I NOMINALI CONIATI NELLA ZECCA DI BOLOGNA
Denaro La prima moneta emessa dalla zecca di Bologna, quando fu aperta nel 1191, fu un denaro che prese subito il nome di “bolognino”. Quando nel 1236 venne emesso anche il soldo, questo fu chiamato “bolognino grosso” ed il denaro “bolognino piccolo”. In seguito il termine “bolognino” fu usato solo per il grosso, mentre il denaro era chiamato “denarino” o “picciolo”.
Soldo o bolognino grosso Valeva 12 denari e la sua emissione iniziò nel 1236. Il termine “bolognino” venne usato correntemente sino al 1777; in seguito anche il soldo di Bologna fu chiamato baiocco per uniformarsi al resto dello Stato pontificio. Per un certo periodo, nella seconda metà del ‘400, il bolognino d’argento non valeva un soldo, ma un soldo ed un denaro. Nel XV secolo il soldo di Roma era chiamato baiocco e valeva meno del soldo bolognese (circa 1/5 in meno), ma a partire dalla terza decade del XVII secolo il bolognino fu svalutato e divenne equivalente al baiocco.
Pepolese da 2 soldi Venne emesso da Taddeo Pepoli nel 1336 ad imitazione del grosso agontano e valeva due bolognini grossi.
Bolognino d’oro Venne emesso per la prima volta nel 1381. Aveva un valore in soldi variabile perché il suo contenuto metallico era stabile mentre il valore era espresso in soldi e denari che erano legati alle monete d’argento, continuamente svalutate. Venne emesso con le medesime caratteristiche metrologiche del ducato d’oro di Venezia, cioè di oro puro, almeno per quanto era possibile a quell’epoca ed al peso di g 3,54. In seguito prese il nome di ducato. La sua emissione terminò nel 1533 quando venne sostituito dallo scudo d’oro alla lega del 916 per mille. La sua emissione riprese nel ‘700 ma il nome era ormai definitivamente modificato in “zecchino”.
Quattrino Aveva un valore di due denari e quindi di un sesto del soldo. Fu emesso per la prima volta nel 1406 a seguito del successo del quattrino toscano che già da diversi anni circolava nel territorio bolognese. Immediatamente soppiantò il denaro che da allora venne coniato solo in minima quantità. Dalla fine del XVI secolo il denaro non fu più emesso ma nei computi si continuò ad usare la suddivisione in lire, soldi e denari). Nel ‘400 e nel ‘500 era di bassa lega d’argento e rappresentava la moneta spicciola per eccellenza.
Denaro con leone Dopo l’emissione del quattrino fu sospesa l’emissione dei denari piccioli per una ventina d’anni. Quando riprese nel terzo decennio del XV secolo vennero mutati i tipi raffigurati. Al dritto comparve per la prima volta sulle monete lo stemma con la croce sormontata da tre piccoli gigli. La croce era originariamente il simbolo del Comune di Bologna, cioè di tutta la popolazione, mentre i gigli erano il simbolo del partito guelfo capeggiato dagli Angioini e quindi solo di una fazione dominante. Al rovescio fu raffigurato il leone rampante.
Grassone Moneta da quattro bolognini. E’ nominato per la prima volta in un documento nel 1464, ma era già stato emesso nel 1436 a nome del pontefice Eugenio IV
Grossetto Moneta da due bolognini. Comparve per la prima volta in un documento del 1472
Scudo d’oro Fu emesso a Bologna per la prima volta nel 1533 al peso di g 3,82 ed alla lega del 91,6% d’oro, sostituì il ducato che era di oro puro. Dalla fine del XVI secolo furono emessi doppi scudi che presero il nome di doppie ed successivamente anche monete da quattro scudi chiamate quadruple. Nel corso del ‘600 divenne più frequente l’uso delle doppie rispetto agli scudi semplici, al punto che gli scudi d’oro erano definiti mezze doppie (anche per non confonderli con gli scudi d’argento).
Lira Moneta da 20 soldi. Dall’VIII secolo,quando fu creta da Carlo Magno era una moneta di conto; solo nel 1529 fu emessa dalla zecca di Bologna come moneta d’argento reale.
Bianco Moneta da dieci bolognini emessa dal 1538. Dopo la svalutazione del soldo bolognese, che all’inizio del XVII secolo venne ridotto al valore del baiocco romano, il suo valore aumentò a 12 bolognini.
Carlino Moneta da cinque bolognini, emessa dal XVI secolo. Nel XVII secolo passò ad un valore di sei per gli stessi motivi del bianco.
Giulio o leone, o paolo, o gregorio, o sisto Il pontefice Giulio II, nel 1504, emise per la prima volta a Roma una moneta da 10 soldi romani (da 10 baiocchi) che da lui prese il nome di giulio. Dopo la cacciata di Giovanni Bentivoglio da Bologna cercò di imporre anche qui una monetazione di tipo romano. Venne quindi emessa dalla zecca bolognese una moneta di questo valore che prendeva il nome dal pontefice regnante. I Bolognesi non rinunciarono all’uso del sistema del bolognino e per tutto il ‘500 le monete sul piede romano e quelle sul piede bolognese circolarono contemporaneamente. Di solito prendeva il nome del pontefice regnante: giulio o leone, o paolo, o gregorio, o sisto. Poiché il soldo romano valeva allora circa due terzi di quello bolognese, la moneta da 10 baiocchi valeva circa due terzi del bianco da 10 bolognini. Ma il rapporto tra bolognino e baiocco non era stabile quindi nel corso del ‘500 il valore delle monete alla romana coniate a Bologna si modificò più volte.
Gabella Moneta da 26 quattrini, cioè da 4 soldi è 4 denari, emessa a partire dalla metà del XVI secolo in sostituzione del vecchio grossone che era chiamato “gabellotto”.
Monete derivate dalla gabella Dalla gabella prese origine una nuova classe di monete, multipli e sottomultipli (mezze gabelle, mezzo gabellone da 13 soldi, gabellone da 26 soldi, scudo d’argento da 3 gabelloni) parallela a quella dei bolognini e dei giuli.
Scudo d’argento Nella seconda metà del XVII secolo furono emessi a Bologna degli scudi d’argento da 4 lire, cioè da 80 bolognini. Alla metà del secolo seguente ne venne emessa una piccola quantità al valore di 90 bolognini in quanto mantenevano il solito contenuto d’argento mentre le monete più piccole erano state svalutate. A partire dal 1777 furono sostituiti dagli “scudi alla romana” da 100 baiocchi.
Quadrupla d’oro Nel corso del XVI secolo affluirono in Europa enormi quantità d’oro provenienti dalle Americhe ed aumentò l’entità delle emissioni auree. Anche le dimensioni delle monete d’oro aumentarono. Oltre agli scudi d’oro vennero emesse delle doppie da due scudi e delle quadruple da quattro scudi.
Quattrino di rame puro Alla fine del XVI secolo la piazza di Bologna attraversava una grave crisi monetaria per la penuria di monete d’oro o di buon argento, mentre era invasa da moneta di mistura straniera tra cui molte imitazioni e contraffazioni dei quattrini bolognesi. Per porvi rimedio fu deciso drasticamente di vietare tutte le monete di mistura, comprese le bolognesi. Nel 1604, dovendo riprendere l’emissione di spiccioli si batterono quattrini di rame puro e con una nuova tipologia per non essere confusi con quelli vecchi.
Carlino da sei bolognini All’inizio del ‘600 venne modificato il tipo del carlino sostituendo al busto di San Petronio sopra lo stemma di Bologna l’immagine della Madonna con il Bambino che comparve allora per la prima volta sulle monete bolognesi. Inizialmente il carlino aveva un valore di 5 bolognini ma alla fine del secondo decennio il bolognino fu svalutato e portato alla pari del baiocco di Roma e per questo motivo il valore dei vecchi carlini salì a 6 bolognini. Per oltre un secolo il valore delle madonnine fu questo. Queste monete si rinvengono spesso forate perché erano portate al collo come medagliette devozionali.
Mezzi paoli da cinque bolognini (chiamati anche carlini) L’ultima madonnina da sei bolognini fu emessa nel 1723. Nel 1736 il Senato decise di riprendere l’emissione di una moneta di quel modulo, molto utile per i piccoli pagamenti. Ma in quel periodo l’emissione di monete alla lega di tipo romano del 92% era antieconomica per la zecca bolognese. Allora si stabilì di ritornare, almeno per le piccole monete d’argento, alla vecchia lega bolognese dell’82%. Nacque così il mezzo paolo da cinque bolognini. Nel 1742 fu emessa anche una moneta da 12 bolognini (bianco) con questa stessa lega.
Bianco Nel XVI secolo il bianco era una moneta da 10 soldi bolognesi, ma dopo l’equiparazione del soldo bolognese a quello romano il suo valore salì a 12 bolognini. Ne furono emessi alcuni con questo valore sotto il pontificato di Innocenzo XI alla lega romana. La loro emissione riprese solo nel 1742 ma questa volta erano alla lega bolognese.
Zecchino nel XVIII secolo iniziò nello Stato Pontificio l’emissione degli zecchini di oro puro. In questo modo si adeguava a quanto avevano già fatto Venezia e Firenze. A Bologna il primo zecchino fu battuto nel 1737. Idealmente questa moneta si collegava al vecchio ducato d’oro che era stato sostituito dallo scudo nel corso del ‘500.
Quattrino da 1/5 di soldo Alla fine del XVI secolo Il governo di Roma riformò il proprio sistema di conto, passando da quello vecchio di Carlo Magno (denari, soldi da 12 denari, lire da 20 soldi) ad uno, quasi decimale, basato sul baiocco da un soldo, lo scudo d’argento da 100 soldi ed il quattrino da 1/ di soldo. Il governo di Roma tentò più volte di imporlo anche a Bologna, ma vi riuscì solo nel 1778. I quattrini emessi dopo questa data valevano quindi 1/5 di soldo anziché 1/6.
Scudo alla Romana Valeva 100 soldi e venne emesso per la prima volta nel 1778 a seguito dell’imposizione del nuovo sistema di conto alla romana. Sostituì il vecchio scudo d’argento bolognese del valore di quattro lire.
Baiocco Nel 1780 venne emesso per la prima dalla zecca di Bologna un soldo di rame puro che era chiamato baiocco e da allora cadde in disuso il vecchio nome di “bolognino” per indicare il soldo bolognese.
Scudo da 10 paoli Fu emesso dal governo provvisorio instaurato da Napoleone nel 1796. Era alla lega bolognese del 82%.
Centesimo Valeva un centesimo di lira, era di rame e fu introdotto con la riforma monetaria del Regno d’Italia di Napoleone Bonaparte. Pesava un grammo. 5 centesimi costituivano un soldo. Il sistema monetario napoleonico venne abolito con la Restaurazione ma fu ristabilito con l’ingresso di Bologna nel Regno d’Italia di Vittorio Emanuele II.
2 Comments
giancarlo marsigli
Approffitto, per dire che non mi interessa la numismatica, ma i miei genitori mi parlavano spesso delle monete del passato, monete che i loro avi avevano “vissuto”……quella che ricordo è stata il “BAIOCCO”…che ho scoperto attraverso voi, essere in realtà moneta papale in voga a Roma, acquisita dalla mia città automaticamente, alla fine del settecento
Mio padre mi ha sempre raccontato una filastrocca che purtroppo non mi è arrivata tutta intera, e che io ora ne ricordo soltanto dei brani, nella quale un personaggio cita il PAOLO, nel senso che la tal cosa non vale un PAOLO….in dialetto bolognese : c’an vel un PEVAL…..praticamente la tal cosa non vale nulla…
mario facci
nel 1893 a Bologna 50.ooo franchi o lire a quanto oggi corrisponderebbero in lire o euro? Grazie ario facci