Fu nel 1509 che l’imperatore Massimiliano d’Austria concesse il diritto zecca a Giacomo IV Appiani nel diploma di investitura del feudo di Piombino.
Questo diritto non fu goduto che verso la fine del secolo quando l’imperatore Rodolfo eresse Piombino a stato insignendo del titolo di principe Giacomo VII Appiani (1594-1603). Di quest’ultimo si conoscono infatti monete in argento e mistura. Morto Giacomo VII senza eredi, il feudo fu venduto al nipote di papa Gregorio X, Niccolò Ludovisi (1634-1665) che riaprì la zecca. Successore di Niccolò fu il figlio Giovan Battista (1665-1695) alla cui morte la zecca fu definitivamente chiusa. Nel 1805 il Principato di Piombino fu assegnato alla sorella di Napoleone, Elisa, ed al marito Felice Baciocchi.
di Giuseppe Carucci
Avere l’hobby del collezionare qualcosa è molto bello poiché riempie la vita, ti porta a fare ricerche, studi, ti entusiasma quando riesci a trovare un pezzo che ti mancava. Attenzione però, bisogna tenere a freno sia la tasca che, soprattutto, qualche momento negativo a livello emozionale.
Per una storia di Bologna attraverso le sue monete
La situazione a Bologna negli anni 1848-49 fu densa di avvenimenti, culminati con la cacciata degli Austriaci dalla città nell’eroica giornata dell’8 agosto del ’48, e con la proclamazione della Repubblica romana nel ’49, che includeva la Legazione bolognese.
Lo scontento popolare contro il governo pontificio si era già manifestato in più occasioni (moti carbonari del 1821 e 1831), prodromi degli eventi risorgimentali del ’48-49 e del 1859 (governo provvisorio delle Romagne che prelude all’Unità d’Italia). Nel 1831 il potere temporale dei Papi è dichiarato decaduto: nel febbraio si formò a Bologna il Governo delle Province Unite che comprendeva territori delle Legazioni e delle Marche, che però dopo appena un mese si estinse.
Uno dei problemi delle monete coniate prima di Cristo, in particolare delle monete di bronzo, è quello di individuare le loro denominazioni e le loro relazioni di valore.
Questo problema riguarda la monetazione di tutte le città che si affacciavano al mediterraneo e può essere risolto solo attraverso il collegamento e il confronto di tutte le singole emissioni, l’analisi delle loro somiglianze e differenze. Nessuna città può essere esclusa da questa ricerca, neppure Roma, che per quattro secoli fece parte di questo sistema (detto ogni impropriamente “greco”), e non poteva sapere quali sarebbero stati gli sviluppi della sua storia, che l’avrebbero portata a distinguersi da tutte le altre città e a dare al mondo una nuova forma di organizzazione politica ed economica. Nessuno allora poteva presagire che i Romani, “fatto senza precedenti nella storia, in meno di 53 anni” avrebbero conquistato quasi tutta la terra abitata ed avrebbero allora adattato il sistema monetario alla nuova situazione.
Approfondimento sulle medaglie della Lavanda del 1849 e 1850.
Nel novembre del 1848, a seguito dell’assassinio del capo del governo pontificio Pellegrino Rossi, la situazione interna allo Stato pontificio precipitò e il Santo Padre fuggì da Roma riparando nel Regno delle Due Sicilie sotto la protezione dei Borbone, dapprima a Gaeta il 24 novembre del 1848 e successivamente a Portici il 4 Settembre 1849 rimanendovi fino al 4 aprile 1850 (come confermato nel rovescio della medaglia del 1850, rif. D’Auria 230). Durante questo soggiorno egli ebbe modo di visitare numerose località religiose e industriali delle Due Sicilie e fu un’occasione per i Borbone per dimostrare tutta la loro ospitalità e generosità all’illustre ospite. Si tratta di una pagina di storia molto importante per le due nazioni poiché in quel travagliato periodo i rispettivi sovrani dimostrarono attaccamento e lealtà reciproca, un vero e proprio gemellaggio testimoniato anche attraverso la medaglia qui di seguito illustrata dove il busto del Pontefice è affiancato a quello di Ferdinando II di Borbone.