di Pasquale Attianese – da Panorama Numismatico nr.258 / Gennaio 2011
NON POTREBBE, INVECE, TRATTARSI DELLA TESTA DELL’ATLETA MILONE, COMMEMORATO SU EMISSIONI SUCCESSIVE ALLA SUA MORTE?
Come tutti gli appassionati di mitologia classica ed i cultori di numismatica antica sanno molto bene, la raffigurazione del più grande eroe dell’antichità (figlio di Zeus e di Alcmena), ricorre con una frequenza davvero sorprendente sulle monete di tutte le popolazioni del mondo ellenico e non solo. Ci si potrebbe chiedere qual è il reale motivo perché la sua immagine sia presente così spesso su molti coni sia della madre-patria sia delle colonie. Anche i Romani lo effigiarono sulle loro monete, chiara testimonianza di un culto molto sentito per la divinità che, in pratica, sembra perpetrarsi da tempi remotissimi fino agli imperatori di Roma.
Alla luce di tutte le monete antiche conosciute e giunte fino a noi, è possibile affermare che la raffigurazione del nume, a parte le divinità maggiori, cosiddette “olimpiche”, sia quella più riscontrabile nell’intero e ramificato mondo delle emissioni monetali passate. Non si deve, però, dimenticare un fatto davvero significativo: Herakles, in origine, era un mortale! Per giungere alla dignità della giovinezza eterna dovrà prima morire per mano di Deianira, la moglie gelosa, che non ebbe alcuna esitazione a mettere in pratica gli ingannevoli e devastanti consigli del centauro Nesso, che, colpito dalla freccia di Herakles e ben conscio di essere destinato alla morte, dice alla donna, che pure aveva tentato di violentare, di raccogliere il suo sangue in un’urna e di custodirlo segretamente.
Qualora Herakles avesse rivolto le sue attenzioni ad un’altra donna, immergendo una tunica in quel sangue e facendogliela indossare, sarebbe senz’altro tornato a lei. In effetti, sul monte Eta, mentre l’invincibile eroe prepara un’ecatombe da sacrificare in ringraziamento al padre, indossa, senza sospettare nulla, la veste inviatagli dalla moglie furente ed ingelosita per la presenza dell’avvenente Jole, tramite il figlio Illos e muore tra i più atroci tormenti, provando per la prima volta nella sua vita la paura ed il terrore. Solo così Herakles sarebbe potuto entrare nel novero degli dei olimpici, dopo aver sposato Ebe (=la giovinezza eterna), divenendo a sua volta θεος (= dio).
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