La Grecia, nel 2010, ha emesso una moneta da 2 euro per celebrare la battaglia combattuta nella pianura di Maratona nel 490 avanti Cristo il 12 settembre, secondo la data convenzionalmente accettata dell’evento. Al rovescio, sulla sagoma di uno scudo, sono raffigurati un guerriero oplita, emblema della lotta per la libertà, e un uccello che simboleggia la nascita della civiltà occidentale. Sono trascorsi più di 2.500 anni, giorno più giorno meno, da una delle più celebri battaglie della storia. L’esito dello scontro tra greci e persiani sembrava prevedibile, tanta era la disparità delle forze messe in campo ma, alla fine, prevalsero le truppe comandate dall’ateniese Milziade. Sovvertendo ogni logica, furono quelli che si dovevano difendere ad attaccare: il piccolo aggredì il grande, una città andò all’assalto di un grande impero muovendo la falange oplita pesantemente armata (gli storici ritengono che il peso delle armi e dell’armatura si aggirasse sui 30 kg). Quel giorno gli ateniesi subirono 192 perdite contro 6.400 dei nemici, almeno secondo quanto sappiamo dai racconti che ci sono pervenuti. Sebbene la battaglia non fosse stata particolarmente grandiosa né, tanto meno, risolutiva, è diventata una leggenda, un mito. L’obiettivo di Dario I, il re dei re, era quello di punire Atene e la vicina Eretria poiché avevano osato inviare alcune navi a sostegno della ribellione antipersiana degli Ioni d’Asia. Dario, contrariamente a quanto aveva fatto nella precedente campagna militare contro gli Sciti, non si era degnato di mettersi personalmente al comando della spedizione.
Abbiamo avuto l’opportunità di esaminare uno splendido esemplare del denario del Bellum sociale tipo Campana 174, che è stato proposto nell’asta Artemide XXXI del 18 dicembre 2010.
Bellum sociale. Denario, 87 a.C. Zecca itinerante (Campania?).
D/ Busto di Minerva a destra,con elmo crestato ed egida. A sinistra, una Vittoria la incorona. Bordo di puntini.
R/ Due guerrieri che si incontrano e si stringono la mano. Entrambi indossano una corta tunica, quello di sinistra tiene una lancia italica (saunion), quello di destra stringe un parazonium. A destra, la prua rostrata di una nave da guerra con vessillo lemniscato ed un fascio di giavellotti. In esergo: I.
Metallo: Ag; Peso: g 3,98; Diametro: mm 17,5; Orientamento dei coni: h 5
Bibliografia: Campana 174. Sydenham 632a.
La 60a Asta Varesi si svolgerà giovedì 3 e venerdì 4 maggio 2012. L’asta sarà battuta presso l’Hotel Le Gronde S.S. 35 dei Giovi, Manara, fraz. Tre Re (Pavia).
E’ possibile fare offerte online già ora sul portale di Bid Inside, su cui è pubblicato l’intero catalogo dell’asta. Il termine per le offerte online è fissato per mercoledì 2 Maggio, alle ore 17,00 (da notare che gli utenti già iscritti a Bid Inside, non devono registrarsi nuovamente).
di Mario Limido
È necessario uscire da questo disinteresse ed occorre anche superare la tendenza a trascurare lo studio delle monete comuni per privilegiare solo quelle rare. La rarità vale molto per il collezionismo, ma vale molto meno per la storia economica e sociale, una storia intimamente legata proprio alle monete più comuni, più numerose, a quelle che hanno effettivamente servito il mercato sostenendo le varie funzioni di misura dei valori, di mezzo di scambio e di pagamento, di conservazione e trasmissione di ricchezza. È soprattutto da queste monete più diffuse e più comuni che possiamo trarre notizie sulla storia economica e sulla vita della loro epoca.
DUE RARISSIMI 100 PERPERA DI NICOLA I DEL MONTENEGRO CONIATI NEL 1910.
L’asta Nomisma n. 44 del 29 e 30 ottobre 2011 ha presentato, ai lotti 299 (fig. 1) e 300 (fig. 2), due pezzi d’oro di grande valore e rarità, vale a dire il 100 perpera, ambedue coniati a nome di Nicola I e con uguale millesimo, l’anno 1910. Le monete sono somiglianti ma non uguali; certo, in una il viso del sovrano è rivolto a destra e nell’altra a sinistra, in una sotto il collo del sovrano c’è un ramoscello d’ulivo mentre nell’altra compare la data 1860-1910 ma, a ben vedere, la differenza sostanziale risiede nelle leggende che stabiliscono il titolo del sovrano e la forma istituzionale dello stato. Ma perché nello stesso anno sorse la necessità di coniare lo stesso nominale in due varianti?