di Lorenzo Bellesia
PRESENTIAMO DUE MONETE PROBABILMENTE INEDITE. LA PRIMA DI LUCCA PRESENTA DUE ARMETTE INVECE DI UNA SOLA, LA SECONDA DI MILANO CON UNA VARIETA’ AL ROVESCIO CHE FORSE NE ATTESTA LA CONIAZIONE IN UN MOMENTO DI PASSAGGIO DA UNA VARIETA’ AD UN’ALTRA.
Un amico mi ha cortesemente mostrato due interessanti monete.
La prima è un grosso da 3 bolognini per Lucca. Eccone la descrizione:
D/ (armetta) · CAROLVS · INPERATOR
Lettere LVCA disposte a croce intorno a rosetta, il tutto in cornice quadrilobata accantonata da gigli
R/ · SANTVS · · · VVLTVS · : ·
Il Volto Santo, nel campo, a sinistra, marca di commercio
AG g 1,89 h 3
Gli elementi caratteristici di questa moneta sono tutti conosciuti e ben noti nella monetazione lucchese. Al diritto si trova l’armetta della famiglia Arnolfini, sicuramente la più comune tra quelle che compaiono in questo nominale (fig. 1). La versione INPERATOR e la rosetta al centro delle lettere LVCA accomunano poi molte varianti1.
Nel rovescio lo stile è sempre quello consueto mentre la marca di commercio, benché rarissima, è già nota sul diritto di un altro grosso da 3 e su di un quattrino2.
La novità è però trovare in una sola moneta sia l’armetta Arnolfini che la marca di commercio. I due contrassegni uniti credo non siano un errore di zecca, cioè un accoppiamento sbagliato di due coni, poiché nell’altro esemplare conosciuto con la marca di commercio quest’ultima è collocata proprio al diritto e non nel campo del rovescio.
E’ possibile invece che per primo sia stato battuto il grosso da 3 con la marca di commercio del maestro di zecca che cambiava il tipo quattrocentesco. Ne dovrebbero essere stati battuti pochissimi e subito dopo fu associato al maestro di zecca in carica un altro maestro della famiglia Arnolfini che poi proseguì da soli per alcuni anni producendo un gran numero di pezzi a giudicare dai coni verificabili.
La seconda moneta che vorrei presentare è un interessante ibrido dello scudo d’oro coniato a Milano a nome di Filippo II.
D/ (dal basso a sinistra) PHILIPPVS · REX · ETC ·
Testa radiata a sinistra
R/ MEDIO LANI · D ·
Stemma ornato e coronato
AU g 3,30 h 11
Crippa3 ha ben individuato il motivo della presenza o meno del sole al diritto: le monete con il sole erano scudi d’oro del sole coniati al titolo dell’oro di 22 carati e 3 grani, cioè 921,874 millesimi, mentre le monete senza sole erano del titolo di 22 carati, cioè 916,665 millesimi.
Secondo il bando4 dell’11 luglio 1562 li scudi del sole buoni, & di giusto peso avevano una valutazione di 5 lire e 16 soldi ma li scudi d’oro, che per l’avvenire si stamperanno nella zecca di Milano buoni, per che saranno di maggior peso degli altri, avrebbero avuto un valore di 5 lire 15 soldi e 6 denari contro le 5 lire e 14 soldi degli scudi d’oro d’Italia d’ogni sorte buoni, & di giusto peso. Furono quindi coniati prima gli scudi d’oro col sole e poi quelli senza il sole.
Per distinguere ulteriormente le due emissioni, oltre al sole, si fa riferimento allo stemma del rovescio. Negli scudi d’oro del sole le aquile e le bisce dello stemma non sono coronate (Crippa 7; CNI 271-278). Negli scudi d’oro invece le aquile dello stemma sono coronate (Crippa 8; CNI5 268-270)
Ecco perciò che assume una certa rilevanza la variante qui illustrata dove al diritto non compare il sole ma al rovescio le aquile non sono coronate. Questa moneta rappresenta la transizione da un tipo all’altro poiché, come detto in precedenza, dall’11 luglio 1562 si iniziò a battere lo scudo d’oro senza il sole utilizzando per primo il conio di rovescio, con le aquile non coronate già in uso per la produzione precedente.
Note
1 L. Bellesia, Lucca. Storia e monete, Serravalle 2007, pp. 216-217.
2 L. Bellesia, Lucca cit., p. 213.
3 C. Crippa, Le monete di Milano durante la dominazione spagnola dal 1535 al 1706, Milano 1990, p. 101.
4 Riprodotto in C. Crippa, Le monete cit., p. 137.
5 Il CNI indica, in errore, che anche le bisce sono coronate.
Articolo richiesto da un ns. lettore tratto da Panorama Numismatico nr. 227/marzo 2008.