La comparsa del quattrino
I rapporti tra Bologna ed i pontefici furono molto tormentati sino alla fine del Medioevo e caratterizzati da numerose rivolte. Dopo la fugace signoria di Giovanni I Bentivoglio (1401-1402) ed il breve dominio di Giangaleazzo Visconti (1402-1404), Bologna ritornò sotto il governo pontificio. Così, quando nel 1406 venne emesso per la prima volta il quattrino, un nuovo nominale del valore di due denari, vi furono poste al dritto le chiavi decussate dello Stato Pontificio e al rovescio San Petronio con la città in mano (fig. 2, A). E’ evidente il significato di sintesi tra l’autorità pontificia e il desiderio di autonomia.
E’ interessante chiarire per quale motivo si scelse di emettere a Bologna il nuovo nominale chiamato quattrino che tanta importanza ebbe poi nelle vicende monetarie locali31. Nella seconda metà del XIV secolo nel territorio bolognese circolavano con abbondanza delle piccole monete toscane chiamate quattrini in quanto valevano quattro denari toscani32. Il loro taglio era più pratico rispetto a quello dei piccoli denari bolognesi ormai troppo svalutati e ridotti nelle loro dimensioni al punto di essere poco maneggevoli. Come prova della loro diffusione nel territorio bolognese i quattrini toscani vi sono stati ritrovati nelle stratigrafie archeologiche corrispondenti a quel periodo33 oltre che all’interno dell’arca di San Procolo, aperta in quegli anni al culto dei fedeli34. Il loro successo fu tale che il governo bolognese decise di coniare delle monete equivalenti per non perdere gli introiti derivanti dalla loro produzione35.
Quando nel terzo decennio del XV secolo fu emesso un nuovo tipo di denaro fu abbandonata la vecchia morfologia (grande A e quattro lettere in croce). Poiché era in corso una delle numerose rivolte contro la Chiesa fu scelto di non raffigurarvi alcun simbolo pontificio: sul dritto venne posto lo stemma crociato della comunità bolognese ed al rovescio il leone rampante, simbolo dell’orgoglio autonomistico cittadino, con la legenda libertas (fig. 2, B)36. Per il conservatorismo tipico dell’ambito monetario e del Medioevo, questa tipologia rimase invariata anche dopo la riappacificazione con il pontefice e sino alla fine del ‘500; però il motto LIBERTAS, eccessivamente rivoluzionario, venne sostituito con un più tranquillo e diplomatico DOCET.
Le vicende politiche ebbero un riflesso sulla tipologia delle monete anche nel 1436 quando il pontefice Eugenio IV fu costretto ad allontanarsi da Roma e si rifugiò in un primo tempo a Bologna37. Certamente si era portato dietro buona parte del suo tesoro e forse alcuni operatori della zecca romana. Infatti vennero emessi a Bologna due nuovi nominali a suo nome ed uno, del valore di quattro bolognini (fig. 2, D), aveva i tipi praticamente identici a quelli di un grossone di Roma (fig. 2, F) al punto di far pensare che gli incisori dovessero essere la medesima persona. Anche i tipi dell’altro, del valore di due bolognini e mezzo (fig. 2, C), riproducevano quelli di una moneta romana (fig. 2, E); ma in questo caso gli incisori dovevano essere diversi perché la qualità artistica della moneta bolognese appare senza dubbio migliore.
La riforma monetaria del 1464 e l’aumento del modulo della moneta
Dopo l’avvento al potere di Giovanni II Bentivoglio (1464-1506) venne attuata nel 1464 una riforma della monetazione bolognese38 che rese di nuovo conveniente l’emissione di buona moneta di argento. Un altro fattore che permise la ripresa delle emissioni fu l’afflusso di abbondante metallo sui mercati per la scoperta di nuove miniere in Europa. Fu allora conveniente aumentare il modulo delle monete per ridurre il numero degli esemplari prodotti e quindi il lavoro di zecca39. Il quantitativo dei bolognini coniati si ridusse considerevolmente essendo preferiti i grossetti da due bolognini ed i grossoni da quattro (circa 3,5 grammi) (fig. 2, I e L). Questi due nuovi nominali presentavano il leone rampante al dritto e San Petronio seduto al rovescio. Ma anche la morfologia del vecchio bolognino venne modificata: al dritto c’era sempre la legenda BONONIA con la grande lettera “A” nel campo, ma al rovescio un leone rampante sostituì le quattro lettere in croce (fig. 2, G); in quel momento scomparve per sempre sulle monete bolognesi la tipologia tradizionale del bolognino con la grande lettera”A” e le quattro lettere in croce che invece continuò ad essere presente su nuovi bolognini di altre zecche. Nel 1495 venne introdotto un nominale d’argento ancora più grande del grossone, il quarto d’argento (g 11,58), che aveva questo nome perchè originariamente il suo valore doveva corrispondere ad un quarto del ducato d’oro.
Figura 2
Moneta di quattrini e moneta d’argento: il fallimento del mezzano d’argento
Verso la metà del ‘400 la cronica carenza di moneta d’argento aveva costretto il governo a coniare quasi esclusivamente grandi quantità di quattrini e a Bologna era difficile reperire altra moneta40. Così nel 145541, sebbene le tasse si dovessero pagare in buona moneta d’argento, il governo si trovò costretto ad accettare che le gabelle (dazi) venissero saldate anche con quella di mistura. Ma in questo caso vi sarebbe stato un aggio di un denaro per ogni bolognino che quindi si trovava a valere tredici denari.
Naturalmente questa situazione si estese anche al commercio quotidiano creando grossi problemi nei pagamenti poiché il circolante minuto era costituito in gran parte da quattrini che quindi non erano più sottomultipli esatti del bolognino (il rapporto 1/13 tra il bolognino d’argento ed il quattrino è un numero periodico: 2,166666…).
Le autorità bolognesi per rimediare a queste difficoltà e per collegare il sistema della moneta d’argento con quello della moneta di bassa lega emisero nel 1472 un nuovo nominale d’argento del valore di sei denari che fu chiamato mezzo bolognino o mezzanino (fig. 2, H). Il suo peso ufficiale era di circa 0,39 grammi e la lega del 819 per mille. Poiché allora il peso del bolognino era di circa 0,86 grammi è evidente che non poteva valerne esattamente la metà. Questo equivoco e le scomode dimensioni della piccolissima moneta d’argento determinarono l’insuccesso del mezzano e la sua rapida scomparsa dalla circolazione42.
Comunque anche nei secoli successivi si continuò a differenziare i pagamenti in moneta di quattrini, cioè effettuati con moneta di mistura, da quelli in moneta buona. Al momento del contratto si doveva specificare con quale dei due tipi sarebbe stato effettuato il pagamento in quanto il creditore preferiva quella di buona lega.
Le ambizioni di Giovanni II Bentivoglio e la sua monetazione signorile
Nonostante il proprio spirito autonomistico e le frequenti rivolte contro i pontefici, i Bolognesi misero raramente in discussione la loro appartenenza allo Stato della Chiesa. Anche Giovanni II Bentivoglio, pur divenendo in pratica il signore assoluto della città non si ribellò mai all’autorità dei pontifici, cercando piuttosto da loro una conferma al proprio potere. Solo quando salì al soglio pontificio Alessandro VI Borgia (1492-1503) che tentò di infeudare al proprio figlio, Cesare Borgia, alcuni territori dello Stato Pontificio, tra cui Bologna, Giovanni Bentivoglio cercò un sostegno al proprio potere, prima nell’imperatore Massimiliano e poi nel re di Francia.
Nel 1494 l’imperatore Massimiliano I gli concesse, oltre al titolo di conte palatino, l’autorizzazione a battere moneta. Nei primi giorni del 1495 la zecca di Bologna emise diversi nominali d’oro, d’argento (fig. 2, M) e di mistura (fig. 2, N) con il ritratto di Giovanni II o con il suo stemma inquartato con l’aquila imperiale. Sino a poco tempo fa queste monete erano attribuite erroneamente alla zecca di Antegnate43 ma non vi è alcun dubbio che siano state emesse a Bologna44.
Ma tutto questo non servì a nulla e nel 1506 il pontefice Giulio II scacciò i Bentivoglio da Bologna creando un Senato locale composto da uomini di sua fiducia eletti a vita. Anche sulla monetazione della zecca bolognese Giulio II cercò di imporre la propria volontà centralizzante e di ridurre l’autonomia locale.
Figura 3
4 Comments
Kaj Madsen
Dear Michele Chimenti,
Please allow me a couple of questions:
-Is it possible to establish the meaning of the great letter A om the bolognini’es (figs. 1E and 1F)?
-Is the letter A perhaps an icon for the university of Bologna, Alma Mater Studiorum?
-Is the bolognini 1380-1443 issued by the university?
My best Regards, thanks in advance,
Kaj
admin
Dear Mr.Kaj,
I’ve forwarded your questions to Mr.Chimenti. Will post here his reply, if we get it.
Kind Regards,
Massimo
costanza baiocco
When did the word “baiocco” first appear in Italy?
Gracias
lucifero
vorrei contattare collezionisti per scambi monete,io colleziono monete dello stato pontificio zecca di bologna grazie