di Gionata Barbieri
NUOVI ELEMENTI PER LO STUDIO DEI GIGLIATI: UNO CON UN SIMBOLO DI ZECCA SCONOSCIUTO E L’ALTRO CON UN SAGGIO DI BONTA’ ANTI-TRUFFA.
I parte
Nella prima parte di questa sintetica nota è mia intenzione segnalare una nuova classe di simboli di zecca per i robertini. Si definiscono robertini, i carlini gigliati (argentei) recanti il nome di Roberto d’Angiò (regnabat: 1309-1343) battuti nella zecca partenopea o in Provenza, nonché le coniazioni postume, sempre recanti il suo nome e realizzate nel regno napoletano da altri sovrani angioini, e le imitazioni straniere, che ancora richiamano re Roberto nella legenda del dritto.
Questo nominale fu prodotto in quantità copiosa a causa del successo che ebbe modo di riscuotere nei mercati sia interni al regno di Napoli, che esterni, forte della bontà del metallo che costituiva l’intrinseco della moneta. Addirittura questi nummi continuavano ancora a circolare nel reame napoletano fin nell’anno 1469, ossia durante la monarchia del re aragonese Ferrante (regnabat: 1458-1494).
Una mole di monetato tanto grande e la tentazione fraudolenta che spesso invadeva gli animi di quanti lavorassero nella zecca (dall’incisore al mastro), rendeva necessario un controllo ferreo dell’attività di zecca, mirato alla vigilanza sulla quantità (massa) di moneta battuta, che doveva corrispondere a quella indicata dalle direttive regie, e sulla composizione del metallo utilizzato, in giusta lega e di giusto peso (grammi 4,01 ossia 9/2 trappesi, in argento di titolo 929/1000, ossia 11 once più tre sterlini, a fronte di 1/80 di libbra). Una sorveglianza tanto stratificata e trasversale quanto attenta e fruttuosa, infatti, ad onor del vero, numerosi furono i processi per frode e ruberie di vario genere, o anche solo sospetti, a carico degli impiegati delle regie zecche: i.e. mastri che coniavano una quantità di monete inferiore a quella attesa dalla richiesta regale; coniatori ed operai che sottraevano metallo prezioso (nello specifico argento) dal totale che era destinato ad ogni singolo pezzo (leggere tosature, moduli ridotti, tagli del tondello fortemente irregolari, asportazioni dalla lega di metallo ancora fusa, sottrazioni dai contenitori di monete etc.); artisti che eseguivano incisioni ridotte sulle matrici da conio affinché si commissionassero ulteriori prestazioni di lavoro (con conseguenti aumenti di onorari) a sostituzione dei rilievi positivi “stanchi” e sciupati, o anche incisioni non ufficiali, per la produzione in loco o fuori dalla zecca, di coniazioni clandestine del tutto identiche alle originali dal punto di vista dell’aspetto (ma quasi mai del contenuto metallico). Tali atti si poterono contrastare, almeno teoricamente, con l’aggiunta sui conî di simboli o iniziali di riconoscimento, che rendessero conto di determinate responsabilità attribuite a specifici individui che avevano a che fare, secondo il proprio ruolo, con la coniazione delle monete. Di codesti simboli la letteratura ne descrive numerosi (cfr. bibliografia, tra gigliati contemporanei e postumi a re Roberto: ghianda, giglio, cerchietto, globetto, stella, N gotica, tre pallini…), e per alcuni di essi è nota anche l’associazione tra il segno e l’identità dell’impiegato di zecca (i.e. il giglio e la ghianda) con relativa cronologia, molti altri invece, restano anonimi, soprattutto per lacune nella opportuna documentazione di zecca.
Agli altri simboli già conosciuti, è necessario aggiungere anche quello mostrato nelle figg. 1-2, simile nella fattura ad uno pubblicato recentemente su questa stessa rivista ma distinto nell’andamento, o se si vuole nel posizionamento, che esso assume. Tale segno, difficilmente descrivibile con precisione in una forma che non sia astratta, lo denominerò per comodità e per analogie figurative con la locuzione “virgola a globetto”. Infatti il segno è costituito di un globetto dal quale, poi, diparte un sottile prolungamento a forma curva, proprio come una virgola avente l’estremità superiore con una rotondità particolarmente pronunciata.
Segue: articolo completo in formato pdf (0,7 MB) da Panorama Numismatico nr.264 Luglio/Agosto 2011
2 Comments
Gaetano TESTA
Interessato allo studio dei gigliati, vorrei entrare in contatto con l’Autore, Gionata BARBIERI.
Di particolare interesse è la notizia del ritrovamento in Inghilterra.
Massimo Bosi
Può contattare l’autore all’indirizzo storia.numismatica(@)gmail.com (senza parentesi chiaramente)