di Francesco di Rauso e Gionata Barbieri
Grazie alle segnalazioni ricevute negli anni da amici che condividono la nostra stessa passione, abbiamo avuto la possibilità di archiviare immagini di monete rare ed inedite e, come vedremo più avanti, avere l’onore di dedicare loro i dovuti approfondimenti. Alcune di esse sono inedite e di grande interesse numismatico, inserendole in un unico studio abbiamo reso omaggio ad un grande autore del passato, il compianto dott. Michele Pannuti, che negli anni 1969 e 1972 pubblicò due articoli intitolati rispettivamente Monete napoletane inedite o poco conosciute dal XII al XIX secolo e Cinque monete napoletane poco conosciute. Egli raggruppò in ciascuno di questi scritti diversi nominali di varie epoche approfondendoli quindi attraverso le pagine del bollettino del Circolo Numismatico Napoletano. Ora quei grandi studiosi del circolo partenopeo non ci sono più, ma le monete inedite continuano ad affiorare dall’oblio, per questo riteniamo di aver fatto cosa utile impostando ed intitolando il presente studio come quelli del nostro illustre predecessore.
Come preannunciato nel titolo, l’obiettivo è quello di esaminare diverse monete inedite o quasi sconosciute del periodo angioino ed aragonese.
Anzitutto prendiamo in considerazione una ignota variante di gigliato (Fig. 1) generata da un errore dell’incisore. La moneta in questione venne coniata nel 1321 circa, sicuramente dopo la metà del mese di settembre di quell’anno, durante il periodo in cui operarono Ottavio, figlio dell’incisore francese Perrotto (Perroctus gallicus), ed il napoletano Giovanni de Madio (SAMBON: p 72), ed appartiene alle tipologie di gigliati “robertini” con segni di zecca. In particolare nel campo del dritto, sulla sinistra dell’osservatore, notiamo la presenza di due figure in successione. Rispettivamente sono rappresentati due gigli, di cui uno completo (il segno di destra, posto proprio al di sopra del capo leonino del trono) e l’altro invece solo parzialmente inciso ma capovolto per la parte inferiore. Sicuramente l’incisore pensò di eseguire per primo il segno di sinistra ma probabilmente cambiò opinione passando al simbolo di destra, ossia il giglio che avrebbe poi avuto la forma completa. Per rendersi conto che si tratti effettivamente di un errore basta osservare l’ingrandimento di Fig. 1a dove il simbolo parziale posto sulla sinistra ricalca in maniera esatta l’aspetto inferiore del giglio completo. L’artista incisore probabilmente pensò che l’esecuzione del simbolo doveva essere troppo vicina al perlinato del giro e non ben visibile, allora ricreò un nuovo giglio, maggiormente distanziato dal circolo di perline ed avendo come riferimento di posizione proprio il giglio incompleto precedente, si vedono infatti i punti di convergenza dei due petali delle due costruzioni. La moneta costituisce un interessante documento d’epoca riguardo l’attività degli artisti incisori delle zecche e soprattutto è una chiara dimostrazione di come qualche volta potevano anche essere commessi degli errori, ai quali, quando possibile, si rimediava con cambiamenti, sostituzioni o correzioni.
Fig. 1. Gigliato (Robertino) di Roberto d’Angiò (1309-1343) coniato a Napoli nel 1321 circa. Argento; Ø: 25 mm; peso: 3,94 grammi;
Variante inedita del tipo PANNUTI-RICCIO p. 20 n. 1b (Messina, Collezione privata).
Al dr./ +ROBERTUS.DEI.GRA.IERL.ET.SICIL’.REX in doppio circolo perlinato. Sovrano coronato seduto in trono decorato con protomi di leone, che regge un globo crucifero nella mano sinistra ed uno scettro gigliato nella mano destra; simbolo di zecca costituito da due gigli, uno completo l’altro incompleto e capovolto (errore).
Al rov./ +HONOR.REGIS.IUDICIU.DILIGIT in doppio circolo perlinato. Nel campo croce gigliata filettata e cantonata da quattro gigli, uno per ciascun quarto.
Un altro carlino gigliato praticamente sconosciuto è quello raffigurato in Fig. 2. Si tratta anche in questo caso di un robertino con segno di zecca. La moneta è da collocarsi cronologicamente in un periodo individuabile intorno alla fine del regno di Roberto d’Angiò se non addirittura in un’epoca postuma. La peculiarità di questo gigliato è la presenza di un simbolo fino ad ora non catalogato, disposto ancora nel campo del dritto sulla sinistra dell’osservatore, di cui un ingrandimento è visibile in Fig. 2a. Questo segno non è chiaro cosa possa concretamente rappresentare, sembrerebbe però che esso abbia una costruzione simmetrica rispetto ad un asse immaginario verticale centrale.
Segue: articolo completo in formato pdf (1,1 MB) da Panorama Numismatico nr.261 – Aprile 2011