Durante il breve regno di Pietro II la monetazione non ebbe novità di rilievo e furono coniati 8 nominali. L’oro fu usato per i valori da 2 rubli e per il tradizionale cervonetz.
Il nominale più alto in argento fu il rublo, coniato in una molteplicità di varianti. Esse, di cui il Severin ne conta ben 103, possono essere comunque raggruppate in tre categorie principali a seconda delle particolarità del profilo di Pietro riportato sulla moneta. Abbiamo quindi il tipo del 1727, quello del 1728 ed infine il ritratto del 1729. Il tipo del 1727 ha poi due sottotipi poiché in quell’anno il rublo fu coniato nelle due zecche di Mosca e San Pietroburgo.
Da qualche tempo in Russia si è cominciato a discettare sulla corrispondenza o meno del profilo che compare sulle monete dei tre anni citati a quello reale di Pietro II. A tal proposito è da segnalare un intrigante articolo apparso sul numero di gennaio-febbraio 2005 della rivista Antikvariat, a firma Jurij Petrunin. Egli parte dall’esame del profilo che compare sul rublo datato 1727 (fig. 4) e non trova molta corrispondenza con l’apparire del giovane Pietro nei ritratti ufficiali, ma risolve il dubbio con la circostanza che questi ritratti non potevano apparire immediatamente dopo l’ascesa al trono e quindi gli incisori dei coni non avevano molto su cui basarsi.
Per quanto riguarda il profilo che appare sul rublo datato 1729 (fig. 5) l’indagine appare più semplice poiché alcuni elementi, quale il naso, conducono direttamente a Pietro II.
Il problema più spinoso riguarda il rublo datato 1728 dove il profilo (fig. 6), secondo l’autore dell’articolo citato, presenta notevoli differenze rispetto a quello del 1727 poiché si ha l’impressione che trattasi di uomo maturo con i tratti del viso pesanti e severi che sono propri di un uomo di stato di grande esperienza.
Di chi è allora questo ritratto? Salta fuori l’ipotesi che riporta al principe Menscikov (fig.7), amico di vecchia data di Pietro I, antico amante di Caterina I, persona che aveva entrature da tutte le parti, compresa la zecca. Il Menscikov avrebbe brigato per mettere sul rublo un profilo a lui somigliante trattandosi di persona amante di grandezza e vanagloria e si dice che questo profilo somigli moltissimo al busto marmoreo del Menscikov scolpito da Rastrelli, uno dei tanti artisti italiani che abbellirono San Pietroburgo.
Menscikov però, come già accennato in precedenza, era caduto in disgrazia e già nel 1727 fu inviato in esilio perenne in Siberia con tutta la sua famiglia. Come poteva quindi influenzare la coniazione del rublo del 1728 essendo già da mesi fuori da tutti i giochi?
Non poteva, e quindi lasciamo Menscikov nel suo esilio siberiano e Pietro II sul rublo del 1728.
Il rovescio di tutti i vari tipi di rublo presenta il monogramma ripetuto quattro volte a forma di croce avente al centro l’indicazione del millesimo e scritta circolare indicante il valore della moneta (fig. 8). Durante il regno di Pietro II il rublo pesò 28,44 grammi con un titolo d’argento di 729 millesimi.
Vi sono molte varianti anche per il mezzo rublo che porta al rovescio l’aquila bicipite (fig. 9). la terza moneta coniata in argento fu il copeco con data 1729 in unico esemplare. Il progetto era di riprendere la coniazione in argento di questo valore già sospesa dal 1718.
Il rame fu impiegato per i valori da 5 copechi, per il copeco e la sua metà, detta polushka (fig. 10) che al diritto presenta il monogramma di Pietro II.
Il 1730 fu l’ultimo anno di regno di Pietro II che morì il 29 gennaio. Le monete coniate a suo nome in questo mese, il rublo e la sua metà non furono immesse in circolazione a causa della prematura ed inaspettata morte ed i pochi esemplari conosciuti, comparsi per la prima volta in alcune collezioni private nel 1910, sono di estrema rarità.