La parola tedesca notgeld è composta da not (bisogno, necessità) e geld (denaro), letteralmente denaro di necessità, quindi si riferisce a monete, banconote, succedanei della moneta divisionale, pezzi emessi durante periodi di grande crisi economica come nell’epoca dei due conflitti mondiali. Molte nazioni, nel periodo 1914-1947, utilizzarono moneta di emergenza come Algeria, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Russia, Spagna, Ungheria, solo per fare qualche esempio. In Germania i notgeld fecero la loro prima apparizione durante la prima guerra mondiale (luglio 1914) allo scopo di sostituire gli spiccioli diventati molto rari; infatti i metalli, come sempre accade nei periodi di grande instabilità, venivano tesaurizzati oppure impiegati per lo sforzo bellico. In genere i notgeld erano biglietti cartacei di valore modesto da 10, 25, 50, 75 pfennig (centesimi di marco tedesco), emessi da banche locali, enti, associazioni culturali, comunità religiose, partiti politici, imprese e, soprattutto, dai comuni; ebbero una grande diffusione nel periodo 1915-1922. Oltre ai biglietti cartacei furono usati pezzi in cuoio, seta, lino (leinengeld) oppure monete in zinco, lamine d’alluminio e persino tondelli in porcellana (porzellangeld).
Le raffigurazioni sui notgeld sono molto diverse e, in un certo senso, svolsero anche una funzione di promozione turistica delle località in cui furono stampati. Sull’aspetto monetario prevale il richiamo grafico, la curiosità delle iscrizioni ispirate alla poesia, alle rievocazioni storiche, alla rassegnazione, condita da grande ironia, circa la sorte della Nazione a causa della sconfitta militare. Le riproduzioni mostrano vedute panoramiche, monumenti, castelli, costumi regionali, opere d’arte, bellezze naturali e artistiche, emblemi araldici, ma anche soggetti di carattere religioso, personaggi fiabeschi e mitologici. Ovviamente, per apprezzarne a pieno tutti gli aspetti, bisogna conoscere la lingua tedesca ma, in ogni caso, si possono ammirare semplicemente per la veste iconografica ricca di colori e particolari.
I notgeld più interessanti dal punto di vista grafico sono quelli di basso valore, i cosiddetti kleingeld, che sono stati stampati dal 1916 al 1922 su disegni di validi artisti. Naturalmente le immagini raffigurate sono molto diverse da quelle presenti nelle banconote tradizionali e anche la tecnica di produzione era diversa. Le banconote statali venivano stampate tramite calcografia, allo scopo di evitare le falsificazioni, mentre i notgeld erano litografici e, in questo modo, era possibile sfruttare una maggiore libertà grafica e ottenere colorazioni più intense.
La città di Neustrelitz faceva rappresentare un povero diavolo che esibiva il vuoto delle tasche rivoltate; mentre la città di Brema aveva accettato la proposta di un proprietario di un Luna Park, il quale avrebbe sostenuto le spese delle emissioni, purché le immagini si riferissero alla novella I musicanti di Brema (Die Bremer Stadtmusikanten). La celebre fiaba dei fratelli Grimm è rappresentata con un grosso somaro ragliante, sul cui groppone un cane abbaia mentre, sul suo dorso, un gatto miagola, infine sulla schiena arcuata del gatto, un gallo canta per celebrare la nascita del sole. La cittadina di Rinteln, in Bassa Sassonia, fece emettere una serie, stampata da Edler & Krische di Hannover, dedicata al barone di Münchhausen; sul biglietto da 50 pfennig è raffigurato il bizzarro barone capace di volare a cavallo di una palla di cannone o protagonista di inverosimili avventure e imprese prodigiose come uscire da una palude, in cui era caduto, afferrandosi per i capelli e tirandosi in su, di viaggiare fino alla Luna, di cavalcare un cavallo tagliato di netto in due parti. Sul pezzo da 50 pfennig della cittadina di Eickel era raffigurato san Cristoforo, nel biglietto, pure da 50, della città di Hamburg era illustrato san Giorgio, mentre sui 25 pfennig del comune di Mücheln (Sassonia-Anhait) compariva l’effige di san Giacomo.
La città di Bielefeld aveva messo in circolazione biglietti con la raffigurazione di una rapa rossa, ortaggio consumato in grandi quantità dai suoi cittadini nel periodo 1917-1919. Bielefeld si caratterizzava anche per aver emesso biglietti in seta artificiale. Su quello da 1.000 marchi (15.12.1922) è raffigurata una corsa di uomini e animali antropomorfi mentre, sull’altro lato, compare un direttore d’orchestra in frac che dirige uno strano complesso costituito da un violinista, quattro maiali, un cavallo, un bue e un cane. Al di sotto si vedono varie figure tra cui un francese, accompagnato da un gallo, un ufficiale inglese, un polacco intento a ballare, l’orso russo con le sembianze di un diabolico essere. Sul biglietto si trovano frasi e moniti alle potenze vincitrici, ad esempio, si può leggere che la Germania provvide alle truppe occupanti il territorio del Reno (1920-1921) con 16.000 ferri da stiro, 18.000 tappeti, 72.000 bicchieri per vino bianco, 51.000 per vino rosso, 15.000 per vino Porto, 45.000 calici per spumante, 58.000 bicchierini per liquori, 26.000 bicchieri da birra, 9.000 caraffe da vino, ecc.
Dresda, famosa per le sue stupende porcellane, aveva emesso monete di necessità in porcellana, mentre Osterwieck, circondario dello Harz, utilizzava pezzi in pelle di camoscio. E questi non sono che pochi esempi fra gli innumerevoli che si potrebbero fare.
Una caratteristica dei notgeld è quella di avere una data, per così dire, di scadenza: se entro tale termine non venivano presentati per il cambio perdevano ogni valore. Su molti notgeld si può leggere: «Il Comune di … [nome] emette queste carte ricordando che il termine di validità è …[data]. A chi li riporterà verrà consegnata moneta contante, ma a chi non le riporterà avrà tutta la nostra gratitudine». Anche con questo semplice espediente, il mancato rimborso, si cercava di risanare la precaria economia.
Un altro aspetto peculiare, ma non troppo, è legato al fatto che da subito vennero ricercati a scopo collezionistico, pertanto le tipologie emesse si moltiplicarono a dismisura, molti non vennero stampati per la circolazione ma solo a fini speculativi. Si valuta che dalla prima guerra mondiale fino al 1922 siano stati emessi fra i 40.000 e i 45.000 notgeld diversi, mentre durante il periodo dell’iperinflazione (1922-1923), e il conseguente collasso della valuta tedesca, le serie prodotte siano state circa 75.000-80.000. Le emissioni di notgeld, tacitamente tollerate dall’autorità, continuarono in Germania fino a quando vennero vietate in relazione alla loro enorme quantità (17 luglio 1922). Ma l’inflazione galoppante obbligò a stampare ancora banconote di emergenza di taglio elevatissimo da migliaia, milioni, miliardi di marchi per arrivare al bilione.
La provincia di Westphalia, nel 1923, fece coniare notgeld sia in alluminio che in bronzo fino al valore astronomico di un bilione di marchi. Quando la spirale distruttiva dell’inflazione si fermò, la città di Krefeld aveva già stampato una banconota da 200 bilioni (200.000.000.000.000), data di emissione 15 novembre 1923.
Durante il periodo della grande inflazione la cartamoneta aveva un periodo di vita molto breve, le nuove emissioni si succedevano a un ritmo incalzante, e tutto questo portò al problema di come distruggere l’enorme quantità di banconote poste fuori corso. Inizialmente i biglietti erano macerati e trasformati in cartone o in carta da pacchi, successivamente, vista l’impossibilità di smaltire lo sterminato numero di banconote, venne deciso di riconsegnarle direttamente alle cartiere. In questo modo certi biglietti fuori corso trovarono altri impieghi, ad esempio, la fabbrica Nestlé si servì della banconota da un miliardo di marchi quale etichetta; il pezzo da 10 milioni venne usato da una grossa ditta, in Polonia, come etichetta per le proprie bottiglie di rum di Cuba.
I notgeld possiedono alcune caratteristiche che li accomunano alle figurine come il fatto di essere riccamente illustrati, stampati in serie ed avere piccole dimensioni. Mentre se ne differenziano in quanto non venivano donati come gadget per incentivare la vendita di un determinato prodotto, ma servivano per fronteggiare la carenza di circolazione monetaria. Furono utilizzati soprattutto in Germania e Austria e, pur essendo privi di corso legale, venivano comunemente accettati come mezzo di pagamento. Parlando di monete di “necessità” non si può fare a meno di ricordare i miniassegni che, per importi variabili da 50 a 350 lire, entrarono in circolazione in Italia nel dicembre 1975 e che sparirono sul finire del 1978. Questa particolare forma di denaro fece la comparsa per sopperire alla mancanza di spiccioli, ne circolarono oltre 800 tipi diversi, emessi da 33 istituti di credito, per un ammontare stimato a più di 200 miliardi di lire.
Scarica l’articolo completo, anteprima di Panorama Numismatico nr.314 di febbraio 2016, con immagini aggiuntive.