Nel 2007 Alessio Montagano aveva fatto uscire nella fortunatissima collana Monete Italiane Regionali (MIR) pubblicata da Alberto Varesi il volume dedicato alle zecche minori toscane ed ecco arrivato il suo naturale completamento con la ricerca dedicata alla monetazione fiorentina, opera davvero impegnativa perché complessa e distribuita in un arco temporale davvero lungo.
Davvero negli ultimi i collezionisti toscani hanno potuto mettere in biblioteca numerosi lavori dopo decenni di torpore. Sulla monetazione medicea, ad esempio, non c’era stato nulla di importante dopo la pubblicazione del libro del Galeotti negli anni Trenta mentre per la monetazione repubblicana l’opera del Bernocchi pur avendo dato un contributo fondamentale al settore aveva dato la pia illusione che fosse stato detto tutto. Negli ultimi anni invece di monetazione toscana hanno scritto, tra gli altri, Wilder Pellegrini sui francesconi di Pietro Leopoldo, Andrea Pucci su tutta la monetazione fiorentina dai Lorena fino ai primi Medici, due addirittura le monografie su Pisa, ecc. A coronamento di tutto questo, quasi a voler stimolare nuovi collezionisti, ecco arrivare i volumi della serie MIR.
Ogni volta che recensiamo qui un volume di questa serie (ed ultimamente lo abbiamo fatto abbastanza spesso viste che le diverse uscite, ivi compresa quella sulla monetazione napoletana) non possiamo che ricordarne i motivi essenziali del suo successo e di un riscontro davvero notevole da parte dei raccoglitori da una parte e degli operatori del settore (su tutti i compilatori dei cataloghi d’asta) dall’altra. C’è infatti tutto quello che può interessare il collezionista ed il commerciante: ci sono i gradi di rarità, una valutazione di massima, una bibliografia di riferimento, il tutto aiutato a una grande praticità d’uso che, per la complessa monetazione fiorentina, specie del periodo repubblicano, di sicuro non guasta.
Il libro si apre con la prefazione dell’autore tesa a spiegare le linee guida della sua opera. Seguono le introduzioni storiche a ciascun periodo (la Repubblica e poi, uno per ciascuno, i Medici ed i Lorena). Poi inizia il catalogo vero e proprio. Le monete della Repubblica sono state divise secondo il metallo iniziando dall’oro. Si sa che il fiorino fu emesso, con piccole modifiche, dal 1252 fino alla caduta della Repubblica. Dopo una iniziale produzione priva di contrassegni, si iniziò a mettere dei simboli per distinguere i diversi periodi di produzione. Individuare i numerosissimi simboli utilizzati per quasi tre secoli è sempre stata impresa non facile per i numismatici. L’autore del MIR è però riuscito a proporre un metodo di classificazione che riuscisse a combinare il rigore scientifico con la praticità di un catalogo. Tutti i simboli infatti sono censiti singolarmente con riferimento al volume del Bernocchi ed alle tavole coi disegni di supporto. Un corposo apparato fotografico e numerose note esplicative aiutano moltissimo la classificazione.
Vale la pena sottolineare che, per quel che riguarda le tipologie con diversi simboli, in particolare i fiorini, una scelta fatta dall’autore è stata quella di non addentrarsi nel censimento di ogni simbolo per determinarne l’effettiva rarità rispetto agli altri. Ne è derivato che è stato scelto di indicarne uno molto generico, cioè raro o molto raro. Ne consegue che, per esempio, tutti i fiorini stretti, pur se elencati distintamente, simbolo per simbolo, vengono identificati come rari e con la medesima valutazione da 800 a 2.000 euro. Lo stesso vale per i fiorini larghi fino al II semestre 1483 mentre per tutti i successivi si passa ad un R2 con valutazioni da 1.000 a 2.200 euro (ricordiamo che le valutazioni sono indicate per le conservazioni MB e SPL e che il BB può essere ricavato come media tra le due).
Per il periodo mediceo è stato adottato il medesimo criterio partendo, per ciascun sovrano, dal nominale più alto al più basso distinguendo scrupolosamente le varie tipologie ed i millesimi che sono elencati e prezzati uno per uno. Ben dettagliata è la serie dei francesconi di Pietro Leopoldo che, come noto, CNI e Galeotti avevano descritto in modo piuttosto approssimativo e che solo recentemente, dopo i lavori di Pellegrini e Pucci, sono stati adeguatamente identificati nella loro affascinante varietà.
Vale la pena ricordare come l’autore nella sua prefazione abbia sottolineato le novità più sensibili rispetto al CNI, in particolare: l’identificazione del denaro del 1250-258 (e delle sue successive varianti), del grosso popolino del 1296, del guelfo del fiore del 1314, del bargellino del 1316, del grossetto del 1315-1324, del guelfo da 4 soldi del 1346-1347, del grossetto del 1461, della piastra di Ferdinando I datata 1587 con i cordoni del galero curvilinei, della piastra di Cosimo II datata 1609-1610 detta mascherina, di quella datata 1610 col Cristo genuflesso e quella del 1618 col collare alla spagnola, della piastra di Ferdinando II del 1624 detta mantellina, di quella di Cosimo III datata 1694 e di un’ampia serie di francesconi lorenesi con varianti inedite o mai identificate.
Questo volume del MIR si chiude con le emissioni fiorentine del periodo di Vittorio Emanuele II re eletto e del Regno d’Italia, emissioni del resto già censite nel MIR sui Savoia.
In conclusione non possiamo che complimentarci con l’autore per il suo brillante lavoro che ha riassunto una così complessa monetazione e con l’editore per il successo della serie MIR.
A. Montagano
MONETE ITALIANE REGIONALI. FIRENZE
Edizioni Numismatica Varesi, Pavia 2011
17 x 24 cm – 644 pp.
140,00 Euro
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