L’ORDINE DEL TOSON D’ORO ISTITUITO NEL 1429 O 1430, L’ORDINE DELLA GIARRETTIERA NATO TRA IL 1346 ED IL 1348 E L’ORDINE DELLA VITTORIA MOLTO PIU` RECENTE PERCHÈ CREATO NEL 1943 IN PIENA SECONDA GUERRA MONDIALE. UN VIAGGIO AFFASCINANTE NEL MONDO DELLE PIU` IMPORTANTI ONORIFICENZE.
di Giuseppe Carucci
Tutte le collezioni di valore sono soggette a rischio di furto, soprattutto quelle che per i loro modesti ingombri possono essere più facilmente trafugate, nascoste ed infine vendute magari a pezzi singoli. In questo novero rientrano sicuramente le collezioni numismatiche, di medaglie e di ordini, e sono proprio questi ultimi ad essere oggetto di questo scritto.
Accanto ad ordini comuni e di scarso pregio estetico-artistico ci sono quelli che potremmo definire “esclusivi” che possono portare la raccolta a raggiungere valori impensati, come nel caso di quella collezione privata, del valore stimato di circa due milioni di dollari, che fu rubata in Russia nel 2003 ma per fortuna del proprietario recuperata prima che prendesse la strada dell’estero.
Addentriamoci ora in questo mondo particolare che a volte è fatto di storia reale, a volte di leggende e mitologia e ripercorriamo la genesi di tre ordini che farebbero felice e ricco il collezionista o l’amatore che li possedesse.
L’ORDINE DEL TOSON D’ORO
Questo Ordine di origine spagnola fu istituito nel 1429 o 1430 da Filippo il Buono, duca di Borgogna (fig. 1), membro per ramo cadetto della dinastia dei Valois che allora regnava in Francia, in occasione del suo terzo matrimonio con Isabella del Portogallo, della dinastia dei Capetingi, ed era riservato originariamente a ventiquattro cavalieri di eccezionali virtù, come erano gli Argonauti di Giasone alla cui leggenda l’Ordine si ricollega giacchè tosone o vello sono sinonimi.
Il numero dei cavalieri dell’Ordine fu portato in seguito da 24 a 30 e poi a 50. Per quanto riguarda gli Argonauti la leggenda vuole che Giasone ed i suoi compagni si misero alla ricerca della pelle dell’ariete alato sacro a Zeus il cui volo doveva essere portatore di salvezza per la principessa Elle. La fanciulla, figlia di Atamante re dei Mini e di Nefèle, stava per essere sacrificata insieme al fratello Frisso, per liberare il paese dalla siccità che lo attanagliava. Il sacrificio però non avvenne perché i due fanciulli furono salvati dalla madre Nefèle che li fece fuggire su un ariete dal vello d’oro donatole da Ermes, ambasciatore di Zeus. In groppa all’ariete alato i due giovani si diressero verso la Colchide oltre il Ponto Eusino (Mar Nero) ma vi giunse solo Frisso poiché Elle cadde in mare nello stretto tra l’Egeo e la Propontide che da lei prese il nome di Ellesponto, oggi stretto dei Dardanelli.
A Filippo il Buono successe il figlio Carlo, detto il Temerario appartenente al secondo ramo borgognone della dinastia dei Capetingi (fig. 2), il quale morì nel 1477 durante la battaglia di Nancy.
Agli albori del 1477 le armate di Carlo invasero la Lorena e cinsero d’assedio la città di Nancy, che ne era la capitale, ma uno dei suoi generali, il napoletano Campobasso, a causa di un insulto ricevuto tempo addietro, lo tradì passando nelle fila del nemico e determinando così la sua sconfitta. Dopo la sua morte il Gran Magistero dell’Ordine fu ereditato dalla Casa d’Asburgo e dopo l’abdicazione di Carlo V esso fu mantenuto dalle case regnanti d’Austria e di Spagna.
Dopo l’estinzione della linea spagnola, avvenuta nel 1700, l’Austria avanzò la pretesa di essere l’unica depositaria dell’Ordine del Toson d’Oro ma il nuovo re di Spagna Filippo II non accettò la pretesa austriaca ed infine le due case reali decisero di assegnare l’Ordine ciascuna per proprio conto. Per questo motivo esistono due varianti dell’Ordine.
Esso è costituito da una pelle d’oro sormontata da una selce con lingue di fuoco con al centro un ovale di smalto blu con il motto PRETIUM LABORUM NON VILE (l’ onorificenza non è inferiore all’atto eroico). In occasioni particolarmente solenni l’Ordine veniva appeso ad un collare d’oro fatto di anelli a forma di acciarini e pietre focaie (fig. 3) mentre in altri casi il tosone d’oro veniva appeso ad un nastrino di colore rosso chiaro e della lunghezza di due dita, come da figura 4, che vale anche come insegna per le dame del Toson d’Oro.
Come si nota dalla figura 5 il collare di cui sopra, con appeso il tosone è uno degli elementi che compongono lo stemma ufficiale dei Boboni di Napoli a partire dal 1816 e compare sulle piastre di Ferdinando I a partire dal 1817 mentre sulle monete del suo successore Francesco I compare solo il tosone senza collare.
La variante austriaca dell’ordine è un poco diversa, e diverso è anche il motto: NON ALUID, ed è posteriore. Ad ogni modo sia l’una che l’altra variante costituirebbero il fiore all’occhiello di una qulasiasi collezione basata su oggetti da onorificenze.
Il valore dell’Ordine del Toson d’Oro, soprattutto se datato, è molto alto e può raggiungere cifre importanti a molti zeri. L’Ordine fu istituito con la finalità di diffondere la religione cristiano-cattolica e non è strano che un principe cristiano abbia attinto ad una leggenda della mitologia pagana e che il simbolismo della vicenda del vello d’oro sia simile a quella del santo Graal.
Sono entrambi il Vello ed il Graal, simboli intrisi di una sacralità che è comunque di origine divina: la pelle dell’animale alato di Zeus ed il calice dal tavolo dell’Ultima Cena ed hanno entrambi intenti pietosi; infatti l’ariete porta in salvo la fanciulla Elle, il calice raccoglie il sangue sgorgante dalle ferite di Cristo. Quindi per entrambi sacrificio e sangue e per ambedue le leggende alla donna, regina Ginevra o maga Medea che sia, è assegnato un ruolo non inferiore a quello del guerriero.
L’ORDINE DELLA GIARRETTIERA
The Most Noble Order of the Garter è il più antico e importante Ordine del Regno Unito di Gran Bretagna e fu istituito in una data che può oscillare tra il 1346 ed il 1348 dal re Edoardo III (fig. 6).
L’ordine ha a capo il sovrano ed è riservato a non più di 25 membri in vita. Sono però ammessi membri dell’Ordine al di sopra del predetto limite, detti sovrannumerari, di solito facenti parte della parentela del re o sovrani stranieri.
Formalmente l’Ordine fu istituito nel giorno di San Giorgio, patrono d’Inghilterra, in onore della Santissima Trinità, della Beata Vergine Maria, di Sant’Edoardo e dello stesso San Giorgio. L’Ordine ottenne il riconoscimento da parte del papa Clemente VI con due bolle del 1348 e 1349.
Ma da cosa deriva il nome giarrettiera dato ad un ordine cavalleresco? Qui due sono le versioni, ed ambedue ben poco verosimili. La prima ipotesi ci dice che la creazione dell’Ordine sarebbe stato un omaggio di Edoardo III al suo antenato Riccardo Cuor di Leone il quale durante una crociata fece indossare una giarrettiera ai suoi soldati secondo quanto indicatogli in sogno da San Giorgio la notte prima di una battaglia che poi fu vinta.
Questa versione sembra un adattamento del presunto sogno fatto da Costantino prima della battaglia contro Massenzio con la famosa frase IN HOC SIGNO VINCES, e così egli fece dipingere il monogramma di Cristo sugli scudi dei suoi soldati. Di qui la mezza favola sul primo imperatore cristiano, ma Costantino si fece battezzare solo nel 337 in fin di vita, quando non poteva più peccare, facendo passare ben 25 anni dal presunto sogno avvenuto nel 312 alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio. Più verosimilmente l’aver fatto dipingere il monogramma sugli scudi, se comunque questo è vero, fu una buona trovata per poter distinguere i soldati dei due eserciti i quali combattevano con le stesse armi, indossavano più o meno le stesse divise, avevano le stesse insegne imperiali con l’aquila romana e parlavano la stessa lingua!
Ma poteva un santo far sognare a Riccardo Cuor di Leone una cosa frivola come la giarrettiera?
La seconda versione ci dice che durante una festa da ballo a corte la contessa di Salisbury, allora amante e poi moglie del re col nome di Giovanna del Kent, perse una giarrettiera. Allora Edoardo la raccolse ed offrì alla contessa il suo aiuto per indossarla di nuovo, e per mettere a tacere risatine e bisbigli degli invitati pronunciò la seguente frase nella lingua di corte che era il francese medioevale: HONNI SOIT QUI MAL Y PENSE (sia vituperato chi ne pensa male). Tale frase divenne il motto dell’Ordine ed è ricamata sulla giarrettiera. Col tempo vennero aggiunti il collare con il medaglione di San Giorgio appeso ad un nastro azzurro e la placca tempestata di molti brillantini (fig. 7).
Il 21 ottobre 1805 , al largo della Spagna, si tenne la battaglia di Trafalgar tra la flotta inglese di Horatio Nelson e quella franco-spagnola comandata dall’ammiraglio Pierre Villeneuve.
La nave ammiraglia inglese, la HMS Victory, portava sulla polena1 il motto dell’Ordine della Giarrettiera HONY SOIT QUI MAL Y PENSE. La Victory, sulla quale l’ammiraglio Nelson trovò la morte colpito da una fucilata di un cecchino francese, è oggi conservata in un bacino di carenaggio dell’arsenale di Portsmouth.
Per secoli l’Ordine fu assegnato solo a britannici, il primo straniero ad esserne insignito fu lo zar di Russia Alessandro I nel 1813 forse per attirarlo nella coalizione antinapoleonica.
Segue articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico n.222/ottobre 2007