Nel ricco panorama delle aste autunnali merita un approfondimento la 61a vendita della Numismatica Varesi che si terrà il 22 novembre 2012 nella nuova sede, la settecentesca Villa Botta Adorno, a pochi chilometri da Pavia.
La vendita si presenta un’occasione speciale anzitutto per il contenuto di monete italiane, davvero di elevato livello. I lotti che verranno esitati saranno 990, a partire dai quaranta esemplari di varie provenienze, tra i quali compare un gruppo di monete modenesi proveniente da una raccolta di antiche origini, pezzi di notevole pregio come lo scudo d’oro di Alfonso II d’Este (lotto 13), la splendida doppia di Francesco I (lotto 14) e un eccezionale doppio ducatone del medesimo regnante (lotto 16). Tra le monete papali si può trovare, invece, un eccellente doppio carlino di Clemente VII, opera di Benvenuto Cellini (lotto 30) e una notevole serie bolognese di Pio VI composta da 4 aurei (lotti 33, 34, 35 e 36).
Il resto del catalogo è formato da tre distinte collezioni: una di monete e medaglie del sud Italia composta da circa ottanta esemplari di buona qualità dove spiccano alcuni pezzi pregiati come il sesquiducato d’oro di Alfonso I d’Aragona (lotto 58) o il ducato, anch’esso in oro, di Alfonso II d’Aragona (lotto 63) mentre tra le medaglie, di certa rilevanza sono quella di Murat del 1809 per la distribuzione delle bandiere alle legioni provinciali (argento, lotto 178) e quella ben più grande e rara di Francesco I del 1825 commemorante la sua assunzione al trono (argento, lotto 188)
Merita una menzione particolare la collezione del Cavalier Felice Di Loreto, composta da circa 140 monete d’argento italiane di varie epoche e zecche. Le splendide patine, a volte cariche, a volte iridescenti, ma sempre affascinanti, testimoniano dell’antichità della collezione. Il grosso da 6 denari di Bergamo (lotto 247, SPL), il testone di Cosimo I de’ Medici per Firenze (lotto 249, SPL) o la rappresentazione del Battesimo di Gesù sulle piastre fiorentine (lotti 253, 254 e 255) sono solo alcuni dei pezzi eccelsi di questa raccolta.
Nell’ambito del progetto di ricerca Moneta e identità territoriale: dalla “polis” antica alla “civitas” medievale, che ha coinvolto le Università di Messina, Bologna, Genova e Milano, è stato indetto il Convegno Polis, urbs, civitas: moneta e identità, organizzato dal Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Milano. Il Convegno avrà luogo il 25 ottobre, con apertura dei lavori alle 9.30, presso la Sala di Rappresentanza del Rettorato dell’Università milanese (via Festa del Pedono, 7).
Per informazioni, contattare Lucia Travaini all’indirizzo e-mail lucia.travaini@unimi.it
di Gianni Graziosi
Con lo slogan bagliore nella notte viene pubblicizzata la moneta canadese, in lega di rame e nichel, con valore facciale 25 cents 2012 (12,61 g, 35 mm, tiratura 25.000 esemplari). Il pezzo, il primo di una nuova serie di quattro dedicati agli animali preistorici, presenta sul rovescio l’immagine a colori di un dinosauro cornuto, il Pachyrhinosaurus canadensis lakustai, un erbivoro vissuto nel Cretaceo superiore nel nord America; ma ovviamente non è questa la novità. L’innovazione consiste nel fatto che basta esporre la moneta per breve tempo alla luce solare o alla luce di una lampadina, e se poi la si colloca al buio, udite-udite, è possibile vedere lo scheletro dell’animale. Questo perché la reale zecca canadese ha utilizzato smalti fluorescenti. Il risultato è una radiografia virtuale del Pachyrhinosaurus. Dall’altro lato del tondello l’elegante ritratto di Elisabetta II con la sovrana che volge lo sguardo verso destra.
Naturalmente non è la prima volta che i dinosauri vengono rappresentati su monete, soprattutto dopo il grande successo del film Jurassic Park realizzato nel 1993 da Spielberg. Numerose sono le emissioni in cui figurano immagini di questi fantastici animali come, solo per fare qualche esempio: 10 dollari 1997 in argento (28,28 g) dell’Eritrea con il massiccio e cornuto Triceratops; 100 tugrik (tögrög) 1989 (28 g) con Nemegtosaurus mongoliensis erbivoro vissuto nel Cretaceo superiore e 500 tugrik (tögrög) 2001 (25 g) con il piccolo Protoceratops andrewsi, entrambi i pezzi sono in argento della Mongolia; 500 dinari 1993 in rame e nichel della Bosnia-Herzegovina con il notissimo Brontosaurus, nome entrato nell’uso popolare ma errato, per ragioni di precedenza nella scoperta deve essere utilizzato Apatosaurus; 4 dollari 2009 con Tyrannosaurus rex, il grande carnivoro bipede dalla testa enorme, con denti lunghi anche 18 cm, mentre gli arti anteriori erano minuscoli, quasi atrofizzati; 4 dollari 2010 con il carnivoro Dromaeosaurus albertensis che aveva un artiglio affilato sul secondo dito del piede, pezzi in argento (15,87 g) del Canada; 500 won 1993 in argento (31,1035 g) della Corea del Nord con Brontosaurus; 1 corona 1993 in argento (28,28 g) di Gibilterra con Stegosaurus, animale dotato di enormi piastre poste sopra la colonna vertebrale e una potente coda munita di lunghe spine appuntite; 1000 yen 2010 in argento (31,1 g) del Giappone con il carnivoro Fukuiraptor; 5 dollari 2002 in argento (62,5 g) con il gigantesco Seismosaurus di Tuvalu. Naturalmente l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Una rarità ritrovata. La medaglia in bronzo con l’immagine di San Francesco Caracciolo coniata nel 1843 in occasione della proclamazione del santo a compatrono di Napoli, di cui si era data notizia su queste stesse pagine nel numero di luglio-agosto scorsi, è stata rintracciata nella collezione privata Turricchia a Roma.
L’opera, della quale si conosceva un solo passaggio sul mercato risalente al 1882 (collezione Fusco, rif. 3660), è firmata al dritto V.CATENACCI F. (Vincenzo Catenacci Fecit), il noto incisore di altre medaglie dedicate ai compatroni napoletani, mentre al rovescio figura l’iscrizione AD NEAP. URBIS SOSPITATEM OMN. ORDINUM VOTO PATRONVS DECLARATVR AN. MDCCCXLIII (Nell’anno 1843 con voto di tutte le autorità viene dichiarato patrono per la protezione della città di Napoli).
È giunta all’undicesima tappa la mostra “Il vero e il falso”, dedicata alla falsificazione monetale dalle origini ai giorni nostri, di cui si era data notizia sulle pagine di questa rivista nel giugno scorso. Questa volta la sede prescelta è il Museo Civico Archeologico di Bologna. Che la ospiterà dal 6 ottobre al 2 dicembre.
Oltre ai pezzi già esposti nelle sedi precedenti, strutturati in aree tematiche entro le quali i falsi sono messi a confronto con gli esemplari originali corrispondenti, e ai materiali di più alto pregio artistico quali sono quelli realizzati da Domenico Trentacoste e Publio Morbiducci, scultori di chiara fama, chiamati a far parte della Commissione permanente tecnico-artistica monetaria del Ministero del Tesoro, nella sede bolognese saranno presenti una sezione sulla zecca di Bologna e le sue falsificazioni a cura di Michele Chimienti, una sezione archeologica con reperti falsi e copie di età antica, a cura del Museo bolognese, un excursus storico sul falso monetale attraverso le pagine di libri, fumetti e immagini tratte dai film e una serie di vetrine dedicate alle più importanti operazioni di servizio condotte negli ultimi anni dalla Guardia di Finanza contro la falsificazione di monete e banconote. Saranno presenti materiali provenienti dal Museo Storico della Guardia di Finanza che testimoniano il ruolo svolto dai militari del Corpo in alcune fasi della storia bolognese.