Chi frequenta i mercatini dell’antiquariato può avere la fortuna di trovare qualcosa di interessante per coltivare la propria passione. Rovistando tra i volumi accatastati su un tavolo pieno di cianfrusaglie mi è capitato in mano un volumetto di color verde militare, in parte sbiadito, ma che ha subito catturato la mia attenzione. Sulla copertina si legge: GOVERNO DELLA CIRENAICA – UFFICIO STUDI (rapporti e monografie coloniali, serie 1a – N. 6 – agosto 1924) – Manualetto numismatico per la Cirenaica, Bengasi MCMXXIV. Silvio Ferri, nell’avvertenza iniziale, scrive: «Il presente libretto ha il modestissimo scopo di offrire ai numerosi dilettanti numismatici della Colonia un indirizzo e un aiuto; colla speranza che, aiutando ed incanalando attività finora indipendenti e disperse, ne possano ritrarre un qualche giovamento anche le Collezioni dello Stato; giacchè non è un mistero per nessuno che il regolamento, forse troppo draconiano, sugli oggetti archeologici ha fatto completamente sparire dal mercato le monete; ed è chiaro che il controllo non potrà tornare ad essere esercitato se non incoraggiando e in qualche modo legalizzando il raccogliere privato.» Il piccolo manuale, stampato a Roma dallo stabilimento tipografico Riccardo Garroni, ovviamente non aveva la pretesa di illustrare tutte le monete reperibili in Cirenaica ma, semplicemente, cercava di dare massima visibilità e diffusione alle monete greche locali. Le pagine di testo sono solamente quarantotto, alle quali sono aggiunte XXVIII tavole con disegni di 520 monete. Sono proprio queste tavole che hanno catturato la mia attenzione, in particolare i bei disegni dei nominali con l’immagine della pianta del silfio.
Prima di continuare è utile ricordare che la Cirenaica è una regione della Libia orientale e, fino al 1911, faceva parte del dominio turco-ottomano. Le ambizioni coloniali spinsero l’Italia ad impadronirsi delle regioni Nordafricane nella guerra italo-turca del 1911-1912. Il 17 maggio 1919 la Cirenaica venne dichiarata colonia e, successivamente, il primo gennaio 1934 fu unita alla Tripolitania e al Fezzan nella Libia italiana.
I tipi monetali sono innumerevoli e possono raffigurare l’autorità emittente sia sottoforma dell’immagine di un sovrano o dello stemma personale o delle sue insegne, che come raffigurazioni generiche degli emblemi statali, ad esempio la civetta di Atena sui tondelli ateniesi, il giglio su quelli medievali di Firenze, oppure la Britannia sulle monete moderne inglesi, la Marianne sulle francesi. Spesso sono presenti raffigurazioni a carattere religioso come le divinità tutelari o i santi patroni: Poseidone sulle monete di Paestum, Minerva su quelle di Corinto o di Atene, sant’Ambrogio sulle milanesi, san Petronio sulle bolognesi. A volte i simboli di questi personaggi ne sostituiscono la figura come il leone di san Marco sulle monete veneziane, le chiavi decussate di san Pietro su alcuni tondelli romani, il cervo o l’ape sacri ad Artemide sui tondelli di Efeso, l’aquila per Zeus ma anche il toro, la folgore, la quercia, oppure il serpente per Esculapio in quanto sacro alla divinità e simbolo del rinnovamento, la cista mistica di Dionisio con i serpenti. Sono raffigurati anche gli eroi fondatori, le ninfe del posto, i miti dell’antichità, come Taras seduto sopra il delfino sulle monete di Taranto, il toro androcefalo di Gela, il toro retrospicente per Sibari, il gallo a Himera, la testa di Aretusa a Siracusa, la lepre a Messana, il cane a Segesta. Spesso il tipo richiama il nome della città come, ad esempio, la rosa (rhodon) di Rodi, il sedano (selinos) di Selinunte, la foca di Focea, il granchio (Akragas) di Agrigento, il leone di Leontini. Oppure sono rappresentati i simboli della fonte di prosperità della città, del territorio, dello stato, dalla spiga d’orzo sulle monete di Metaponto al grappolo d’uva su quelle di Nasso e di Lokris, dalla palma da dattero sui tondelli cartaginesi al salmone che si trova sul rovescio delle monete moderne irlandesi, fino ad arrivare alla pianta di silfio su quelle di Cyrene.
Ritornando alle tavole inserite nel manualetto di numismatica, sono proprio queste a farmi ricordare che la numismatica classica è una fonte che ci permette di vedere la raffigurazione del silfio (silphium o laser), misteriosa pianta della Cirenaica dove vi cresceva, in una ristretta zona, in modo spontaneo ed esclusivo. Il silfio è una pianta estinta, probabilmente appartenente al genere Ferula (famiglia Apiaceae o Umbelliferae, a questa famiglia appartiene il finocchio conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche); rappresentava una importante risorsa economica dell’antica città di Cirene, era talmente importante che divenne il suo simbolo e venne rappresentato sulle sue monete. I romani ne apprezzavano particolarmente gli usi culinari come spezia ma anche come medicinale, numerosissime erano infatti le applicazioni mediche, almeno secondo quanto ci viene tramandato da Plinio il Vecchio, Ippocrate, Catone, Catullo. Questa pianta era considerata una vera panacea per tantissimi mali, curava dal mal di testa ai morsi di serpente, serviva anche per preparare una pasticca anticoncezionale. Il prodotto di pregio era un succo resinoso (laser, laserpitium, lacrima Cyrenaica) che si ricavava dalle radici e in parte dal fusto.
Questo succo magico fu la principale fonte di ricchezza economica della Cirenaica. La ragione della sua estinzione non è chiara, vengono fatte numerose ipotesi, tra le quali: eccessiva raccolta e sfruttamento; aumento del bestiame pascolante che ne era particolarmente ghiotto (sembra inoltre che la carne degli animali nutriti in questo modo fosse migliore, più gustosa e quindi ricercata); desertificazione del luogo di produzione; distruzione volontaria delle piante da parte delle popolazioni dell’interno per creare un danno economico alla città nemica. In Plinio (Naturalis Historie, libro XXII, 100-106) si legge che all’epoca di Nerone la pianta era già diventata estremamente rara, se ne trovò solamente una radice da mandare allo stesso imperatore.
Sono proprio le tipologie tradizionali cirenaiche della monetazione greca con, al dritto, la testa di Ammone e, al rovescio, il silfio, oppure del tipo cavaliere/silfio, Carneius/silfio, Apollo/silfio, Cyrene/silfio, Atena/silfio, Libya/silfio, gazzella/silfio, ninfa/silfio che, ancora oggi, ci mostrano l’aspetto e la morfologia di questa pianta. La descrizione del silfio è stata schematizzata da Robinson che ha proposto tre categorie (I, II, III), con tre sottogruppi ciascuna (a, b, c), per indicare i modi con cui la pianta è rappresentata sulle monete. Il silfio, oltre ad essere raffigurato come tipologia principale del rovescio, può comparire nel campo come simbolo secondario associato ad un’aquila, un albero di palma, una ruota di carro, una protome di gazzella, alla testa diademata di Libya. E ancora, solo per fare un ultimo esempio, sullo statere in oro emesso durante il regno di Tolomeo I Sotere (305-285 a.C.), al rovescio compare la bella raffigurazione di una quadriga di elefanti, volta a sinistra, all’esergo il silfio.
Queste pregevoli monete mi piace pensare che siano passate anche per le mani del filosofo Eratostene (ca. 275-195 a.C.), nativo di Cirene, insigne matematico, geografo, astronomo, poeta, responsabile della Biblioteca di Alessandria e precettore di Tolomeo IV. La sua impresa più memorabile fu la determinazione del diametro terrestre che stimò essere 252.000 stadi (circa 39.000 km contro i 40.075)… ma questa è tutta un’altra storia. Questa è la bellezza della numismatica che fa riemergere dal passato la realtà di una pianta estinta.
Galleria monete greche con silfio
- tetradracma (14,38 g), Zeus ammone e silfio (ex New York XXVII, 2012);
- tetradracma (16,73 g; ex Nac 72, 2013);
- dracma, 450-435 a.C. (3,39 g; ex LHS Numismatik 100, 2007);
- bronzo (9,99 g), testa di Zeus ammone e silfio (ex Künker 133, 2007);
- bronzo, ca. 250 a.C. (9,62 g), tipo Ammon e silfio (ex Triton V, 2002);
- didracma (7,49 g), testa di Carneius con corna di ammone e pianta di silfio (ex UBS 78, 2008);
- bronzo ca. 282-261 a.C. (6,27 g), palma con datteri e pianta di silfio (ex CNG 294, 2013);
- dracma 331-321 a.C. (4,26 g; ex Gorny e Mosch 195, 2011);
- didracma, 300-277 a.C. (6,59 g), testa di Apollo Myrtous e silfio (ex New York IV, 2002);
- statere (7,01 g) di Tolomeo I, 300-298 a.C., R/ in esergo silfio (ex Nac 52, 2009);
- bronzo ca. 282-261 a.C. (3,81 g) testa femminile e silfio (ex Gemini 2011).