Sembra proprio che le coniazioni di monete con incastonati altri materiali non abbiano nessun limite e si possa trovare veramente di tutto. Dopo le produzioni con perle, zirconi, cristalli, diamanti grezzi, pagliuzze d’oro, ambra, fibra di carbonio, meteoriti, fialetta con acqua della sorgente di Lourdes – ne abbiamo già scritto su Panorama Numismatico 244, p. 3 -, non potevano certo mancare all’appello i fossili. La Côte d’Ivoire (questo dovrebbe essere il nome del paese africano dal 1985 in ogni lingua) ha infatti coniato una moneta in argento, 25 g di peso, da 1.000 franchi CFA 2010 che presenta incassato un vero pezzo di avorio proveniente da una zanna fossile di un esemplare preistorico.
Il tondello, appartenente a una serie dedicata agli animali preistorici ha, su un lato, la raffigurazione del Mammuthus africanus e, in basso a sinistra, il pezzo fossile; sull’altro lato si trova lo stemma della Costa d’Avorio. Questo emblema nella forma attuale, con la testa di elefante, è stata adottato solamente nel 2001. Oltre agli esemplari in argento sono stati anche prodotti 500 pezzi bicolori (argento e oro) dove il mammut è dorato.
Numerose sono le monete dedicate ad animali preistorici emesse, solo per fare qualche esempio, da Afganistan, Benin, Cambogia, Cina, Congo, Corea del nord Cuba, Eritrea, Isola di Man, Liberia, Mongolia, Tuvalu, Vietnam, ovviamente tra essi non manca il mammut (Congo 100 franchi 1984, Canada 300 dollari 2007). Ma il conio della Costa d’Avorio è pubblicizzato proprio per la particolarità di avere un pezzo di avorio fossile, appartenuto ad un vero animale preistorico: “mai prima d’ora una moneta si era spinta così lontano nel tempo per onorare una specie così mastodontica ed importante per la storia dell’umanità intera.”.
Il genere Mammuthus identifica varie specie di grossi proboscidati estinti, strettamente imparentati con gli elefanti, la cui caratteristica principale era quella di possedere lunghe zanne ricurve. Il Mammuthus africanus, la specie più antica e primitiva, visse durante il Pliocene circa 4,8 milioni di anni fa.
Alcuni fossili di questo animale sono stati rinvenuti in Tunisia, Marocco, Libia. I mammut africani migrarono poi verso nord, in Europa, in Asia, arrivarono anche in Nordamerica, dando origine a nuove specie, probabilmente la più conosciuta è il mammut lanoso (Mammuthus primigenius). Questi animali, eccezionalmente adatti per fronteggiare il freddo estremo dell’era glaciale, avevano il corpo ricoperto da una folta e lunga pelliccia irsuta e possedevano spessi strati di grasso sottocutaneo ed una gobba lipidica sulle spalle. Numerosi scheletri, zanne, ma anche esemplari quasi intatti sono stati ritrovati imprigionati nel permafrost della Siberia o dell’Alaska. Eccezionale la carcassa, perfettamente conservata, ritrovata nella tundra siberiana di un piccolo mammut (ribattezzato Lyuba) che quando morì, 40.000 anni fa, aveva circa un mese di vita. Questi animali ebbero un notevole successo e si estinsero alla fine del Pleistocene (circa 11.700 anni fa), mentre i mammut nani dell’isola di Wrangel (Oceano Artico) scomparvero solo verso il 1.500 a.C. Ancora oggi una spiegazione condivisa da tutti gli studiosi della loro fine non è stata trovata, numerosissime sono le ipotesi e, molto probabilmente, non è da escludere neppure l’eccessiva caccia da parte dell’uomo.
Il tondello della Côte d’Ivoire non è, in ogni caso, il primo esempio dell’incontro fra fossili e monete. In passato la mancata comprensione del reale significato di un reperto fossile aveva alimentato la fantasia, numerosi miti erano nati proprio dalla loro fortuita scoperta. Ne sono dei magnifici esempi i giganti, i draghi, le sirene, il basilisco, il liocorno (unicorno), la leggenda di Polifemo. Animali o esseri fantastici che spesso si trovano raffigurati sulle monete, anche del passato. Per esempio, nella zecca di Ferrara, a nome di Ercole I d’Este (1471-1505), vennero coniati pezzi da 2 soldi marchesani con l’aquila da un lato e, dalla altra parte, un unicorno rampante; la moneta era anche denominata alicorno. Ranuccio II Farnese (1646-1694), sesto duca di Parma e Piacenza, fece emettere una moneta chiamata testone all’unicorno, su di essa è rappresentato l’animale mentre immerge il corno nell’acqua per cacciare i serpenti che l’infestano. Unicorno che troviamo anche sui sesini in mistura coniati a nome di Ercole II e Alfonso II d’Este nella zecca di Reggio Emilia.
Ritornando ai fossili, le ammoniti erano molluschi muniti di conchiglia che hanno popolato i mari della Terra dal Paleozoico alla fine del Cretaceo. Esse si estinsero nello stesso periodo di tempo dei più noti e famosi rettili del mesozoico, i dinosauri. Il loro nome deriva dalla somiglianza che le conchiglie normalmente presentano con il corno di Zeus Ammone, con corna da ariete arrotolate. Numerose sono le monete con la raffigurazione di questa divinità: ad esempio, sul bronzo emesso dalla zecca di Catania (dopo il 212 a.C.) compare, al dritto, la testa di Zeus Ammone, dall’altra parte l’Aequitas con bilancia e cornucopia. A Whitby (cittadina della contea del North Yorkshire, Inghilterra), nel 1667, vennero coniati token (gettoni) dove sono rappresentate 3 ammoniti con testa di serpente, simbolo araldico dei mercanti della città.
Un altro caso riguarda le nummuliti (protozoi, foraminiferi) che sono fossili caratteristici del Cenozoico e, pur essendo costituite da una sola cellula, sono visibili a occhio nudo (gli esemplari più grandi possono superare i 12 cm di diametro). Il loro nome deriva dalla parola latina nummus (moneta) e significa “monete di pietra” ed è legato alla forma del guscio di questi fossili che appunto ne ricorda l’aspetto. Ed ancora, i crinoidi fossili (echinoderma) danno luogo a sedimenti caratteristici, come il calcare a crinoidi del Paleozoico.
Spesso, dell’animale, sono rinvenuti gli articoli (dischetti) isolati del lungo e flessibile peduncolo che assomigliano molto ad una moneta e vengono chiamati monete di san Bonifacio oppure perle di san Giutberto.
La novità della Costa d’Avorio ha fatto incontrare fossili e monete nell’ottica di creare un prodotto nuovo, insolito, per attirare ed invogliare potenziali collezionisti. Ma, a ben guardare, il legame tra paleontologia e numismatica è antico e risulta anche particolarmente interessante e curioso, ne sono esempio emblematico i pochi casi citati.