datata da Parma, 30 maggio 1788, era contenuta nel volume V dell’antologia curata dal bolognese Guid’Antonio Zanetti che porta la data d’edizione di due anni prima.
Michele Chimienti ormai da decenni sta dedicando tutte le sue ricerche in campo numismatico alla zecca di Bologna perché in questa città è nato e lavora.
Sono decine e decine i contributi ad essa dedicati, contributi basati sopratutto su una attentissima e scrupolosa indagine archivistica. Soltanto nel 2008 aveva dato alle stampe il suo primo volume, La zecca di Bologna e le sue macchine, ed ora porta finalmente a compimento quello che tutti si aspettavano da lui: un libro dedicato alle monete bolognesi, non solo le medievali, quelle predilette dall’autore, ma anche quelle del Sette ed Ottocento per arrivare fino all’ultima emissione a nome di Vittorio Emanuele II che poi sancì la chiusura definitiva.
Come base di lavoro Chimienti ha utilizzato le monete del Museo Civico Archeologico di Bologna in modo che questo stesso libro ne diventasse il catalogo generale. Dove la collezione civica mancava è stata integrata con esemplari presi da altri musei o collezioni private o, ancora, cataloghi d’asta.
di Renzo Bruni – da Panorama Numismatico nr.88 / Luglio 1995 – articolo richiesto da un ns. lettore
Tra le innumerevoli monete battute dalla zecca di Bologna figurano alcuni nominali la cui storia è alquanto lacunosa, ma, forse anche per questo affascinante.
Un esempio può essere il pezzo, poco conosciuto, da mezzo quattrino emesso sul finire del XVIII secolo, con le seguenti caratteristiche:
D/ Leone rampante volto a sinistra; attorno: .BONON. – DOCET.;
R/ Su sei righe: Stella / MEZZO / QVAT. RINO / – / 1796 / tre stelle, di cui la centrale stilisticamente diversa e di maggior modulo.
Diametro: mm 15, CU, 1,20 gr.
di Michele Chimienti e Franco Malavasi – da Panorama Numismatico nr.146 / Novembre 2000 – articolo richiesto da un ns. lettore
Il ‘700 è chiamato il secolo dell’Illuminismo per i progressi che in quel periodo furono fatti sia in campo filosofico che scientifico; tra i ceti più elevati si diffuse uno spiccato interesse per tutte le scienze. Sino a quel momento individui dalle ampie disponibiIità economiche avevano creato raccolte degli oggetti più disparati che pomposamente chiamavano musei, in cui, accanto ad alcuni di rilevante valore scientifico, ne erano posti altri solo perché strani ed insoliti, come uova o penne di struzzo (fig. I). Ma con la nuova visione del settecento queste raccolte iniziarono a trasformarsi secondo concetti scientifici e seguendo principii più razionali. Inoltre iniziò a farsi strada il concetto che esse dovessero superare lo scopo di suscitare stupore e divertirnento, per assumere un significato di studio e di ricerca.