L’articolo di Angelo A.Tatafiore “Aspetti storici della monetazione atriana nel Piceno italico”, apparso sul n. 99 di Panorama Numismatico (luglio-agosto 1996)* pone in luce, con chiarezza espositiva, vari aspetti storici e sociali delle città picene confrontando di alcune di esse le arti, gli usi, i costumi e le rispettive monetazioni, scegliendo quale punto di riferimento l’abbondante produzione dell’officina monetale pre-romana di Atri. Nell’articolo stesso non mancano neppure notizie sulle origini dei popoli piceni. Aggiungiamo qualche informazione tratta da studi di scrittori storici fermani : il prof. Gabriele Nepi ci ricorda come “i Sabini partiti per voto di primavera sacra (voto vere sacro) che consisteva nell’offrire agli dei tutto ciò che sarebbe nato nel periodo tra iI 1 marzo e il 30 aprile ver sacrum videri pecus quuod natum esset inter calendas martias et pridie calendas maias così Tito Livio (AUC, XXXIV, 44), dovevano quindi cercarsi nuove sedi”.
E’ in spedizione il nuovo numero di Panorama Numismatico, nr.269 di gennaio 2012, interamente a colori tranne l’inserto dedicato alle monete di Pavia. Ecco gli articoli:
– Curiosità numismatiche – Pag. 5
– Adolfo Sissia e Alessandro Giarante, Pietro III Di Vico e la zecca di Viterbo nel XIII secolo – Pag. 7
– Un decadramma di Agrigento da record – Pag.19
– Roberto Diegi, Le monete di Teodosio II – Pag. 19
– Mario Limido e Giorgio Fusconi, Le monete coniate a Pavia dalla riforma monetaria di Carlo Magno alla seconda metà del XIII secolo – VI^ e ultima parte – Pag. 25 – Questo è il sesto ed ultimo fascicolo di un libro dedicato alla monetazione medievale di Pavia. I fascicoli hanno numerazione autonoma e potranno essere staccati e rilegati.
UN PRETESTO POETICO E DOTTO PER INDICARE LA RADICE UNITARIA DELLO STATO ITALIANO
Post occasum Urbis è una trilogia scritta da Pascoli nel 1907. Si compone di tre poemetti: Solitudo, Sanctus Theodorus e Pallas, incentrati sul tema della decadenza di Roma. Roma appare una città ormai distrutta, abbattuta, deserti e abbandonati sono i luoghi, simbolo dell’antico splendore, usurpati da nuovi culti.
Si sente dire spesso che i convegni commerciali sono in caduta libera: sempre meno visitatori, sempre meno espositori, sempre meno monete. L’affermazione è fondata o almeno lo è per le manifestazioni più piccole che forse sono troppe e troppo regionali per attirare il grande pubblico. Ecco perché sono in netta controtendenza i grandi convegni. E in Italia su tutti svetta dalla sua posizione di assoluta preminenza quello di Verona che si svolge tradizionalmente in primavera ed autunno mentre si sta sempre più consolidando quello di Bologna anch’esso distribuito su due date annuali.