(Fig. 1) Ingrandimento del rublo d’argento coniato in occasione dei 300 anni della dinastia Romanov, come evidenziato nel rovescio della moneta dalle date 1613-1913. Al diritto in primo piano il regnante al momento della coniazione, Nicola II, che fu anche l’ultimo della dinastia, e dietro di lui il capostipite, Mikhail Fiodorovic Romanov, che divenne zar nel 1613.
di Giuseppe Carucci
NEL 1949 NELL’URSS ANCORA PROVATA DALLA RICOSTRUZIONE POST BELLICA E DALLA DITTATURA, SI PENSO’ DI ISTITUIRE L’ORDINE DI STALIN. MA DOPO NON SE NE FECE NULLA E IL GRANDE E FEROCE DITTATORE NON FU EFFIGIATO NE’ SU MONETE, NE’ SU BANCONOTE NE’ SU ONORIFICENZE.
Si può affermare, a ragion veduta, che l’Ottocento non finì con l’ultimo anno del secolo ma quasi due decenni dopo. Fu la Prima Guerra mondiale a segnarne la fine reale. Questa guerra determinò un’ecatombe morale, politica ed istituzionale. Scomparvero monarchie storiche che avevano segnato tutto il secolo precedente e non solo. Si dissolse l’impero austro-ungarico e scomparvero gli Asburgo. La monarchia prussiana che appena cinquant’anni prima aveva riunificato tutti gli stati tedeschi dopo la guerra vittoriosa contro la Francia di Napoleone III, crollò sotto il peso della sconfitta. La dinastia russa dei Romanov che aveva celebrato nel 1913 il suo terzo centenario (fig. 1) fu anch’essa spazzata via sia dalla guerra sia dal vento rivoluzionario che di essa fu conseguenza. Non si ebbero più né kaiser né zar, finirono le autocrazie, dalle ceneri austro-ungariche sorsero nuovi stati nazionali quali la Cecoslovacchia e la Yugoslavia unitaria che raggruppava Croazia, Serbia e Slovenia.
Austria, Germania e Russia divennero repubbliche. In Austria e Germania nacquero stati gravati da pesanti riparazioni di guerra nei confronti delle nazioni vincitrici a cui si aggiunsero perdite territoriali. L’economia distrutta produsse inflazione galoppante, l’arroganza dei vincitori, l’umiliante occupazione della regione carbonifera della Saar da parte della Francia, tutto ciò rese debole ed instabile la Repubblica di Weimar che era sorta sulle ceneri dell’impero del kaiser e portò la società tedesca alla deriva catastrofica del nazzismo che prometteva di riscattare l’orgoglio nazionale lavando le offese subite in nuovo sangue.
L’Italia d’altra parte, seppure nazione vincitrice, vide una monarchia che aveva assistito impaurita alla ecatombe di re ed imperatori e che pensò di aver individuato nel movimento fascista il giusto puntello che avrebbe garantito ancora lunga vita a casa Savoia.
Segue: articolo completo in formato PDF da Panorama Numismatico nr.223/novembre 2007