di Stefano di Virgilio
E’ innegabile che l’Austria del XVIII secolo abbia sostenuta la propria potenza bellica grazie ad una solita struttura finanziaria. La Guerra di Successione austriaca, oltre alle grandi battaglie contro la Prussia di Federico il Grande, indebitarono però oltre modo il regno di Maria Teresa. Un grande aiuto alle finanze statali furono le emissioni di obbligazioni statali del Wiener Stadt Banco, la banca centrale dell’Impero asburgico con sede a Vienna; nel 1759 cominciarono le emissioni di “Banco-Zetteln” ovvero di “biglietti di banca” da 10 e 20 gulden, seguiti dai tagli da 5, 25, 50, 100, 500, 1000 gulden delle emissioni più che complete del 1762, 1771, 1784 e 1796. I biglietti erano ben accettati, ma la guerra contro la Francia ne richiese ulteriori emissioni che ne causarono la perdita di valore.
Un decisivo “contributo inflattivo” nei confronti dei Banco-Zetteln, fu però dato da Napoleone.
La Francia era da poco uscita dal marasma degli assegnati e Bonaparte, primo Console della Repubblica, aveva legiferato con grande severità a protezione della pubblica finanza, sia dal punto di vista del circolante monetario metallico che cartaceo.
Gli assegnati, durante il periodo rivoluzionario, furono grandemente falsificati dai tecnici delle potenze coalizzate contro la Francia e la massa dei biglietti falsi introdotti clandestinamente aveva contribuito alla svalutazione di questi ultimi. L’amministrazione napoleonica stabilì condanne pesanti per i falsari, considerati nemici della patria: quindici anni di carcere “con catene” e impressione a fuoco della lettere F (falsificateur) sulla spalla dei colpevoli e fino alla pena di morte per i reati di maggiore entità.
Nel 1806, dopo la vittoria di Austerlitz sui russi e gli austriaci coalizzati, Napoleone cominciò a studiare la possibilità di mandare in rovina i due grandi rivali attraverso la falsificazione del rispettivo circolante cartaceo. Napoleone infatti aveva notato che, soprattutto l’Austria, nonostante negli ultimi anni fosse impegnata in diverse guerre, manteneva una sana amministrazione finanziaria; ciò era dovuto alla grande capacità e rettitudine dei reggitori dello Stadt Banco di Vienna e dei finanzieri austriaci che agivano concordemente agli intendimenti del governo imperiale. Dare un colpo definitivo a Vienna significava attaccarne il solido sistema monetario.
Dopo aver occupato Vienna, Napoleone, agendo con innegabile tattica diplomatica, lasciò alla guida dello Stadt Banco i funzionari austriaci, ma nominò, come governatore della capitale, il generale Clarke, duca di Feltre. Con il consenso di Clarke, Napoleone fece introdurre alcune spie che riuscirono in breve tempo a carpirne tutte le nozioni tecniche necessarie per la fabbricazione dei Banco-Zetteln. I falsi operai francesi tutte le sere di introducevano nei laboratori della banca, studiavano i congegni e spedivano a Parigi tutte le istruzioni necessarie per la fabbricazione dei macchinari di stampa. A coordinare le manovre a Parigi stava il duca Fouché, l’astutissimo capo della polizia napoleonica, che aveva organizzato la sede delle falsificazioni in un appartamento sfitto al n. 25 di Rue de Montparnasse.
La cosa era tenuta in tale segretezza che avvennero due episodi curiosi. Prima il prefetto di Parigi e poi il commissario di polizia del quartiere denunciarono gli strani movimenti dell’appartamento allo stesso Fouché che invitava tutti al massimo riserbo. Dovette intervenire comunque Napoleone in prima persona che, con un ordine riservato, vietava a chiunque di entrare in quella casa; inoltre l’incisore capo, il parigino Lale, venne dotato di un salvacondotto che vietava a qualunque funzionario di polizia di effettuare inchieste sul suo conto.
Segue articolo completo formato PDF, tratto da Panorama Numismatico n.174/maggio 2003