di Giuseppe Carucci – anteprima da Panorama Numismatico nr.257/Dicembre 2010 di prossima uscita
Solitamente si sale al trono e ci si resta fino alla morte. Può anche accadere che il monarca venga spodestato da congiure o colpi di stato o che faccia rinuncia come Edoardo VIII di Gran Bretagna, ma essere re di uno stesso paese due volte di cui la seconda a distanza di molti anni è evento rarissimo e forse unico nella storia delle monarchie mondiali.
Eppure ciò è successo a Michele I, ultimo re di Romania.
Sciti, Celti, Illiri e Sarmati furono i primi popoli che si stabilirono nella regione chiamata, dai Greci, Dacia. Essa fu poi occupata definitivamente dall’imperatore Traiano agli inizi del II secolo. In seguito invasa da varie tribù germaniche, poi da slavi e parzialmente anche da ungheresi, la Romania cadde nel XVI secolo sotto il dominio turco e soltanto nel 1878 il congresso di Berlino riconobbe l’indipendenza dello stato rumeno che fu eretto a monarchia e affidato alla dinastia degli Hoenzollern – Sigmaringen (fig. 1).
Michele era l’unico figlio del Principe della Corona Carlo e di Elena di Grecia, quindi nipote del re Ferdinando I che regnò dal 1914 al 1927 (fig. 2). Nacque a Sinaia, nel castello di Foisor, nel 1921.
Successe che il padre di Michele e principe ereditario, cioè Carlo, nel 1925 fece un viaggio all’estero insieme alla sua amante Elena Lupescu. Ciò provocò uno scandalo tale da costringerlo a rinunciare al ruolo di principe ereditario nel dicembre dello stesso anno. Conseguentemente Michele, all’età di quattro anni, divenne erede al trono e nel 1927, morto il nonno Ferdinando I, salì al trono, naturalmente sotto reggenza (fig. 3).
La reggenza scontentò parecchi politici e proprio alcuni di essi nel 1930 richiamarono in Romania Carlo il quale spodestò il figlio Michele e si proclamò re con il nome di Carlo II. Così Michele da re ridivenne erede al trono con il titolo di Grande Voivoda di Alba Iulia.
Alba Iulia, oggi cittadina di circa 70 mila abitanti, è considerata la capitale storica e morale della Romania e tra il 1559 ed il 1601 fu la capitale dei principati unificati di Valacchia, Transilvania e Moldavia. Essa sorge sul sito della città romana di APULUM che fu fondata nel II secolo e distrutta dai Tartari nel 1241. A sua volta Apulum sorse sul luogo che fu sede di un grande accampamento fortificato della LEGIO XIII GEMINA. Questa legione che era di stanza a Vienna fu spostata nell’89 nella Dacia dall’imperatore Domiziano.
Carlo concentrò nelle sue mani un enorme potere ma la sua dittatura non produsse effetti positivi per il Paese a causa della sua generale incompetenza negli affari di stato e per la sua personale eccentricità. Inoltre nel 1940 la Romania perdette la Bessarabia che fu annessa all’Unione Sovietica e parte della Transilvania che venne fagocitata dall’Ungheria.
Dopo questi avvenimenti il Primo ministro maresciallo Jon Antonescu, di sentimenti filonazisti, capeggiò un colpo di stato e detronizzò Carlo che per la seconda volta riparò all’estero.
Antonescu non cancellò l’istituzione monarchica ma fece proclamare sovrano di Romania il giovane Michele, all’epoca diciannovenne (fig. 4). egli così ridivenne re ma non ebbe nessun potere reale, oltre quelli di capo supremo dell’esercito e di designare il Primo ministro plenipotenziario (Conducator). Fu quindi una marionetta nelle mani di Antonescu il quale entrò attivamente in guerra nella coalizione hitleriana.
Nel 1944 il vento della guerra aveva già cambiato direzione ed il re Michele, che non aveva mai amato né Antonescu né i nazisti, entrò nella coalizione antifascista, fece arrestare Antonescu ed i generali filotedeschi, dichiarò guerra alla Germania.
Il cambio di campo accelerò l’avanzata dell’Armata Rossa attraverso la Romania e il 12 settembre 1944 fu firmato l’armistizio tra la Romania e la coalizione antifascista. L’esercito romeno ebbe una duplice sorte poiché parte fu inviata in Unione Sovietica nei campi di prigionia, parte continuò a combattere insieme all’esercito sovietico prima in Ungheria e poi in Austria.
Secondo alcuni storici il passaggio di campo della Romania potrebbe aver accorciato la Seconda guerra mondiale di circa sei mesi e risparmiato molte vite.
Alla fine della guerra il re Michele ricevette due importanti onorificenze, la prima dal presidente americano Harry Truman e fu la Legione di Merito nel suo grado più alto (Comandante in Capo).
La seconda onorificenza porta all’Unione Sovietica. Nel marzo 1945 Michele nominò un governo filosovietico capeggiato dal comunista Petru Groza. Il 6 luglio dello stesso anno, a guerra ormai finita, Michele ricevette la più alta onorificenza sovietica, l’Ordine della Vittoria. Questo ordine ha una base in platino e si configura come una stella a cinque raggi con smalti, oro, rubini e ben 170 brillanti per un peso complessivo di 16 carati (fig. 5).
I laureati di questo ordine furono solo 17, tra essi il maresciallo Zhukov che lo ricevette prima dello stesso Stalin, il generale inglese Montgomery ed il suo collega americano Eisenhower che lo ricevettero il 5 giugno 1945. Michele I di Romania è l’unico dei laureati dell’Ordine della Vittoria ad essere ancora in vita.
Così come Michele fu dal 1940 al 1944 una marionetta nelle mani di Antonescu, con il regime comunista che si installò in Romania egli funse prettamente da simbolo e fino al dicembre 1947 si ebbe una specie di monarchia comunista ed a Mosca Michele era chiamato il re giovane comunista.
In ogni caso l’equivoco costituzionale non poteva durare a lungo, e per evitare scontri di piazza ed eventuale versamento di sangue il 31 dicembre del 1947 Michele rinunciò al trono e andò in esilio in Svizzera dove nel 1948 sposò la principessa Anna di Borbone – Parma dalla quale ebbe cinque figlie ma nessun erede maschio. Nel 1977 Michele rinunciò alla legge Salica che regolava la successione ereditaria nella casa reale romena e nominò la figlia primogenita Margherita Principessa della Corona, cioè erede al trono.
Michele ha potuto rientrare in Romania e nel 1997 gli è stata restituita la cittadinanza romena dopo le dimissioni del governo di Jon Iliescu.
Nel 2005, durante i festeggiamenti per il 60mo della Vittoria, Michele è stato invitato a Mosca dove l’allora presidente russo Vladimir Putin gli ha consegnato la medaglia giubilare per i 60 anni della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica del 1941-45.
Michele I fu l’ultimo a perdere il trono dei tre sovrani dei paesi dell’Europa orientale che caddero sotto l’influenza sovietica. A fargli compagnia furono Pietro II di Jugoslavia e Simone II di Bulgaria.
Reintegrato in alcuni possedimenti della casa reale un tempo espropriati li ha poi ceduti al governo romeno per 30 milioni di euro.
La monetazione di Michele I non è molto ricca poiché regnò poco tempo ed anche in periodo bellico. Comunque le monete coniate a suo nome riguardano soltanto il suo secondo periodo di regno, vale a dire dal 1940 al 1947.
Non ci furono emissioni in oro ma fu coniata, nel 1944, una medaglia con diametro e titolo dell’oro uguale al marengo (diametro 21 mm, oro 900). Cambia solo il peso che è di 6,55 grammi. Cioè 0,10 in più dello standard del marengo.
Il diritto di questa medaglia monetiforme (fig. 6) porta i busti accollati di tre sovrani rumeni. Il primo busto da sinistra appartiene a Michele il Bravo (Mihai Viteazul). I Romeni, considerandosi discendenti diretti dei coloni romani, nei secoli di asservimento ai Turchi idealizzarono l’unità romana della Dacia Traianea cui la Grande Romania attuata dal 1593 al 1601 da Michele il Bravo (fig. 7) veniva direttamente collegata. Questa idea di romanità funse da collante spirituale e patriottico ed animò le lotte per l’indipendenza fino alla Prima guerra mondiale, e nel 1918-19 si affermò solennemente che con i nuovi confini romeni si era ritornati all’Impero daco-romano di Michele il Bravo.
Il nome di Romania dato al paese è di molto posteriore in quanto prima esistevano i due principati di Moldavia e Valacchia.
Verso la metà dell’Ottocento, quindi in periodo rivoluzionario, avvenne che i due principati, tramite le due rispettive divan (assemblee) elessero un unico Ospodaro nella persona del colonnello Alexandru Joan Cuza, unionista appassionato e rivoluzionario del ’48, appartenente alla piccola nobiltà. Ciò avvenne tra gennaio e febbraio del 1859 e segnò indubbiamente la nascita della Romania moderna.
Il secondo busto è quello di Ferdinando I sotto il quale la Romania, pur sostanzialmente sconfitta in guerra, riuscì ad annettere nel 1918 Transilvania e Bessarabia.
Il terzo busto appartiene a Michele I che nel 1944 operò il cambio di campo e così si spiegano le tre date indicate in basso della medaglia nella parte inferiore del cerchio mentre nella parte superiore si legge la scritta ARDEALUL NOSTRU (in senso lato: il nostro Paese o la nostra storia).
Il contorno reca il motto NIHIL SINE DEO mentre il rovescio presenta circolarmente gli stemmi delle 11 province rumene con al centro lo stemma dello stato e la scritta ROMANIA.
La coniazione in argento ha il suo pezzo forte in un 500 lei coniato nel 1941 (fig. 8 ) per la riunificazione della Bessarabia, la cui parte meridionale, annessa alla Romania nel 1920, era stata ripresa dai sovietici insieme alla Bucovina settentrionale nel 1940.
Nel 1941 la regione fu invasa dalle truppe rumene e tedesche. La moneta ha i parametri dello scudo con peso 25 grammi, diametro 37 mm e titolo d’argento 835.
Nel 1944 fu coniato un altro pezzo da 500 lei ma già gli effetti della guerra portarono ad una diminuzione del titolo di fino a 700 ed a soli 12 grammi di peso e nel 1945 questo nominale fu coniato addirittura in ottone.
Nel 1941 vide la luce il 250 lei in argento e nel 1942 il 200 lei che fu riconiato in ottone nel 1945 con diversa iconografia del rovescio.
Dopo la fine della guerra, ad inflazione galoppante, fu coniato nel 1946 il 500 lei in alluminio ed il 200 lei in ottone. Nello stesso 1946 notiamo il valore da 2000 e nel 1947 quello da 10.000 lei, ambedue in ottone. Riprende intanto la coniazione in argento con il 25.000 lei coniato nel 1946 (12,5 grammi e titolo 700) per arrivare nello stesso anno al valore più alto, il 100.000 lei sempre in argento 700 con 37mm di diametro e peso 25 grammi (fig. 9).
Nel 1947, sempre regnante Michele, ci fu una riforma monetaria che eliminò i troppi zeri e così abbiamo il 50 bani (1 lei=100 bani) ed il leu in ottone, il 2 lei in bronzo ed il 5 lei in alluminio (fig.10) che fu l’ultima moneta ad essere stata coniata a nome di Michele I che il 31 dicembre del 1947 lasciò il trono e andò in esilio in Svizzera. La dinastia degli Hoenzollern-Sigmaringen cessò di regnare in Romania che divenne prima Repubblica Popolare fino al 1963 e dal 1964 assunse il nome di Repubblica Socialista.
Nel 1989 cadde il regime di Nicolae Ceausescu ed il paese perse l’appellativo socialista.
Oggi il Paese è soggetto a forte emigrazione verso l’estero e probabilmente la maggioranza degli emigranti viene a cercare fortuna in Italia. Forse uno dei motivi è dato dal fatto che essi si sentono ancora, come ai tempi di Michele il Bravo, lontani discendenti di quei coloni che Roma inviò nella Dacia ormai quasi spopolata dopo le ripetute guerre e la definitiva sconfitta del re Decebalo (fig. 11) nel 106 a Sarmizegetusa. E forse molti rumeni vengono nella terra dei loro lontanissimi avi avendo in mente quello che l’inno nazionale romeno ad un certo punto dice:
Svegliati o romeno,
perché nelle vene hai sangue romano,
svegliati, al grido di Traiano!.
A proposito di Traiano, nel 2009 la Romania ha coniato una moneta argentea da 10 lei in ricordo della costruzione del TROPAEUM TRAIANI nella località di Adamclisi, in occasione del 1900° dell’erezione di questo monumento (fig. 12). Al diritto di questa moneta vediamo il busto dell’imperatore con sullo sfondo il TROPAEUM, al rovescio oltre all’emblema nazionale si notano tre metope riportanti altrettante scene della vittoria romana durante la seconda guerra dacica.
4 Comments
buso antonio
informazioni su una moeta ,5 lei 1930 romania ,stima grazie
busi antonio
5 centesimi m1813regno d’italia napoleone imperatore e re
admin
Gentile Sig.Antonio, le consigliamo di rivolgersi a un perito numismatico o ad una casa d’asta, come Nomisma – tel 0549 904012 in orari di ufficio.
Floriano
In fatti Traian aveva i radici tracici anche come Constantin 😉