L’isola del tesoro è un famoso romanzo per ragazzi scritto da Robert Louis Stevenson nel 1883. Inutile raccontarne la trama perché tutti la conoscono ma perché non ricordarne anche un bellissimo passaggio dal sapore numismatico quando il protagonista sistema le monete appena recuperate.
Quanto a me, poco abituato a portare pesi, restai tutto il giorno nella grotta a riempire di monete i sacchi del pane. Era una strana collezione, analoga a quella di Billy Bones, quanto a diversità dei conii, ma molto più vasta e più varia; credo di non essermi mai divertito tanto come a catalogarle. Monete inglesi, francesi, spagnole, portoghesi, giorgi e luigi, dobloni e doppie ghinee, moidori e zecchini. C’erano i profili di tutti i sovrani che avevano regnato in Europa negli ultimi cento anni. C’erano anche strane monete orientali che portavano impressi segni che parevano matassine di spago o frammenti di ragnatele, pezzi tondi, pezzi quadrati, pezzi con un buco nel centro che si sarebbero potuti infilare e farse una collana. Credo proprio che quella collezione comprendesse tutte le varietà di monete del mondo, erano tante quanto le foglie di autunno cadute; mi doleva la schiena a furia di insaccarle e mi si erano intorpidite le dita.