di Michele Chimenti, da Panorama Numismatico nr.241 – giugno 2009
LA STORIA DELLA ZECCA DI BOLOGNA CON L’ANALISI DI TUTTE LE MONETE EMESSE NEI SETTECENTO ANNI DELLA SUA STORIA.
Seconda Parte*
* Alcune illustrazioni citate nell’articolo sono quelle delle tavole presentate nella prima parte.
La fine dell’Antico Regime e il XIX secolo
Pio VI e la scomparsa del bolognino
La situazione stagnante della zecca bolognese, esattamente come erano le vicende storiche della città in quel periodo, si modificò solo dopo l’ascesa al soglio pontificio di Pio VI (1775-99).
La novità maggiore si ebbe nel 1777 quando si iniziò a battere i nuovi “scudi alla romana” da 100 baiocchi in sostituzione di quelli soliti da 4 lire, cioè da 80 bolognini. In realtà si trattava di un ulteriore passo verso la perdita dell’autonomia locale e il termine bolognino venne rapidamente sostituito da quello di baiocco1. La cosa divenne ancora più evidente a partire dal 1780 quando sulla moneta da un soldo fu scritto esplicitamente BAIOCCO (fig. 5, I). Adesso era di rame puro, non più di mistura come l’ultimo bolognino del 1715.
Un’altra importante novità introdotta in quella occasione fu il cambio di valore a carico del quattrino. Questa moneta era stata emessa per la prima volta dalla zecca bolognese nel 1406 ad un valore di due denari e quindi corrispondeva ad un sesto del soldo di Bologna (bolognino). Questo rapporto era rimasto inalterato anche quando, alla fine del ‘500, la zecca di Roma aveva portato il suo quattrino ad un quinto del baiocco. Infatti a quell’epoca il baiocco valeva meno del bolognino per cui il quattrino romano era praticamente equivalente a quello bolognese. Ma la corrispondenza di questo ad un sesto di soldo rimase inalterato anche qualche anno dopo quando il bolognino venne portato allo stesso livello del baiocco. Naturale conseguenza fu che il quattrino di Bologna valesse meno di quello di Roma. Questa differenza era ben tangibile nel peso e per questo motivo i quattrini bolognesi erano chiamati nel resto dello Stato pontificio “quattrinelli”. Più volte il governo centrale di Roma tentò di imporre ai Bolognesi di portare il loro quattrino ad un quinto del bolognino. Ma le resistenze erano state fortissime, anche perché questa riforma avrebbe modificato il sistema di conteggio locale basato sul denari che veniva espresso nei computi scritti su tre colonne: la prima per le lire, la seconda per i soldi e la terza per i denaro da un dodicesimo di soldo (in realtà la moneta più piccola circolante era il quattrino da due denari2). A Roma nel ‘700 si conteggiava non più a lire da 20 soldi ma a scudi da 100, suddivisi quindi in 100 soldi e questi in 5 quattrini. Si trattava quasi di un sistema decimale che semplificava molto i conteggi3.
È strano constatare come le due principali riforme della monetazione bolognese in epoca moderna, cioè l’equiparazione del bolognino al baiocco all’inizio del ‘600 e l’abolizione del sistema di conto alla bolognese alla fine del ‘700, siano avvenute in sordina, senza lasciare traccia nei documenti scritti. In realtà erano state precedute da anni di scontri tra il governo centrale di Roma e quello locale, di cui forse non si voleva far giungere alcuna notizia alla popolazione. Al momento di essere attuate non venne promulgato nessun bando o editto esplicativo.
L’arrivo dei Francesi e le riforme napoleoniche
Nel 1796 Napoleone giunse a Bologna a capo dell’esercito francese e dichiarò decaduto il governo pontificio. Affermava di portare la libertà ma mise subito in atto pesanti requisizioni i cui proventi erano per la maggior parte inviati in Francia o utilizzati per sostenere le spese dell’esercito4. Con gli argenti si iniziò a coniare gli scudi da 10 paoli (fig 5, L) ed i mezzi scudi da cinque. La loro quantità fu enorme ed oggi queste monete sono facili da reperire sul mercato numismatico5. Le vicende politiche, dopo secoli di immobilismo, ebbero un corso tumultuoso che si concluse nel 1805 con la dichiarazione del Regno d’Italia di cui Napoleone era re. Così ebbero fine gli ultimi residui dell’autonomia cittadina: i tipi delle nuove monete coniate a Bologna divennero identici a quelli battuti nelle altre zecche del Regno d’Italia; l’unica differenza era una piccola lettera posta sul rovescio (B per Bologna, M per Milano, V per Venezia) oppure le piccole marche d’incisori e zecchieri (fig 5, M). Il vecchio sistema metrologico (1 lira = 20 soldi = 240 denari) fu sostituito da quello decimale introdotto da Napoleone (1 lira o franco = 100 centesimi). Le nuove monete erano allineate a quelle francesi ed il loro peso era espresso in grammi secondo il nuovo sistema metrico ponderale.
La Restaurazione, l’Unità d’Italia e la chiusura della zecca di Bologna
Dopo la caduta di Napoleone nel 1815 il governo pontificio attuò la Restaurazione, abolendo tra l’altro il sistema decimale e ritornando al sistema monetario pontificio dello scudo da 100 baiocchi, ma si guardò bene dal restituire ai Bolognesi la parziale autonomia precedente. Anche i tipi delle monete divennero, fuorché poche eccezioni, identici ai romani. Ad un certo punto la morfologia delle monete diviene la medesima delle romane, se si eccettua la piccola sigla di zecca “B” (fig 5, N).
Con l’annessione al regno sabaudo (1859) la zecca di Bologna giunse alla sua fine e, dopo le ultime emissioni a nome di Vittorio Emanuele II, fu chiusa il 31 maggio 1861.
Monete di conto e monete reali a Bologna
Nel medioevo i prezzi erano espressi secondo il sistema che era stato creato da Carlo Magno alla fine dell’VIII secolo, quando la “libbra”, poi chiamata lira, era solo un’unità di conto6 teorica corrispondente al peso di una libbra d’argento (circa g 410). Il sistema creato da Carlo Magno era costituito dalla lira suddivisa in 20 soldi o in 240 denari per cui un soldo valeva 20 denari. Inizialmente era realmente emesso solo il denaro di buon argento ma la continua svalutazione del suo contenuto d’argento lo ridusse ad una moneta di infimo valore. Quindi nel XIII secolo comparvero in tutte le zecche anche dei suoi multipli come i soldi d’argento e dopo due secoli anche le lire. A Bologna la prima lira reale fu battuta nel 15297 (alla sua prima emissione pesava circa 11 grammi).
A partire dalla fine del XIII secolo si impose sui mercati la moneta d’oro (il fiorino di Firenze e genovino di Genova furono emessi per la prima volta nel 1252, il ducato di Venezia nel 1284; mentre il primo bolognino d’oro di Bologna comparve solo un secolo dopo, nel 1381). Dopo l’affermazione della moneta d’oro le transazioni commerciali più importanti e quelle internazionali erano effettuate con essa.
Intorno alla metà del ‘600, dopo aver ottenuto che il soldo bolognese (bolognino) fosse equiparato a quello romano (baiocco) incominciarono ad esservi pressioni da parte del governo centrale di Roma perché anche a Bologna si usasse il sistema di conto in vigore nella capitale. Infatti mentre a Bologna si continuava ad usare il vecchio sistema di Carlo Magno ed il quattrino bolognese valeva due denari e quindi 1/6 di bolognino), a Roma, era stato sostituito a partire dalla fine del ‘500 da un nuovo sistema, espresso in scudi8 (del valore di 100 soldi suddivisi in quattrini da 1/5 di soldo)9. Nonostante le insistenze del governo centrale la città emiliana resistette quasi due secoli prima di adeguarsi al sistema romano. Solo nel 1777 fu emesso il primo “scudo alla romana” del valore di 100 soldi e poco dopo il primo quattrino corrispondente ad un quinto del soldo.
2 Comments
giancarlo marsigli
Approffitto, per dire che non mi interessa la numismatica, ma i miei genitori mi parlavano spesso delle monete del passato, monete che i loro avi avevano “vissuto”……quella che ricordo è stata il “BAIOCCO”…che ho scoperto attraverso voi, essere in realtà moneta papale in voga a Roma, acquisita dalla mia città automaticamente, alla fine del settecento
Mio padre mi ha sempre raccontato una filastrocca che purtroppo non mi è arrivata tutta intera, e che io ora ne ricordo soltanto dei brani, nella quale un personaggio cita il PAOLO, nel senso che la tal cosa non vale un PAOLO….in dialetto bolognese : c’an vel un PEVAL…..praticamente la tal cosa non vale nulla…
mario facci
nel 1893 a Bologna 50.ooo franchi o lire a quanto oggi corrisponderebbero in lire o euro? Grazie ario facci