In occasione del XX Convegno Filatelico Numismatico, che si terrà a Firenze il 23 febbraio prossimo presso l’hotel Hilton Garden Inn Florence, il Circolo Numismatico Mediceo presenterà una medaglia commemorativa per il 25° anniversario della propria fondazione. Sulla medaglia è raffigurata l’effigie di Alessandro Innocenti, socio fondatore e presidente negli anni 2000, quale omaggio alla figura di un uomo che ebbe grande importanza per la struttura del sodalizio stesso e per la realizzazione di una fornita biblioteca necessaria a comprendere l’importanza della moneta, la storia, la geografia e l’arte dei tempi passati.
Sarà inoltre esposta una serie di medaglie realizzata dall’associazione, dedicata alla famiglia Medici, a cui il sodalizio si ispira, insieme a un’altra serie che il Circolo ha assegnato a cittadini fiorentini di grande levatura a livello nazionale.
Publius Aelius Hadrianus
Adriano nacque, probabilmente, a Roma nel gennaio del 76, ma la sua famiglia era originaria della Betica (Spagna) dove si era trasferita moltissimi anni prima dal Picenum, terra d’origine della Gens Aelia. Il padre, Publius Aelius Hadrianus Afrus era cugino di Traiano. Alcuni sostengono però che il futuro imperatore fosse nato proprio ad Italica, in Spagna, come il suo predecessore.
Una radicata tradizione tramanda che Traiano, sul letto di morte, abbia adottato Adriano designandolo come suo successore. Secondo una più recente tesi storica pare però che le cose non siano andate proprio così perché Adriano, alla morte del padre avvenuta nell’85, fu affidato a due tutori uno dei quali era proprio Traiano: quindi già da molti anni il giovane Adriano era entrato a far parte della famiglia dell’imperatore che, ricordiamolo, non aveva eredi. Adozione formale o no, sul letto di morte o prima, Adriano era comunque il successore designato di Traiano, come risulta del resto, lo vedremo più avanti, da alcune monete.
La rivista svizzera Numis-Hmz ha pubblicato, a cura di Fabio Luraschi, un interessante bando pubblicato a Lugano il 18 agosto 1752. Poiché è stato ovviamente redatto in lingua italiana lo possiamo apprezzare pienamente. Anche in Svizzera c’erano i soliti problemi relativi alle monete per cui occorreva prendere dei provvedimenti per provedere, si legge, il meglio possibile alli diversi abusi, che provengono dal corso troppo alterato delle monete, e sperimentato sommamente pregiudizievole al vantaggio di questa Magnifica Comunità.
La tariffa, qui illustrata, cita soprattutto monete italiane. Cita, per esempio, la doppia nuova di Roma coniata dopo il pontificato di Clemente XI quotata 22 lire e 10 soldi con la mezza doppia e quarto in proporzione. Troviamo il ducatone ed il filippo di Milano ed il ducatone di Roma posteriore a quello di Clemente XI. Quel che stupisce è trovare monete anche monete piccole e soprattutto di Genova. Oltre alla doppia ed agli scudi d’argento abbiamo citati il terzo di lire e la parpaiola.
Una delle più importanti zecche italiane fu, senza alcun dubbio, quella di Venezia. Attiva già dall’età carolingia, venne chiusa definitivamente soltanto con l’annessione al Regno d’Italia. Considerata l’importanza economica della Serenissima per i grandi commerci, sia con l’Oriente che con gli altri Stati italiani e del nord Europa, è facile comprendere il ruolo fondamentale che ha avuto la moneta veneziana.
Dal punto di vista strettamente collezionistico bisogna dire che Venezia è molto seguita anche se non conosce la popolarità di altre grandi serie italiane come quelle papale e sabauda.
Per ciò che riguarda la letteratura numismatica ricordo la fondamentale e pionieristica opera di Nicolò Papadopoli uscita agli inizi del Novecento. Sono invece diventate di uso comune nei cataloghi d’asta i due volumi di Raffaele Paolucci editi nel 1990 e nel 1991, nei quali viene indicato solamente il grado di rarità e la valutazione generica della moneta.
di Gianni Graziosi
La zecca di Perth, nel 2012, ha coniato due tipologie di monete da un dollaro in argento, di peso pari a un’oncia (31,1 g, 40,6 mm, 6.000 pezzi), con forma decisamente insolita, quella del continente australiano. Al rovescio di un tipo è raffigurato un kookaburra posato su uno steccato, la figura si distacca nettamente dallo sfondo colorato. Il kookaburra (genere Dacelo, famiglia Alcedinidae) è un tipico uccello dell’Australia e della Nuova Guinea che ha una caratteristica particolare, quella di emettere forti richiami striduli ed acuti molto simili a una risata umana. Esso fu anche scelto come una delle mascotte ufficiali, assieme all’echidna e all’ornitorinco, della XXVII olimpiade che si svolse nel 2.000 a Sydney. Sull’altro pezzo è invece raffigurato un emù (Dromaius novaehollandiae), un potente e grande uccello, inferiore solamente allo struzzo per dimensione, che è anche un forte corridore e se minacciato può raggiungere i 50 km all’ora. Le due monete rappresentano le prime coniazioni di una serie che sarà dedicata alla fauna selvaggia dell’Australia.