LA MONETAZIONE NAPOLETANA SPESSO OFFRE AGLI APPASSIONATI INTERESSANTI SPUNTI SU CURIOSITA’ E VARIANTI SCONOSCIUTE. ECCONE UN NUTRITO ELENCO.
In questo numero verranno poste all’attenzione dei lettori delle varianti inedite o poco note di monete napoletane. Questo tipo di varianti, in particolare quelle del periodo borbonico (1734-1861), fu alcuni anni fa protagonista di un dettagliato studio di Giuseppe Ruotolo, mentre altri errori di punzonatura sono già presenti nel CNI e nell’opera di Cagiati, altri invece, sono stati inseriti di recente nell’aggiornato catalogo di Gigante. Nel corso del XX secolo diversi studiosi, come Vico D’Incerti e Mario Traina, si dedicarono agli approfondimenti sugli errori araldici delle piastre di Ferdinando II di Borbone.
Si sa che negli ultimi tempi, come già accennato nella premessa dell’opera di Pannuti e Riccio, molti studiosi e collezionisti moderni non amano ricercare varianti di punteggiatura o di abbreviazioni delle leggende. Del resto la monetazione napoletana è quanto mai vasta sotto questo punto di vista e quindi ci si dedica ad una nuova forma di collezionismo rappresentata dalle curiosità numismatiche e dagli errori di punzonatura. La classificazione degli errori numismatici venne affrontata dallo stesso Ruotolo nella sua dettagliata ricerca e a tal proposito ritengo utile riportare qui accanto la tabella pubblicata a pagina V del suo studio. Quest’ultima, oltre a comprendere la natura di detti errori, ci aiuta a suddividerli e a fare ordine.
Il motivo di tali errori spesso è a noi sconosciuto perché tra i documenti della zecca non vi è alcuna menzione. Essi consistono nella maggior parte dei casi in inversioni di caratteri e/o numeri o dalla mancanza delle stesse ed andrebbero considerati come sviste da parte degli incisori che durante le operazioni di punzonatura dei caratteri e dei numeri non sempre prestarono la dovuta attenzione.
Rammento ai lettori che in quei tempi, data la scarsa tecnologia, non era cosa difficile scambiare per sbaglio lettere e numeri di forme simili tra loro, e ciò che è più assurdo è che durante il Settecento borbonico alla zecca di Napoli l’errore sia stato la regola e non l’eccezione. E’, per esempio, il caso delle lettere A capovolte utilizzate al posto della V e delle N speculari presenti nelle leggende di alcuni nominali in oro da 6, 4 e 2 ducati di Ferdinando IV di Borbone (rif. Gigante 4-43), oppure la C al posto della G nella leggenda della piastra del 1787, dove invece di D. G. (Dei Gratia) si legge D. C. (Gigante 50a). Vi sono inoltre numerosi casi più rari dove l’errore diventa una sorpresa piacevole, nonché oggetto di approfondimento, come nel caso di alcune piastre del 1816 dove al rovescio la parola INFANS è sostituita da HINPANS (Scopa G. 2002, pagg. 34-35) o in alcuni tarì del 1851 dove si trova il valore nominale G. 10 (Grana 10) al posto di G. 20 (Gigante 135a).
Vi sono poi dei refusi riguardanti molte delle piastre di Ferdinando II di Borbone, in particolare quelle del 1834. E’ strano come in quel solo anno gli incisori abbiano concentrato le loro… disattenzioni in più di un conio; errori come GRTIA e GRAITA anziché GRATIA (Gigante 58a) e REGN anziché REGNI sono tra quelli più noti e chissà cosa ci riserverà in futuro questo tipo di nominale!
Gli errori furono frequenti soprattutto nell’epoca in cui le monete venivano coniate al martello infatti nel XVII secolo gli incisori commisero errori con una maggiore frequenza poi, con l’arrivo dei bilancieri, iniziarono a diminuire fino a divenire delle grandi rarità. Uno dei casi più interessanti di quell’epoca è rappresentato dal tarì del 1696 con la data parzialmente invertita in 1669 che più avanti presenteremo, un millesimo impossibile da comprendere se si considera che in quell’anno il piccolo sovrano regnò ancora sotto la reggenza della madre Marianna d’Austria e che quel tipo di tarì venne coniato a partire dal 1691.
Vi sono poi errori che riguardano gli elementi araldici negli stemmi. Come non ricordare, ad esempio, le piastre di Ferdinando IV e Ferdinando II dove l’arma del Portogallo si presenta in forme differenti da un conio all’altro.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama NUmismatico nr.265 Settembre 2011
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