Le monete false, le imitazioni e le contraffazioni
Un aspetto non trascurabile della circolazione monetaria è certamente quello delle monete false. Infatti, contemporaneamente alla moneta, l’uomo ha inventato anche la moneta falsa. E’ sempre stato molto redditizio fabbricare oggetti di basso costo per spacciarli come denaro buono. Naturalmente i governi hanno cercato in ogni modo di reprimere questa attività10 che poteva togliere una parte dei guadagni legati al diritto di zecca oltre a seminare il panico nei mercati con danno per il commercio.
Alle monete da definire propriamente false, perché fabbricate da chi non ne aveva il diritto e con qualità intrinseche (contenuto metallico) scadenti, si affiancavano le imitazioni e le contraffazioni emesse da autorità costituite.
Per imitazioni si intendono le monete prodotte da una zecca con caratteristiche simili a quelle di monete già affermate ed emesse da un’altro stato. In questo modo si era sicuri che l’investimento fatto per la propria officina monetaria non sarebbe stato un fallimento in quanto le monete avrebbero affiancato sui mercati quelle già affermate confondendosi con esse; peraltro la legenda riportava chiaramente la zecca emittente e il valore del contenuto metallico era corretto per cui la manovra monetaria era perfettamente lecita. Un esempio sono le imitazioni dei grossi agontani di Ancona da parte di numerose zecche nel corso del XIV secolo. Anche nella zecca di Bologna ne effettuò una nel 1337 con il pepolese a nome di Taddeo Pepoli ed un’altra all’inizio del XV secolo di tipo autonomo.
Vi erano delle contraffazioni rappresentate da monete simili a quelle di altre zecche ma con un contenuto metallico di minor valore. Ne abbiamo già accennato parlando dei quattrini del XVI secolo. La zecca di Bologna non ricorse mai a questo genere di operazione, francamente illecita, ma ne fu più volte vittima. Le contraffazioni avvennero sopratutto nel XVI secolo a carico dei quattrini chiavarini, per opera di piccoli principi dell’Italia settentrionale, o dei bianchi, contraffatti anche da principi delle Fiandre, segno che questo genere di moneta bolognese doveva circolare con una certa regolarità in quei luoghi.
Le monete false avevano i tipi e le legende perfettamente identici a quelle originali ma il contenuto metallico d’oro o d’argento non era ovviamente lo stesso. Erano quasi sempre prodotte da privati ma si conoscono anche casi di monete false battute clandestinamente da alcuni stati che imitavano quelle di stati nemici per danneggiarli economicamente.
La falsificazione delle monete era considerato un atto gravissimo per il danno economico che arrecava alla comunità ma soprattutto perché un individuo si appropriava di facoltà che potevano appartenere solo allo stato. Per questo motivo le pene erano gravissime potendo giungere sino alla morte sul rogo come per gli eretici. Tra gli atti giudiziari bolognesi i casi di falsificazione di monete sono molto frequenti11.
Sintesi delle vicende della zecca di Bologna
Medioevo (periodo comunale e signorile) (1191-1506)
La prima fase inizia con l’apertura della zecca nel 1191 per concessione dell’imperatore Enrico VI e si conclude con la cacciata di Giovanni II Bentivoglio ad opera del pontefice Giulio II con il quale inizia la definitiva affermazione del dominio papale sulla città. In questa fase vi è il massimo dell’autonomia. I tipi delle monete sono quasi sempre quelli specifici della città, la lega della monetazione argentea è dell’82% ed il sistema monetario è basato esclusivamente sul bolognino.
Dall’apertura della zecca sino alla fine del ‘700 venne usato il sistema di computo creato da Carlo Magno la cui unità di base era il denaro ed i cui multipli erano il soldo da 12 denari e la lira da 20 soldi.
Nel 1191 fu emesso dalla zecca bolognese un denaro che venne chiamato bolognino e nel 1236 un soldo che prese il nome di bolognino grosso. In seguito il termine di “bolognino” rimase solo per il soldo. Nel 1381 fu battuta la prima moneta d’oro.
La dominazione pontificia ebbe origine nel 1278 quando la città si sottomise spontaneamente al papa nella speranza di porre un freno ai gravi e continui scontri per la supremazia tra le fazioni cittadine. Questo atto segnò per sei secoli il destino della città e della sua monetazione. Tuttavia il dominio della Chiesa non fu sempre accettato e fino all’inizio del ‘500 vi furono numerose rivolte contro di esso; sopratutto per tale motivo le monete di tipo pontificio si alternarono alle monete autonome.
A rendere più complessa la monetazione bolognese contribuì anche il dominio dei Visconti che per tre volte si impadronirono della città e vi batterono moneta a loro nome. Inoltre vi furono diverse signorie di carattere cittadino come quella dei Pepoli dal 1337 al 1349 e quelle dei Bentivoglio nel corso del XV secolo (Giovanni I, Antongaleazzo, Annibale, Sante, Giovanni II). I governi di Sante e Giovanni II non potrebbero definirsi signorie, anche se di fatto lo erano, perché il signore nominale della città era il pontefice.
Nella zecca di Bologna, dall’inizio del 1495, furono battute alcune monete emesse a nome di Giovanni II Bentivoglio, con il suo ritratto o con il suo stemma inquartato con l’aquila imperiale, che sino ad oggi numerosi autori hanno attribuito erroneamente al suo feudo lombardo di Covo e Antegnate.
Contrariamente alla definizione generale che fa terminare il medioevo con l’anno della scoperta dell’America (1492), parlando di Bologna e della sua zecca, è preferibile scegliere il 1506, quando finì la signoria locale dei Bentivoglio e la città rientrò sotto il diretto dominio pontificio.
Autorità emittenti | |
COMUNE | 1191-1337 |
TADDEO PEPOLI | 1337-47 |
GIACOMO E GIOVANNI PEPOLI | 1347-49 |
GIOVANNI VISCONTI | 1350-60 |
URBANO V | 1362-70 |
GREGORIO XI | 1370-78 |
GIOVANNI I BENTIVOGLIO | 1401-02 |
GIANGALEAZZO VISCONTI | 1402-04 |
ALESSANDRO V | 1409-10 |
GIOVANNI XXIII | 1410-16 |
GOVERNO AUTONOMO | 1416-20 |
ANTONGALEAZZO BENTIVOGLIO | 1420 |
MARTINO V | 1420-28 |
GOVERNO AUTONOMO | 1428-29 |
MARTINO V | 1429-30 |
GOVERNO AUTONOMO | 1430-31 |
EUGENIO IV | 1431-38 |
FILIPPO MARIA VISCONTI | 1438-43 |
ANNIBALE BENTIVOGLIO | 1443-46 |
SANTE BENTIVOGLIO | 1446-63 |
NICOLO V | 1447-55 |
PIO II | 1458-64 |
GIOVANNI II BENTIVOGLIO | 1464-1506 |
PAOLO II | 1464-71 |
SISTO IV | 1471-84 |
INNOCENZO VIII | 1484-92 |
ALESSANDRO VI | 1492-1503 |
PIO III | 1503 |
2 Comments
giancarlo marsigli
Approffitto, per dire che non mi interessa la numismatica, ma i miei genitori mi parlavano spesso delle monete del passato, monete che i loro avi avevano “vissuto”……quella che ricordo è stata il “BAIOCCO”…che ho scoperto attraverso voi, essere in realtà moneta papale in voga a Roma, acquisita dalla mia città automaticamente, alla fine del settecento
Mio padre mi ha sempre raccontato una filastrocca che purtroppo non mi è arrivata tutta intera, e che io ora ne ricordo soltanto dei brani, nella quale un personaggio cita il PAOLO, nel senso che la tal cosa non vale un PAOLO….in dialetto bolognese : c’an vel un PEVAL…..praticamente la tal cosa non vale nulla…
mario facci
nel 1893 a Bologna 50.ooo franchi o lire a quanto oggi corrisponderebbero in lire o euro? Grazie ario facci