di Paolo Pini
PER UNA STORIA DI BOLOGNA ATTRAVERSO LE SUE MONETE DAL GOVERNO POPOLARE ALLA CISPADANA E CISALPINA: MONETAZIONE
Gli ultimi anni del XVIII secolo e i primi del XIX a Bologna, come nel resto d’ Italia, sono densi di avvenimenti che si accavallano, sconvolgendo gli assestamenti politici e sociali precedenti: occupazione francese, esautorazione del potere pontificio, Repubblica Cispadana, Cisalpina, Regno d’Italia sotto Napoleone si susseguono.
Nello scudo bolognese di 10 apolli, coniato negli anni 1796-1797 dal Governo Popolare e precisamente nell’esergo del rovescio si osserva una veduta panoramica di Bologna sovrastata dall’effigie della Madonna di S. Luca.
I maggiorenni cittadini fecero apporre su questa moneta anche la leggenda Praesidium et deus, evidente pubblico riconoscimento e nello stesso tempo invocazione alla Vergine, da sempre protettrice e decoro della loro città.
Il numismatico che studia le monete, carta moneta, medaglie, documenti, ecc. del periodo a cavallo del 1800, ma datati con il calendario repubblicano francese, può avere necessità di conoscere rapidamente la corrispondente data espressa con il calendario gregoriano.
Il calendario repubblicano, nato durante là Rivoluzione Francese, fu introdotto dal Comitato d’istruzione pubblica della Convenzione (decreti del 5 ottobre e 24 novembre 1793) in sostituzione del calendario gregoriano.
Nota per i robertini con “virgola a globetto” e per un “curioso” gigliato ritrovato nel Bedfordshire
di Gionata Barbieri
NUOVI ELEMENTI PER LO STUDIO DEI GIGLIATI: UNO CON UN SIMBOLO DI ZECCA SCONOSCIUTO E L’ALTRO CON UN SAGGIO DI BONTA’ ANTI-TRUFFA.
I parte
Nella prima parte di questa sintetica nota è mia intenzione segnalare una nuova classe di simboli di zecca per i robertini. Si definiscono robertini, i carlini gigliati (argentei) recanti il nome di Roberto d’Angiò (regnabat: 1309-1343) battuti nella zecca partenopea o in Provenza, nonché le coniazioni postume, sempre recanti il suo nome e realizzate nel regno napoletano da altri sovrani angioini, e le imitazioni straniere, che ancora richiamano re Roberto nella legenda del dritto.
Nel secolo scorso lo storico fermano Gaetano De Minicis fece conoscere al mondo culturale del suo tempo una importantissima novità numismatica e storica riguardante Fermo e il Piceno. Egli giunse ad accertare che la città di Fermo sin dai tempi più antichi e prima ancora di essere sottomessa dai romani, ebbe una zecca o come riferì testualmente “una officina monetale”.